23/07/2016

TARIFFE BUS, IL DIBATTITO IN AULA SUGLI ADEGUAMENTI

Numerosi gli interventi dei consiglieri di tutti i gruppi, incentrati in particolare sul rapporto tra i costi dell’armonizzazione e i benefici che ne derivano

La delibera di Indirizzi per la gestione del Trasporto pubblico locale e gli adeguamenti tariffari è stata approvata dal Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 21 luglio, con il voto a favore del Pd; si sono astenuti Sel e Fas-Sinistra italiana; contrari Movimento 5 stelle, Per me Modena, Forza Italia e Idea Popolari liberali.

Aprendo il dibattito, Francesco Rocco (Fas-Sinistra italiana) ha affermato che “un aumento del 25 per cento del costo del biglietto dell’autobus avrebbe richiesto una maggior trasparenza e una migliore comunicazione alla cittadinanza. Se avessimo chiarito che la contropartita dell’aumento sono autobus nuovi e meno inquinanti i modenesi non avrebbero reagito allo stesso modo”. Il consigliere si è poi detto “stupito del modo acritico con cui la maggioranza ha accettato i tagli del governo che hanno indotto gli enti locali ad approvare gli aumenti”.

Secondo Simona Arletti, Pd, “se vogliamo un trasporto pubblico con mezzi più efficienti e meno inquinanti, la possibilità di acquistare i biglietti on line e di usare lo stesso biglietto in città diverse, fidelizzare gli utenti perché la città è più vivibile se si usano di più i mezzi pubblici, allora la delibera va nella direzione giusta”. Per Vincenzo Walter Stella l’armonizzazione delle tariffe “ha una funzione sociale: a fronte di 30 centesimi in più per la corsa singola si avvantaggia chi si abbona, fidelizzando gli utenti e rendendo più appetibile il trasporto pubblico. Fossilizzarsi sull’aumento della corsa singola come causa di tutti i mali è populista e non migliora la vita dei cittadini”. Anche per Antonio Carpentieri la manovra è “equa e socialmente corretta. Certo l’aumento della corsa singola è alto ma bisogna valutare i benefici che ne derivano, come per esempio le offerte per gli studenti fino a 13 anni e la gratuità per i bambini fino a sei anni. Va detto, inoltre, che l’aumento è in buona parte sterilizzabile attraverso comportamenti individuali: con il multicorse per esempio l’aumento è molto più basso”. Grazia Baracchi ha sottolineato l’abbonamento a 25 euro per gli alunni delle scuole e l’introduzione della tessera scolastica che favorisce le uscite didattiche sul territorio: “Due azioni che educano i ragazzi all’uso del mezzo pubblico ed è importante agire quando si costruiscono le abitudini e si può ancora incidere sugli stili di vita”. Fabio Poggi ha evidenziato che “è doveroso fare cassa se significa far quadrare i conti e programmare investimenti. Investimenti necessari e di cui anche noi siamo responsabili, visto che Seta è società a partecipazione pubblica di cui siamo soci”. Per Paolo Trande, per parlare di trasporto locale bisogna partire dal fatto che “non ci sono risorse esterne. Dobbiamo fare i conti con le risorse che abbiamo. Ragionando come se ci fossero altri fondi non andiamo da nessuna parte. Ne abbiamo preso atto e con questo piano abbiamo provato a fare un passo in avanti, presentando obiettivi condivisibili, primo fra tutti la chiara volontà di aumentare il numero di utenti del trasporto pubblico a scapito della auto private”. E Andrea Bortolamasi ha ricordato che “la manovra è stata migliorata rispetto alla proposta iniziale, anche se comprendiamo bene le difficoltà a operare in un contesto di risorse pubbliche non sufficienti”.

