Aggruppamento Villa Santa Caterina

Primo impianto
viale Ciro Menotti, via Enrico Misley, viale Virginia Reiter, via Ricci
1908

Secondo impianto
viale Monte Grappa, via Puccini, viale Ciro Menotti
1933
Zeno Carani
Riferimento Mappa: 3

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1. Vista attuale da viale Ciro Menotti

 

L’aggruppamento di case operaie di villa Santa Caterina rappresenta il primo intervento dell’Istituto Autonomo Case Popolari modenese, a seguito della sua costituzione nel 1907. Il progetto prevedeva l’inserimento, nell’espansione urbana oltre i confini della città storica, di una parte di residenza costruita e gestita dall’ente, da destinare ai ceti popolari e meno abbienti.
Due le zone indicate per localizzare questi insediamenti: uno a villa San Cataldo e l’altro a villa Santa Caterina, disposta lungo il sedime orientale della cinta muraria abbattuta, in prossimità dell’area annonaria prevista dal piano del 1889 e del tracciato della ferrovia Modena-Nonantola. Questi primi esempi di alloggi popolari soddisfano inizialmente la sola funzione abitativa; solo anni dopo si cerca di introdurre botteghe, sale riunioni e servizi, quali l’asilo nido, per dotare in parte l’aggruppamento di una certa autonomia e identità.
I corpi di fabbrica a tre e a quattro piani sono disposti in linea, formando fronti continui su strada e spazi aperti centrali. I maggiori occupano il perimetro dell’isolato mentre quelli più piccoli la parte centrale. Le piante sono simmetriche con alloggi composti da stanze su entrambi i fronti, caratterizzati da piccoli volumi sporgenti sul retro. Gli edifici mostrano una grande unitarietà conferita dal partito di finestre regolari e dalla finitura in gran parte in mattoni a vista.
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2. Un’immagine del primo complesso di villa Santa Caterina negli anni Venti


La vocazione dell’area destinata all’espansione delle residenze popolari si rafforza nel 1929 a seguito di un accordo tra l’Amministrazione Podestarile modenese e IACP, per la costruzione di un nuovo insediamento posto a est di via Ciro Menotti. Oltre al bisogno di alloggi a basso costo per operai, la costruzione dei tredici nuovi edifici risponde alla necessità di ricollocare le 335 famiglie sfollate dal centro storico a seguito degli sventramenti per la creazione della piazza dell’Impero.
Il quartiere si struttura secondo un rigido disegno urbano, che integra efficacemente il nuovo costruito con l’impianto stradale, ben visibile nei fronti degli edifici tagliati a 45 gradi e che comprende anche l’inserimento dei servizi di quartiere collocati nel Gruppo rionale “Gallini”. Gli edifici sono caratterizzati da un rigore volumetrico e da una ricerca di un linguaggio moderno, visibile nella separazione dei prospetti mediante fasce marcapiano, al tempo stesso resi più domestici dal recupero di elementi tradizionali di riconoscibilità come il tetto a falde a coppi al posto delle più “razionaliste” coperture piane.

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3. Vista del Secondo aggruppamento di Villa Santa Caterina

 

 

 

 

 

 

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4. Pianta del complesso nell’area della ferrovia Modena-Mirandola, con la localizzazione del fabbricato destinato a sala riunioni e botteghe

 

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5. Piante dei tre progetti tipo del secondo complesso Santa Caterina

 

 

 





Fonti archivistiche e bibliografiche
G. Leoni, S. Maffei (a cura di), La casa popolare, storia istituzionale e storia quotidiana dello IACP, 1907-1997, Electa, Milano 1998, pp. 22, 25-27, 58, 61, 34-35, 53-54.
L. Montedoro (a cura di), La città razionalista. Modelli e frammenti. Urbanistica e architettura a Modena, 1931-1965, RFM Edizioni, Modena 2004, p. 161.

Fonti immagini e fotografie
1. Foto: Claudio Fornaciari
2. Immagine d’epoca, p. 290: FPM, Fondo Bandieri, n. inv. 74457.
3. Immagini d’epoca, p. 291: in, G. Leoni, S. Maffei (a cura di), La casa popolare, storia istituzionale e storia quotidiana dello IACP, cit., p. 53.
4. Pianta p. 291: in, G. Leoni, S. Maffei (a cura di), La casa popolare, storia istituzionale e storia quotidiana dello IACP, cit., p. 53.
5. Planimetria: Archivio ACER, A/5 filza H/1.

 

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