
Durante gli anni Sessanta e Settanta numerosi artisti hanno rinnovato
con il loro lavoro le forme dell’arte e della poesia. Nella diffusione
delle nuove idee estetiche un ruolo importante è stato giocato da quell’editoria
"clandestina" che, opponendosi alle strategie commerciali, ricercava
un confronto diretto tra gli ambienti artistici e la società.
La mostra è realizzata con la collaborazione di Patrizio
Peterlini e del Centro studi Librid’Artista di Torino.
Le Edizioni Geiger (Torino-Parma) e Tèchne (Firenze) con la diffusione
delle omonime riviste e la parallela pubblicazione di libri, sono state
dalla fine di quel decennio e per larga parte di quello successivo tra
le iniziative editoriali che hanno dato voce a ricerche multidisciplinari
con particolare attenzione alla poesia concreta e alla poesia visiva.
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Le Edizioni Geiger nacquero come rivista
nel 1967 a Torino per volontà di Adriano Spatola e dei fratelli
Mauri-zio e Tiziano. Vennero pubblicati 10 numeri, con periodicità
assolutamente irregolare, l’ultimo dei quali, nel 1996, fu dedicato
dagli amici alla memoria di Adriano Spatola. Alla rivista si affiancarono
circa centoventi libri editi tra il 1967 e il 1978 (il primo, curato
da Claudio Parmiggiani e Adriano Spatola, fu il catalogo di Parole
scritte sui muri a Fiumalbo).
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Tèchne fu il bollettino di un omonimo
centro per la promozione dell’arte contemporanea nato a Firenze
nel 1969 e gestito da un gruppo di artisti e architetti tra cui
Malquori, Fusi, Guarneri, Guasti, Giraldi, Ranaldi, Cerbai. Diretto
da Eugenio Miccini, uscì in 19 numeri antologici (gli ultimi nove
raccolti in tre volumi) e pubblicò, tra il 1968 e il 1982, una collana
di quaderni con oltre cinquanta titoli.
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"La Casa editrice Geiger è nata a Torino
nel 1967 per iniziativa di tre fratelli, Adriano, Maurizio e Tiziano
Spatola. Essa è caratterizzata dalla volontà di portare avanti il
discorso della neoavanguardia, con particolare riferimento alla
poesia, ma con notevole attenzione anche alle nuove ricerche nel
campo della pittura, della scultura, della musica, del disegno,
della narrativa ecc.
Lo scopo dichiarato è quello di portare alla luce
gli innumerevoli prodotti della crisi nata dalla frammentazione
del "Gruppo ‘63" ed esplosa in una congerie di tendenze,
gruppetti e "correnti". Le Edizioni Geiger pubblicano
così testi di ispirazione concreta, tecnologica, visiva, cibernetica,
ideologica, impegnata, ecc. In-somma è orientata verso un progetto
di poesia totale. Altro suo fine è quello di informare il pubblico
di quanto avviene nel campo della poesia d’avanguardia di tutto
il mondo, dando consistenza ai suggerimenti, intuizioni, esperienze,
idee che altrimenti, nella maggior parte dei casi, rimarrebbero
completamente ignorati. Da questo punto di vista le Edizioni Geiger
svolgono una funzione indispensabile col realizzare l’incontro di
autori isolati o giovanissimi. A ciò contribuisce l’antologia annuale
Geiger, giunta ormai al quarto numero, che si realizza all’insegna
della "sperimentazione permanente" totalmente scevra di
programmi e pregiudizi. E ad essa sta per aggiungersi una rivista
trimestrale di poesia totale, Tam Tam, curata da Adriano Spatola
e Giulia Niccolai. Le attività delle Edizioni Geiger, caratterizzate
dalla totale mancanza di mezzi e di personale, si concretizza [...]
al di fuori di qualsiasi circuito commerciale o mercato editoriale.
Da ciò la difficoltà di sopravvivere, superata solo dalla volontà
di salvaguardare una maniera di scrivere e operare artisticamente
non compromessa con l’industria culturale e con i suoi canali istituzionali
e di conseguenza anche politicamente impegnata in una direzione
precisa".