Per il Movimento 5 stelle, Marco Rabboni ha affermato che “se il solo obiettivo fosse stato armonizzare le tariffe su tutti i territori gestiti da Seta e ridistribuire gli aumenti, sarebbe bastata una manovra minore. Invece, anche Seta ha parlato di equità sociale per poi ammettere che è necessario fare cassa per sostituire i mezzi. È una scelta, ma allora sarebbe stato giusto dirlo con chiarezza”. Secondo Elisabetta Scardozzi il tema vero è “progettare un servizio pubblico per la mobilità reale ed efficace per i cittadini. Non è sufficiente comprare nuovi autobus, specie se prima non si è fatta un’adeguata analisi dei bisogni: servono corsie preferenziali, maggiore frequenza, fermate con pensiline e non pericolose. Una politica tariffaria che premia gli abbonati è condivisibile solo a condizione che prima si faccia ciò che è necessario per rendere più fruibile il servizio”. Per Mario Bussetti, premesso che “la scelta di incentivare la mobilità sostenibile deve essere nazionale”, l’obiettivo di un’azienda di trasporto pubblico deve essere anche “aumentare il numero di viaggi e di utenti singoli. Ma se vogliamo raggiungere questo obiettivo abbiamo sbagliato lo strumento: aumentando il prezzo del biglietto di corsa semplice stiamo alzando le barriere all’ingresso. E non basta dire che diminuisce il costo dell’abbonamento perché nessuno comincia con un abbonamento”. Marco Bortolotti ha messo in evidenza che la politica del trasporto pubblico si basa su attese brevi e tempi di percorrenza vicini a quelli degli altri mezzi di trasporto. Se una città si pone l’obiettivo di diminuire le auto deve fare degli investimenti per raggiungerlo o chiedere un contributo alla cittadinanza. Ma il servizio che propone deve essere adeguato e oggi non è così perché la scelta della città è ancora favorire le auto”.

Per Forza Italia, Adolfo Morandi ha affermato che l’unico “aspetto positivo della manovra è aver ridotto l’abbonamento annuale per gli scolari. Non si comprende invece l’aumento del biglietto in un momento in cui anche 30 centesimi fanno la differenza per le famiglie, soprattutto visto che Seta ha un bilancio in attivo. Il riordino delle tariffe serve per incrementare i ricavi dell’azienda che si deve autofinanziare il piano degli investimenti. Giusto dal punto di vista aziendale – ha commentato il consigliere – ma probabilmente con un’analisi più attenta si sarebbe potuto evitare l’aumento delle tariffe”.

Luigia Santoro, Idea Popolari liberali, ha sostenuto che “considerando l’intero bacino di Seta, gli aumenti riguardano anche gli abbonamenti che a Reggio e a Piacenza costavano meno. Con la fusione, i costi per i cittadini sono aumentati e gli obiettivi promessi, come l’integrazione con la ferrovia, non raggiunti. Non tutti quelli che comprano il biglietto singolo sono viaggiatori occasionali, spesso lo fa chi non può permettersi un abbonamento, quindi con questa manovra il Comune mette le mani nelle tasche dei cittadini che hanno bisogno di usare i mezzi”.

“Ovviamente nessuno è contrario ad autobus nuovi e meno inquinanti – ha osservato Antonio Montanini di CambiaModena – ma il tema è come li otteniamo. Dire che si faranno investimenti è troppo vago, bisogna dire quanto si investirà e quali sono i risultati attesi”. Secondo il consigliere incentivare gli abbonamenti facendo pagare di più il biglietto singolo significa “aiutare le classi deboli pesando su persone che a loro volta sono deboli. La redistribuzione dovrebbe avvenire invece attraverso la fiscalità e non attraverso l’onere del servizio. In modo da prendere le risorse a chi è più ricco per darle a chi è più debole”.

Dopo aver premesso che per la mobilità sostenibile “servono risorse che invece il governo non fa che tagliare”, Marco Cugusi di Sel, si è dichiarato in disaccordo con l’aumento del biglietto singolo “ma non si può evidenziare solo una parte della questione, ignorando tutte le riduzioni previste dal piano, non è convincente. Ed è ridicolo dire che aumentare di 30 centesimi il biglietto aggravi le nuove povertà, in questo modo non rendiamo di sicuro un buon servizio alla città”.

“La delibera nasce zoppa” ha commentato Marco Chincarini di Per me Modena, perché “quanto meno ci sono stati errori comunicativi. Ho paura che gli utenti occasionali pagheranno un costo salato per mantenere in piedi la manovra. Penso – ha proseguito – che si potesse tenere almeno il biglietto a terra a 1,20 euro anche perché oggi è il momento sbagliato per parlare di aumenti. Avreste dovuto spiegarli meglio e non lo avete fatto. Giuste le politiche di fidelizzazione, ma devono essere premianti e non punitive per altri”.

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