Officine Alfieri Maserati

viale C. Menotti 322

1939, 1942

Alceste Giacomazzi

2003 (ampliamento uffici e show room)

Roberto Corradi

Ron Arad (show room interni)

 

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Figura 1 - Il fronte della sede attuale su viale C. Menotti. (Foto V. Bulgarelli)

Ettore e Ernesto Maserati cedono la Società Anonima Officine Alfieri Maserati, storica attività fondata a Bologna, a Omer e Adolfo Orsi, che la trasferiscono a Modena a partire dal 1939. Carlo, il primo dei fratelli Maserati, morto nel 1910, avvia l’attività lavorando per la FIAT e la Bianchi negli anni pionieristici dei motori e delle corse. Il fratello Alfieri collabora in seguito con la Isotta Fraschini, poi apre la propria officina in via de’ Pepoli a Bologna nel 1914, con Ettore e Ernesto. I Maserati progettano e realizzano motori da competizione e una candela d’accensione per motori a scoppio, la cui produzione viene spostata da Milano a Bologna. Nell’officina trasferita in località Ponte Vecchio sulla via Emilia, nasce nel 1926 la prima vera vettura Maserati, la Tipo 26, con il marchio del tridente, che evoca la statua del Nettuno di Piazza Grande.
I Maserati mantengono formalmente la direzione tecnica, ma gli Orsi fanno sentire il proprio peso costituendo due aziende: la “Alfieri Maserati” per la produzione di automobili e la “Candele Maserati Accumulatori”, imponendo nei ruoli chiave figure come l’ingegnere Alceste Giacomazzi, cognato degli Orsi, direttore generale, e l’ingegnere Alberto Massimo, progettista. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Alfieri Maserati vira la produzione verso settori legati alla motoristica e all’industria bellica come: macchine utensili, motocarri, autocarri a trazione elettrica. Nel 1957 vince il mondiale di Formula 1, salvo poi chiudere lo stesso anno il reparto corse. La prima catena di montaggio per la produzione della Mistral, della Sebring e della Quattroporte è montata nel 1964. Nel 1968 il pacchetto azionario di maggioranza passa alla casa francese Citroën. Dopo la messa in liquidazione nel 1975, l’azienda è gestita dalla GEPI, che la cede nello stesso anno alla Benelli e Alejandro De Tomaso ne diventa l’amministratore, fino all’acquisizione nel 1993 da parte di Fiat SpA che, il 1° luglio 1997 la incorpora nella Ferrari SpA, di cui detiene il controllo, e nel 2005 direttamente nel Gruppo Fiat.

Il passaggio da Bologna a Modena nel 1939 impone l’insediamento dei nuovi stabilimenti. L’area prescelta in via Ciro Menotti, di fronte agli impianti della SA Acciaierie Ferriere, è di proprietà dello stesso Orsi dove, nel 1935, aveva realizzato alcuni capannoni su progetto del geometra Giuseppe Scianti. Anche le “Candele Maserati” vengono trasferite a Modena. Si costituisce così il più grande gruppo industriale modenese, concentrato nell’area nord della città.

Figura 2 - Prospetti e sezioni di progetto dello stabilimento, 1939. (ASCMO, foto P. Pugnaghi)

Nell’agosto 1942 viene presentato al Comune di Modena un progetto firmato da Giacomazzi, per la costruzione di tre grandi capannoni e di una palazzina per uffici e appartamenti, a completamento di precedenti fabbricati, il cui progetto era stato approvato nel 1937. La palazzina, congiungendo due blocchi su via Ciro Menotti (reparto A e B), si presenta come la porta d’ingresso al complesso, che si completa con i tre volumi posti retrostanti (reparti C, D, E), che insistono sulle due nuove strade previste dal piano regolatore (le attuali vie Don Bosco e via Divisione Acqui). Il linguaggio dei prospetti della palazzina, disposta su due piani più interrato, ricalca la semplicità tipica del fabbricato industriale, con un solo accento maggiormente monumentale in corrispondenza del portale centrale e delle soprastanti aperture. Al primo piano si trovano gli uffici, mentre al secondo sono ospitati, specularmente, gli alloggi del Vice Direttore e del Direttore. I reparti posti su via Ciro Menotti si caratterizzano per la struttura in cemento armato e le grandi coperture poligonali. Il semplice disegno dei prospetti è finalizzato a massimizzare l’entrata della luce all’interno dei profondi blocchi edilizi, mediante un’unica e ampia apertura verticale. I reparti retrostanti, invece, risolvono lo stesso problema mediante una larga fascia continua vetrata in corrispondenza dell’imposta delle coperture.

Nel Dopoguerra, negli edifici inutilizzati a seguito dell’ampliamento del 1954, vengono collocati il reparto trattamenti termici e l’assistenza clienti. Nel 1958 l’attività macchine utensili viene trasferita in nuovi spazi a est dell’insediamento originario. Altri edifici vengono realizzati nel 1964 per alloggiare l’ufficio tecnico, il reparto esperienze, il reparto costruzione telai e l’assistenza clienti. Alla fine degli anni Novanta, su progetto di Roberto Corradi, l’area è oggetto di un importante intervento di riconfigurazione e di adeguamento produttivo e funzionale, in relazione al nuovo assetto societario, con la realizzazione di una torre e di una palazzina per uffici con showroom su via Divisione Acqui e viale Ciro Menotti. Nello show room è collocata una rampa espositiva ideata dal designer Ron Arad.

Figura 3 - Piante dell’edificio degli uffici e dei corpi dei reparti, 1939. (ASCMO, foto P. Pugnaghi)

 

Fonti archivistiche e bibliografiche

ASCMO, Ornato, 1935/327.
ASCMO, Ornato, 1942/125.

V. Bulgarelli, C. Mazzeri (a cura di), Città e architetture. Il Novecento a Modena, Modena, Franco Cosimo Panini Editore, 2012, p. 352.
E. Ferrari, Maserati story. Il rilancio di un mito, Modena, Edizioni il Fiorino, 2001.
N. Manicardi, La Maserati di Adolfo Orsi, Modena, Edizioni il Fiorino, 2002.
G. Muzzioli, Modena, Roma-Bari, Laterza, 1993, p. 243.
L. Orsini, F. Zagari, Maserati. Una storia nella storia, Milano, Emmeti grafica, 1980.
A.M. Pedretti (a cura di), Il lavoro raccontato. Acciaierie e Maserati: due fabbriche modenesi dal dopoguerra
ad oggi, Bologna, Editrice socialmente, 2013.
D. Buzzonetti, Maserati: 1914-2014 100 anni di storia attraverso i fatti più significativi, Modena, Artioli, 2013.

 

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