Da: Adriano Spatola, Geiger. In: Rassegna dell’esoeditroria
italiana, Trento, Pro cultura Editrice, 1971
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"L’industria editoriale, nonostante le sue
tecniche raffinate e i suoi apparati, appunto industriali (rapidi,
tempestivi) è divenuta quasi anacronistica, ha stentato a reggere
il passo, scavalcata da chi aveva ed ha qualcosa da dire subito
e comunque, fuori dai compromessi e dalle gerarchie, nonché dalle
pedanterie del cosiddetto ‘establishment’. In piazza, nelle fabbriche,
sui muri, nelle case, nelle librerie, per le strade, fuori dai canali
di distribuzione ufficiali hanno circolato cartelli, volantini,
appelli, comunicati, cartelloni, dispense, ecc. Una specie di editoria
fatta in casa, artigianale, più o meno clandestina, senza problemi
di stile, ma immediata, tempestiva. [...] Contro l’industria editoriale,
così pigra e afflitta da troppe, calcolate cautele e da non meno
meditate sordità verso certi problemi effettivamente contemporanei,
occorreva mettere insieme dei fogli agili, raccattati qua e là,
tra chi ha deliberatamente costituito quello schieramento underground
che rifiuta l’ufficialità e i suoi rituali, per la necessità di
partecipare alla vita culturale d’oggi, di identificarsi con l’attuale,
con le cose e i fatti quotidiani, contro i comuni modi di pensare
e di agire; Tèchne punta, quindi, sul gesto immediato, sul pronto
intervento, sulla volontà di vincere le difficoltà economiche e
le altre barriere che si pongono alla comunicazione; scavalcare
l’industria editoriale e opporgli queste edizioni (accanto alla
rivista, pubblichiamo una collana di "Quaderni" che raccolgono
opere, certamente più elaborate e meditate, ma anch’esse da mettere
subito in circolazione) che non avrebbero o che non vogliono avere
una diversa strada, diversi canali di circolazione. Iniziative simili
ce ne sono state in altre parti d’Italia e soprattutto all’estero
ed è con questi centri culturali militanti che il dialogo si è fatto
più serrato, gli scambi più fitti. Questa attività editoriale "minore",
artigianale, sarà certamente l’esempio di una comunicazione più
ristretta, forse, ma anche più personalizzata, più qualificata e,
per gli scopi che si propone, anche più efficace".
Da: Eugenio Miccini, Tèchne, in: Rassegna dell’esoeditoria
italiana, Trento, Pro Cultura Editrice, 1971
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Mostra a cura di Marco
Bazzini e Giorgio Maffei
Biblioteca Poletti
dal 16 marzo al 17 maggio 2003

La mostra, già presentata nell’estate del 2002 alla III
Biennale del libro illustrato e d’artista di Marliana (Pistoia), è una
prima tap-pa di un nuovo percorso di ricerca sulle riviste - che si affianca
a quello sui libri d’artista – col quale la Biblioteca Poletti ed i curatori
della mostra, insieme a Patrizio Peterlini, intendono sondare quel tumultuoso
periodo culturale in cui le barriere tra i diversi codici artistici volevano
essere abbattute o più in generale in cui si assisteva al prepotente tentativo
di avvicinare la ricerca artistica al dibattito politico-culturale in
atto. un fenomeno internazionale che vide protagonisti singoli autori,
piccoli o grandi gruppi di artisti, in una moltitudine di sigle editoriali
più o meno marginali e concorrenziali alla distribuzione di massa, con
più o meno capacità di sopravvivere nel tempo. 
"Numerosi operatori culturali hanno sentito che l’arte
non si può limitare alla fabbricazione di opere, ma devono individuare
categorie alternative che creino nuove connessioni di lavoro ampliando
la distribuzione della ricerca. Si è avuto così tutta una serie di interventi
che hanno riguardato il libro, il disco, la fotografia, il videotape,
il timbro, l’invio postale, il telefono, il film
.
Ma il fenomeno di più vaste proporzioni ed anche il raccordo
con tutti gli altri, è stato quello della ‘small press scene’, che ha
dato la possibilità ad artisti poeti, architetti, musicisti attivi nella
sperimentazione, di evitare ogni mediazione esterna e di poter disporre
di uno strumento autonomo per la divulgazione del proprio lavoro e delle
proprie idee, ed al tempo stesso collegato con operatori ed analoghi punti
di ricerca. Così le iniziative editoriali autogestite sono sorte ovunque
affermando contributi originali e favorendo la diffusione di nuove esperienze
artistiche, che hanno determinato uno dei rari momenti di sincronia tra
creatività e comunicazione" (da: Small press scene, Firenze, Zona,
1976).

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