AMCM

viale C. Sigonio 386, via Buon Pastore 382, via A. Peretti 9

1912

Leo Dallari, Alessandro Panzarasa

La costruzione della sede delle Aziende Elettriche Municipalizzate (AEM poi AMCM), inizia nel 1912 e coincide con l’elettrificazione delle linee tramviarie e della municipalizzazione del servizio e della produzione elettrica. Il primo progetto dell’ingegnere milanese Alessandro Panzarasa, che la prevedeva in via Carlo Zucchi, viene modificato dall’ingegnere modenese Leo Dallari, poi direttore delle AEM. Ricalcando i lavori dello stesso Panzarasa, il primo complesso si compone di una palazzina uffici, di una rimessa dei tram e della centrale termoelettrica.

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Figura 1 - Sezione trasversale della sala motori Diesel,1911. (ASCMO, foto P. Pugnaghi)

I lavori edilizi sono affidati ad aziende cooperative locali e la Gualdi e Giberti di Modena realizza le rimesse e la centrale elettrica, che nel 1928 viene ampliata per ospitare il terminale dell’elettrodotto della Società Adige-Garda, con un nuovo edificio a sud dell’isolato, composto di tre alti volumi distinti in altezza. Il primo nucleo di edifici presenta interessanti applicazioni di sistemi portanti a telaio in calcestruzzo armato, tra le prime a Modena, già utilizzate nella costruzione del cotonificio. I paramenti esterni riprendono i consueti motivi di ornato del tempo a mascherare le strutture in cemento.

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Figura 2 - La nuova palazzina uffici, 1956. (Foto Archivio privato Vivia Vecchi e Gianfranco Bertolotti)

Nel 1955, addossata alla prima palazzina uffici ne viene costruita una nuova ideata dall’architetto Vinicio Vecchi e realizzata con l’ufficio tecnico dell’azienda. L’edificio, demolito nel 2010, ampliava il precedente, costituendo il fronte dell’azienda su via C. Sigonio. Su questo prospetto si concentrava gran parte del lavoro compositivo, giocato sulla scomposizione e sull’equilibro delle superfici. La parte orientale era caratterizzata da una facciata cieca a tutt’altezza, sulla quale spiccava una scultura di Veldo Vecchi, rivestita in travertino, materiale usato anche per segnare il punto di contatto tra il nuovo edificio e quello preesistente. L’ingresso al piano terra era definito da tre grandi vetrate, due delle quali incorniciate da pareti e soletta leggermente aggettanti, rivestite in mosaico. Tra la cornice e la parete, trovava posto la scritta dell’azienda, integrata in tal modo nell’impaginato del fronte.
La rimessa dei tram e la retrostante palazzina uffici, servizi e residenza addetti, presentava una struttura a telaio con pilastri portanti in calcestruzzo armato. Interessante il prospetto nord dei capannoni, con i pilastrini in cemento armato sormontati da stilizzati capitelli di foggia ionica. Modificata nel 1950, a seguito della dismissione dei tram e l’introduzione dei filobus, è stata anch’essa abbattuta nel 2010. Accanto a quest’edificio, alla fine degli anni Trenta, si realizzano l’autorimessa, l’officina, uffici e servizi, con struttura portante in cemento armato e tamponamenti in muratura. Il complesso si completa nel corso degli anni Sessanta con altri fabbricati, alcuni a servizio dei lavoratori, e con un altro corpo destinato a deposito dei filobus, demolito nel 2015. A seguito del trasferimento nel 1992 dell’AMCM, il sito viene abbandonato, a eccezione della seconda rimessa, sede del Teatro delle Passioni e del cinema estivo, che occupa il piazzale accanto al teatro. Nel 1995 il Comune bandisce un concorso nazionale di progettazione per la riqualificazione dell’area vinto dal gruppo Melograni-Fumagalli a cui si affida nel 1996 l’incarico della redazione di un piano particolareggiato che, insieme ai successivi del 2004 e 2009, non trova compimento. Con questi strumenti si è proceduto alla demolizione di alcuni edifici del complesso, senza tuttavia realizzare un organico intervento nell’area, nuovamente oggetto, a partire dal 2014, di un piano di riqualificazione. Il nuovo Piano particolareggiato conferma la centralità degli spazi e delle funzioni pubbliche pur garantendo un mix equilibrato di diverse tipologie edilizie e di spazi per residenza, commercio e ristorazione, ridimensionandone i volumi.

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Figura 3 - Vista attuale del volume della centrale elettrica. (Foto V. Bulgarelli)

Fonti archivistiche e bibliografiche

ASCMO, Atti amministrazione generale, 1911/ 618-623.
ASue Modena, Piano Particolareggiato Area ex sede AMCM 2009. PP, 2009, Z.E.n. 421, PUBBLICO.                  
V. Bulgarelli, C. Mazzeri, La città e l’ambiente, Carpi, APM Edizioni, 2009.
P. Dogliani, AMCM energie per la città, Modena, Edizioni Cooptip, 1987.
A. Giuntini, G. Muzzioli, Al servizio della città, Bologna, Il Mulino, 2003.
L. Montedoro (a cura di), La città razionalista. Modelli e frammenti. Urbanistica e architettura a Modena 1931-1965, Modena, RFM Edizioni, 2004.
M. Tozzi Fontana, E. Chirigu (a cura di), Il patrimonio industriale a Modena, atti della giornata di studi, Modena 15 aprile 2011, I quaderni di patrimonio industriale, Bologna, Centro Stampa Emilia-Romagna, 2014.
Tra centro e periferia. Progetti per il concorso di idee per il recupero e il completamento dell’area urbana ex sede AMCM, Comune di Modena, Modena, 1996.


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