21/11/2014

MODENA, ECCO IL “DUOMO RITROVATO” DOPO I RESTAURI

Liberate le absidi dalle impalcature: concluso il ciclo di interventi iniziato nel 2006 sulla Cattedrale, patrimonio Unesco insieme a Piazza Grande e Ghirlandina

Le absidi del Duomo di Modena sono state scoperte completamente dalle impalcature oggi, venerdì 21 novembre, a conclusione di un ciclo di interventi di restauro della Cattedrale iniziato nel 2006. Alla presentazione del “Duomo ritrovato” hanno preso parte il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, l’Arcivescovo monsignor Antonio Lanfranchi, il presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Modena Andrea Landi,  il Direttore regionale del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo Carla Di Francesco, il vicario generale dell’Arcidiocesi monsignor Giacomo Morandi e il responsabile di Area Commerciale Modena di Unicredit Giuseppe Zanardi.

Il Duomo, inserito nella lista dell’Unesco tra i capolavori mondiali che costituiscono patrimonio dell’umanità insieme alla Torre Ghirlandina e a piazza Grande, è stato riconosciuto quale testimonianza straordinaria per i suoi caratteri di unicità e autenticità.

“Questo importante riconoscimento – è stato sottolineato dagli interventi – comporta una grande responsabilità da parte di tutte le istituzioni: l’impegno a garantire la conservazione e la sopravvivenza del bene, a vantaggio delle generazioni future”. A questo impegno hanno risposto con risorse economiche e professionali l’Amministrazione comunale, il Capitolo Metropolitano di Modena, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Modena, il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo e, in tempi più recenti, Unicredit, segnando "un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato".

In particolare, ai due milioni e 750 mila euro  messi a disposizione dalla Fondazione per questo ciclo di interventi (che sono parte dei complessivi sei milioni erogati a partire dal 1993 per il complesso Duomo-Ghirlandina-Piazza Grande) e ai 950 mila euro di Unicredit, si aggiungono le risorse pubbliche del Ministero per 860 mila e 350. Il Comune di Modena, che non è intervenuto direttamente su questo restauro,  ha contribuito con un finanziamento pari a 550 mila euro per il sito Unesco.

I primi interventi sul paramento lapideo del Duomo sono databili a partire dal 2006, quando una porzione di materiale lapideo si distacca dal cornicione della facciata e cade sul sagrato dando inizio allo stato di allerta e al monitoraggio del monumento. Si capisce, dalle prime ispezioni, che si trova in uno stato di conservazione preoccupante.

La prima emergenza riguarda il cerchio inferiore del rosone della facciata in prevalenza in pietra arenaria erosa e disgregata dalle acque piovane e le vetrate istoriate quattrocentesche. Si effettuano qui, a partire dal 2007, i primi interventi di restauro, che poi proseguono sul lato settentrionale, sul lato Sud, sui torrini absidali e sulle absidi, il cui disvelamento oggi conclude il ciclo.

All’intervento specialistico di conservazione del paramento lapideo, degli elementi di architettura e delle diverse parti più o meno degradate, che rimane la prima finalità dei lavori svolti, si sono accompagnate diverse fasi di rilievo, di indagine e studio sui materiali, sulle tecniche costruttive, sulle fasi storiche e sui restauri realizzati a partire dal XIX secolo.

Dalle documentazioni raccolte e dal lavoro sul campo sono scaturite importanti novità riferite alla storia costruttiva e materiale del monumento: ad esempio, è evidentemente scolpita su materiale di recupero almeno una delle lastre wiligelmiche della Genesi; è lavorato con tecnica di grande sapienza e raffinatezza il cornicione a dentelli del lato Sud mentre i torrini absidali presentano interessanti modalità di montaggio delle parti. Infine, grazie ad un accurato lavoro di conservazione, si sono recuperati lacerti di affreschi sulla loggia Sud fino ad oggi trascurati.

L’intero cantiere è stato supportato dall’intensa attività di un comitato scientifico composto da docenti universitari, esperti professionisti e tecnici del ministero che ha contribuito in maniera sostanziale a sviluppare le conoscenze sull’intero complesso Duomo-Ghirlandina.

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