Macello Comunale

viale Enrico Cialdini 36

1931

Ufficio Lavori Pubblici Comune di Modena

1993 (piano di recupero)

Luigi Fanti

La vicenda della costruzione del nuovo macello comunale, in sostituzione di quello collocato nei pressi della stazione ferroviaria, tra via Terraglio Nord (viale Monte Kosica) e via Palestro, è stata molto travagliata. L’idea di fondo era di collocare il più vicino possibile il mercato bestiame, il macello e il frigorifero pubblici. L’ipotesi di spostare il mercato nell’area della Cittadella tra viale Monte Kosica e viale G. Storchi, fino a viale E. Cialdini, contemplava la collocazione del macello tra quest’ultimo e via Ruffini.
Ridimensionati i progetti, nel 1928 il Podestà delibera l’acquisto di un’area a est tra il Canale Diamante e la ferrovia Modena Mirandola sulla base di un accordo con l’imprenditore Celso Mescoli, titolare di un frigorifero privato e gestore di quello comunale in via di chiusura. L’accordo non fu attuato e l’urgenza impose la ricollocazione di un impianto più piccolo, non distante dal nuovo mercato bestiame di viale Monte Kosica, per un costo stimato in 3,5 milioni di lire. Nel febbraio del 1930 il progetto fu approvato e, nell’ottobre dell’anno successivo, venne inaugurato il complesso edilizio del macello e del piccolo frigorifero per le carni. Il progetto architettonico, redatto dall’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di Modena, organizza le strutture secondo uno schema planimetrico articolato in padiglioni, con un ingresso monumentale che si apre su viale E. Cialdini.

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Figura 1 - Prospetto del fronte dell’ingresso su viale Cialdini, 1928. (ASCMO, foto P. Pugnaghi)

Il complesso edilizio adotta un semplice linguaggio architettonico con pochi elementi decorativi ricorrenti distribuiti a seconda del ruolo gerarchico dei singoli manufatti. Gli edifici, spesso realizzati con una struttura in cemento armato, sono caratterizzati da prospetti nei quali ricorre un motivo decorativo a fasce orizzontali che disegna le parti murarie tra le ampie finestre: l’adozione di strutture in cemento armato e coperture piane – nella maggior parte dei padiglioni – contribuisce a definire volumi semplificati e lineari. Gli impianti tecnologici furono progettati e realizzati dalla società Giordana, Garelle e C. Ingegneri Costruttori di Torino. I padiglioni sono dimensionati e organizzati secondo le diverse funzioni. Più ampio e centrale quello destinato ai bovini, poi la sala equini e ovini, la tripperia, il deposito pelli, ecc. Il perimetro è chiuso da corpi di fabbrica lineari che ospitano stalle e tettoie e da un alto muro.
Alla fine degli anni Settanta, gli impianti del macello vennero abbandonati ed ebbe inizio la fase di dismissione degli edifici che culminò, nella prima metà degli anni Ottanta, con la demolizione di una parte del muro di cinta e dei fabbricati concimaia, sterilizzazione, sala suini e sala ovini per la realizzazione di un parcheggio e con la costruzione, davanti all’ingresso principale del macello, del cavalcavia Cialdini sul sedime della strada preesistente. Con l’adozione del Piano Regolatore del 1989, l’area venne destinata a servizi di quartiere e furono presentati alcuni progetti di riuso degli immobili superstiti. Il piano particolareggiato di iniziativa pubblica, approvato nel 1993, firmato dall’architetto Luigi Fanti e seguito da successivi progetti di riqualificazione, portarono al recupero di una parte dell’originario complesso del macello. I nuovi edifici furono realizzati con tecnica costruttiva simile a quella dei fabbricati esistenti, mentre negli immobili originari vennero conservate le finiture ed alcune attrezzature tecniche. Dichiarato di interesse culturale nel 2007, nello stesso anno il complesso è diventato sede di alcune associazioni culturali e sportive.

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Figura 2 - Dettaglio dell’ingresso principale. (Foto V. Bulgarelli)


Fonti archivistiche e bibliografiche

ASCMO, Cartografia, Mattatoio Comunale, Sala IV, Cont. B, Rip. 2, Cart. 2°.
ASCMO, Atti Consiglio Comunale,1928, 1930.

IBC, Catalogo del patrimonio culturale. Archeologia industriale, Modena.
L. Montedoro (a cura di), La città razionalista, modelli e frammenti. Urbanistica e architettura a Modena, 1931-1965, Modena, RFM Edizioni, 2004, pp. 190-210.


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