19/01/2017

CDR / 2 – INTITOLARE UNA STRADA A DON MARIO ROCCHI

L’Aula, all’unanimità, ha condiviso la proposta della Giunta e ha dato parere favorevole alla deroga al termine di almeno 10 anni dalla morte. Gli interventi dei consiglieri

Intitolare nel più breve tempo possibile, in deroga al termine di almeno 10 anni dalla morte, una strada a don Mario Rocchi, fondatore della Città dei Ragazzi, “sacerdote, modenese illustre, cittadino benemerito”.

Lo chiede il Consiglio comunale di Modena, approvando all’unanimità una mozione illustrata dalla presidente Francesca Maletti e firmata da tutti i gruppi presenti in Aula lunedì 19 gennaio in occasione del momento celebrativo per il 70esimo dalla nascita della Città dei Ragazzi.

Con il documento il Consiglio condivide “la proposta con la quale il Sindaco e la Giunta hanno espresso la volontà di intitolare una strada a don Mario Rocchi”, esprime “parere favorevole a concedere la deroga al termine di almeno 10 anni dalla morte per l’intitolazione di lapidi o altri ricordi permanenti” e invita “a mettere in atto le procedure di loro competenza, in conformità alle leggi e ai regolamenti, utili alla diminuzione dei tempi e alla velocizzazione dell’iter” per l’intitolazione della strada.

La mozione ricorda l’impegno di don Mario Rocchi a favore dei giovani e il suo aver dedicato l’intera vita al progetto della Città dei Ragazzi, pensato insieme a don Elio Monari e realizzato a partire dal 1947 grazie ad aiuti finanziari provenienti anche dall’estero. “La Città dei Ragazzi – si legge – ha rappresentato un punto di riferimento per molte generazioni di modenesi, oltre che una concreta possibilità di riscatto sociale a partire dall’opportunità di imparare un mestiere” e “l’operato di don Rocchi ha consentito di far crescere talenti e aspirazioni senza lasciare indietro nessuno, realizzando così uno dei migliori esempi di cattolicesimo sociale nel nostro Paese”. Nella mozione si evidenzia che “la visione di don Mario si è rivelata non solo capace di resistere al passare del tempo ma anche di rafforzarsi”, con un modello educativo “per i tempi totalmente innovativo”.

Aprendo gli interventi dei consiglieri, Grazia Baracchi (Pd) ha sottolineato i valori, la visione del futuro e la metodologia attiva che hanno sostenuto la nascita della CdR che “ancora oggi riesce a essere luogo di crescita per i ragazzi basandosi su tre pilastri: educazione formazione e sport. E ogni giorno dà vita a un laboratorio di inclusione attiva integrando le diverse provenienze di ragazzi che, per la quasi totalità, sono originari di altri paesi”.

Luigia Santoro di Idea popolari liberali, dopo aver ricordato don Mario come “una delle numerose figure che, spinte dalla loro fede cattolica hanno realizzato opere grandi rispondendo ai bisogni delle famiglie”, ha messo l’accento sulla pratica sportiva come strumento “per la ricerca di una crescita educativa e morale dei ragazzi attraverso pratica sportiva praticata con gioia”.

Per il Movimento 5 stelle, Mario Bussetti ha affermato che il carattere peculiare della CdR sono le sue finalità religiose. E questa spiritualità è un valore per la città. Dall’intuizione di don Mario è scaturito sguardo diverso sul sociale, talmente proattivo da dare vita al primo centro di formazione, così accogliente da ospitare giovani di fede diversa mettendo le basi per una reale integrazione, ed è importante mantenere una fedeltà vitale a questi 70 anni”.

“Un sognatore diventa una persona concreta quando il suo sogno continua a camminare quando lui non c’è più”, ha detto Andrea Galli (FI) e oggi “il sogno di don Rocchi prosegue nelle generazioni di ragazzi che continuano a succedersi. La CdR ha costruito persone e ha dato loro un’identità religiosa, professionale, culturale e sportiva. Un sogno nato da un territorio desolato che si è concretizzato. Una grande impresa che è giusto ricordare anche con la dedica di una via di passaggio”. 

Domenico Campana, di Per me Modena, da insegnante, ha raccontato di aver sempre trovato “alla CdR un’accoglienza generosa per quei ragazzi che la scuola aveva disamorato allo studio e per i quali cercavo un aiuto. Rispondere, anche tra tante difficoltà, alle esigenze individuali è un valore inestimabile che contrasta la sfiducia e un lavoro a cui va reso omaggio”.

Secondo Marco Cugusi, Sel, “oggi il modo migliore di ricordare questa esperienza è dare valore all’accoglienza. Stiamo vivendo tempi difficili e fatichiamo a dare risposte: quell’immagine dei Magi, che prima fanno paura e poi, accolti, si rivelano un tesoro, deve essere il nostro faro per dare risposta alle persone che arrivano dal sud del mondo, alla solitudine delle persone anziane, alle difficoltà delle persone disabili”.

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