30/09/2016

SÌ A ODG PER LIMITARE I VOUCHER, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Prima dell’approvazione interventi di Fas-Si, Forza Italia, Pd, CambiaModena e M5s

Invita il Comune di Modena a limitare l’utilizzo dei buoni lavoro, i cosiddetti voucher, “sia nei rapporti di lavoro diretti sia indirettamente nell’ambito dei contratti d’appalto di opere, lavori e servizi”, l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale nella seduta di giovedì 29 settembre. Il documento, che invita anche a “utilizzare i tavoli di confronto già attivi per monitorare e contenere il ricorso ai voucher” è stato presentato dai consiglieri di Per me Modena, Sel e Fas-Sinistra italiana ed emendato su richiesta del Pd, e approvato con il voto a favore di Per me Modena, Sel, Fas-Si, Pd, Movimento 5 stelle e quello contrario di CambiaModena. Astenuta Forza Italia.

Aprendo il dibattito, Francesco Rocco (Fas-Si) ha sostenuto che “il boom dei voucher, che aumentano precariato e infortuni e che sono usati più per mascherare lavoro subordinato senza contratto che per regolarizzare il lavoro occasionale, è avvenuto grazie al Jobs Act che ne ha semplificato l’uso senza prevedere controlli né limiti: oggi il lavoro si può comprare dal tabaccaio come un pacchetto di sigarette e questo gli toglie valore”.

Giuseppe Pellacani (FI) ha affermato che “il problema nell’utilizzo dei voucher, in sé né buoni né cattivi, sta nel fatto che, almeno in una certa misura, gli imprenditori possono usarli per coprire il lavoro nero. Difetto in parte rimediato dal decreto correttivo del governo”. Detto questo, il consigliere ha definito “abbastanza demagogico e senza ricadute concrete” l’ordine del giorno che chiede al Comune di non usare i voucher fuori dai casi previsti dalla legge, “e ci mancherebbe”, e di non usarli negli appalti, “divieto già previsto dal Jobs Act”.

Paolo Trande, per il Pd, ha replicato che “nessuno vuole demonizzare lo strumento ma è sotto gli occhi di tutti che, dopo le modifiche, c’è stata un’espansione statisticamente abnorme del suo uso e un’applicazione in alcuni casi inaccettabile. Siamo consapevoli che non è il Consiglio comunale a definire le regole ma credo che la discussione non sia inutile, perché i numeri dicono che è una situazione che coinvolge tantissimi cittadini modenesi”. E Antonio Carpentieri ha ribadito che l’ordine del giorno “serve come spunto di riflessione e per dare un indirizzo politico: non possiamo impedire di usare i voucher ma chiediamo al Comune di dare il buon esempio non utilizzandoli né direttamente né indirettamente”. Pur evidenziando i limiti dell’ordine del giorno (“abbiamo fatto molto la pars destruens e poco la pars construens”), Fabio Poggi ha sottolineato che “le conclusioni che abbiamo tratto, forse ovvie, servono per denunciare eventuali abusi. È una cosa che ci compete ed è importante e significativa”. Marco Malferrari si è invece concentrato sulla correlazione tra infortuni e precarietà sul lavoro: “Una persona che lavora con minori garanzie e tutele, come nel caso dei voucher, è sottoposta a una pressione maggiore e svolge la sua mansione in modo non adeguato rispetto a chi, anche in forza delle garanzie, ha potuto acquisire un’esperienza che contribuisce a contrastare gli infortuni”.

Secondo Antonio Montanini di CambiaModena, “il grande utilizzo dei voucher non è negativo ma positivo perché significa che intercetta una domanda e risponde a un bisogno che non può essere soddisfatto in altro modo: non è detto che il datore di lavoro che usa i voucher lo faccia in alternativa al contratto indeterminato. È il lavoratore che come alternativa al voucher ha il lavoro nero o la disoccupazione”. Per il consigliere inoltre, il fatto che il 60 per cento dei voucher rientri in una categoria merceologica non classificabile “significa solo che l’amministrazione pubblica non conosce i nuovi lavori e non è in grado di classificarli”.

Per Marco Cugusi (Sel) l’obiettivo dell’ordine del giorno “è far discutere sull’abuso di uno strumento che ha senso solo per alcuni tipi di lavoro. Ma è criminale usarlo per coprire il lavoro nero. La flessibilità va bene se è coniugata con la sostenibilità e con la sicurezza, ma io la traduco con precarietà: siamo passati dall’essere una repubblica fondata sul lavoro a una fondata sui diritti dell’impresa dove il lavoro è ridotto a merce e la dignità si è persa. Se vogliamo un lavoro di qualità – ha concluso – dobbiamo fare in modo che il lavoratore sia coperto dal contratto nazionale”.

Per il M5s, Elisabetta Scardozzi ha condiviso “l’indirizzo politico contenuto nell’ordine del giorno”, affermando che “la parte qualificante per renderlo concreto è l’invito a ricorrere ai tavoli di confronto per monitorare l’utilizzo dei voucher”.

Azioni sul documento