27/11/2015

COMPRENSIVI / 2 - GLI INTERVENTI DELLE OPPOSIZIONI

Tra i temi principali l’edilizia scolastica carente, la necessità del rinvio di un anno del piano, l’esigenza di un maggior ascolto dei cittadini e dell’accoglimento delle proposte

“I problemi irrisolti della scuola in questa città sono tanti e il primo è quello dell’edilizia – ha sostenuto per Forza Italia Giuseppe Pellacani – con molti edifici vecchi e alcuni con materiali inquinanti. Credo che la strada imboccata con i comprensivi in astratto sia ragionevole perché un unico percorso, se ben armonizzato, può garantire una solida continuità con un riassetto dei contenuti. Ma la premessa indispensabile è trovare le sedi adatte per l’intero percorso e qui sta la carenza insuperabile: i comprensivi danno valore aggiunto però se mancano le strutture adatte per contenerli sono riforme scritte sull’acqua. A Modena manca un piano di edilizia scolastica convincente e un piano degli investimenti da cui si capisca qual è il futuro della scuola. La proposta di emendamento è meglio di niente ma se non si fanno ragionamenti di più ampio respiro, un rinvio di un anno non serve”.

Mario Bussetti (M5s) ha affermato che “il traguardo politico è abbastanza condiviso ma c’è un gigantesco problema di metodo: il piano dei comprensivi è stato elaborato in gruppi ristretti, come se i cittadini non fossero in grado di dare contributi sensati. E la conseguenza è stata che la proposta ha generato una reazione straordinaria dei cittadini, ai quali la Giunta ha risposto con un contentino. Nella proposta di mediazione infatti non c’è spazio di manovra e se questo manca, non si può parlare di partecipazione, è una pantomima. Siamo davanti a uno stravolgimento del ragionamento: facciamo le riforme perché abbiamo bisogno di utilizzare le Mattarella, sulle quali abbiamo speso soldi, invece di partire valutando se le Mattarella sono funzionali agli obiettivi che ci siamo posti. Se accogliesse la proposta di rinviare tutto di un anno, l’Amministrazione farebbe un’ottima figura perché terrebbe il punto sull’idea politica ma contemporaneamente aprirebbe un dialogo vero con i cittadini da cui uscirebbe sicuramente una soluzione migliore”. E Luca Fantoni ha sottolineato che “se si fanno degli errori, si può tornare indietro e rettificarli. Si parla tanto di partecipazione ma poi non si ascoltano i cittadini, che su questo tema hanno raccolto firme e fatto petizioni. Sarebbe quindi opportuno riaprire la discussione e fare la scelta politica di ascoltare i cittadini”.

Per Antonio Montanini di CambiaModena: “la delibera sui comprensivi ha ottenuto il risultato di portare in aula oggi un comitato di genitori, come non si era mai visto prima, venuti per testimoniare la passione per la qualità della scuola dei propri figli. In tutte le decisioni che riguardano la scuola, le priorità dovrebbero riguardare prima le esigenze dei figli, poi quelle degli insegnanti e infine dei genitori, ma in questo caso la scala delle priorità è stata stravolta. Ascoltare i cittadini non significa solo incontrarli ma recepire anche i suggerimenti che propongono. Invece sono sorpreso dall’ostinazione e dalla volontà di andare avanti a tutti i costi, nonostante il palese malessere della cittadinanza, anche se alla fine è arrivato un parziale ripensamento, che apprezziamo, ma con un po’ di umiltà e buon senso le proteste si sarebbero potute evitare”.  

Secondo Domenico Campana (Per me Modena) “non è in discussione l’idea delle potenzialità positive dei comprensivi ma le modalità e i tempi del loro avvio. La forma della scuola che riguarda i bimbi dai 3 ai 13 anni è una questione cittadina e come tale deve essere trattata. Invece non se ne è parlato a sufficienza, non si sono analizzati i problemi tecnici, che pure ci sono, non sono stati approfonditi elementi che meritano attenzione e timori fondati che si possa arrivare a non valorizzare abbastanza l’esistente. Elementi così numerosi e complessi vanno governati con attenzione speciale: riapriamo la discussione e ragioniamo sugli aspetti che hanno a che fare con la vita della città. So che ci sono molti pareri favorevoli, ma non credo che chiedere una moratoria di un anno significhi non rispettarli, anche perché nessuno dice che c’è fretta di fare i comprensivi. Rimandare significherebbe partire rispettando tutte le componenti coinvolte e dando al progetto lo slancio potente che richiede”. E Marco Chincarini si è detto “amareggiato perché stiamo perdendo l’occasione per approfondire seriamente il tema, se non sui tre istituti ‘rinviati’. State cercando di mettere una pezza perché vi siete resi conto, solo negli ultimi giorni, che la delibera era farraginosa. Ma questo significa che i tre istituti in discussione potrebbero cambiare? Non è chiaro. Mi piacerebbe che ci fosse una condivisione seria di questo percorso, che ci permettesse di proseguire con convinzione, ma non riesco a difendere un progetto che presenta le confusioni di questo”.

Luigia Santoro di Area popolare ha sostenuto che è “doveroso tenere nella giusta considerazione la contrarietà di molte famiglie e di un terzo dei docenti: il trenta per cento è una rappresentanza considerevole e degna di ascolto. Spesso si confonde informazione con partecipazione, che diventa scomoda se dissenziente. Una valutazione più approfondita e tempi più lunghi non avrebbero portato che effetti positivi, nel rispetto della storia e delle identità delle singole scuole. Inoltre si dovrebbero valutare i dati del bacino di utenza delle Mattarella negli anni a venire perchè non è escluso che si possa superare la capienza della scuola, mentre le Lanfranco funzionano bene e si rischia di buttare via un’esperienza di vent’anni di lavoro. Credo – ha concluso la consigliera – che l’operazione sia stata quanto meno frettolosa”.

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