Viale Gaetano Moreali

via Giuseppe Malmusi 135 (villa Carani)
viale Gaetano Moreali n. 31/41 (casa De Lucchi)
viale Gaetano Moreali n. 83 (casa Malavasi Ansaloni)
viale Gaetano Moreali n. 130 (villa Forti)
viale Gaetano Moreali n. 66 (villa Grassi)

primo quarto del XX secolo
Pietro Carani (villa Carani) e altri progettisti

seconda metà del XX secolo
Vinicio Vecchi
Riferimento mappa: 4

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1. Villa Grassi

 

I terreni oltre viale Trento e Trieste, sostanzialmente tracciato sul sedime della “strada circondariale di levante” già presente prima della demolizione delle mura, risultano ancora inedificati ai primi del Novecento. Tramontata una prima ipotesi di tracciare in quest’area il viale che avrebbe condotto alla nuova stazione delle Ferrovie Provinciali (denominata all’epoca “Stazione di Levante” e poi collocata, sul finire degli anni Venti, più a sud-est), i primi assi che risultano realizzati sono gli odierni viale Moreali e via Malmusi.
La trama viaria ortogonale delinea una serie di lotti regolari, per lo più destinati a un’edilizia a bassa densità. Ci troviamo infatti in presenza di una delle zone della città più tipologicamente omogenee: a eccezione di pochi interventi relativamente più intensivi (come ad esempio le “case d’affitto per impiegati” dello IACP sorte in via Malmusi nel 1910), il quartiere che si va formando ai primi del Novecento è quasi interamente caratterizzato da villini unifamiliari. È il caso dell’imponente villa Forti (1919), posta in angolo fra viale Moreali e via Valdrighi, in cui una scenografica scalinata sormontata da un terrazzo sorretto da colonne diventa, grazie alla collocazione d’angolo, elemento di caratterizzazione urbana dell’importante incrocio. Esistono tuttavia altri esempi di dimensioni più contenute, e spesso scarsamente visibili dalla strada. In questi casi è la volontà di creare uno spazio intimo attraverso il giardino che prevale sul carattere rappresentativo dell’architettura. È il caso di villa Carani, progettata nel 1909 da Pietro Carani secondo forme tardo “liberty”, o della più tarda villa Iulli -Manfredini del 1926.
Fanno eccezione altri interventi impostati secondo un carattere maggiormente urbano, con almeno un lato a filo strada e giardino sul retro, come ad esempio la pregevole villa Malavasi-Ansaloni su viale Moreali del 1912, dalle forme sobriamente neogotiche. Esistono inoltre alcuni esempi di case ad appartamenti di più cospicue dimensioni, come casa De Lucchi all’imbocco di viale Moreali, il cui prospetto presenta anche una serie di esercizi commerciali. È interessante inoltre notare come nel dopoguerra il quartiere abbia sostanzialmente confermato la sua vocazione “borghese”, in gran parte mantenendo l’edilizia originale, ma anche attraverso alcune opere di sostituzione. Molte famiglie, secondo un atteggiamento tipico dell’epoca, hanno preferito demolire il proprio villino per costruire complessi multipiano ad appartamenti, in cui spesso il committente riservava per sé l’appartamento al piano attico, destinando all’affitto i restanti livelli. È da citare in tal senso casa Cuoghi in viale Moreali, ricostruita negli anni Sessanta su progetto di Vinicio Vecchi.

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2. Villa Forti

 

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3. Le prime lottizzazioni dopo il tracciamento di viale Moreali, via Malmusi e via Valdrighi

 

 

Fonti archivistiche e bibliografiche
ASCMO, Mappario, cart. XIII, n. 21.
ASCMO, Ornato, a. 1910, fasc. 180.
ASCMO, Ornato,a. 1912, fasc. 237.
ASCMO, Ornato,a. 1919, fasc. 73.
ASCMO, Ornato,a. 1925, fasc. 112.
G. Muzzioli, Le trasformazioni urbanistiche, in Id., Modena, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 131-133.
G. Bertuzzi, Modena Nuova. L’espansione urbana dalla fine dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento. Lineamenti, Aedes Muratoriana, Modena 1995, pp. 91-121.

Fonti immagini e fotografie
1. Foto: Vanni Bulgarelli
2. Prospetto: in, G. Bertuzzi, Modena Nuova, cit, p. 104.
3. Planimetria: in, G. Bertuzzi, Modena Nuova, cit, p. 117.

 

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