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Architetture effimere per il centro storico

Distributore di benzina Agip, Piazza G. Matteotti 1950
Chiosco per la vendita del Caffè, Corso Duomo, 1950 circa
Chiosco per la vendita di fiori, Piazza G. Matteotti, 1950 circa

Chiosco per la vendita di banane, Largo Porta Bologna, 1952

Monumento ai Caduti della Resistenza, Piazzale Risorgimento, 1950

Vinicio Vecchi

Bar Largo G. Garibaldi, 1954
Ugo Cavazzuti


Negli anni della Ricostruzione, anche a Modena si assiste ad un processo di revisione del linguaggio architettonico, che si manifesta nei contesti monumentali, come in Piazza Grande con la Cassa di Risparmio di Giò Ponti, nei tessuti urbani minori o nei progetti residenziali. Come nei centri limitrofi si riscontra la presenza di architetti attenti a questo tipo di ricerca, come testimoniano le opere di Vinicio Vecchi, fra i più prolifici professionisti modenesi o di Ugo Cavazzuti.

Il segno di un nuovo linguaggio creato dall’accostamento di piani costituiti da superfici trasparenti e opache, dal rapporto fra forme geometriche pure e leggeri telai in cemento armato e a vista, si trova anche in opere effimere e temporanee, nel progetto di allestimento, nel dialogo con la scultura celebrativa, presenti anche nel centro storico. Chioschi, distributori di benzina, negozi sono il banco di prova del giovane Vinicio Vecchi agli esordi della sua carriera, come il piccolo monumento ai Caduti della Resistenza del quartiere San Faustino realizzato con il fratello Veldo scultore. Si tratta di una serie di “opere minori”, che per certi versi anticipano molte soluzioni poi adottate in edifici di maggiori dimensioni, progettate tra il 1948 e la metà degli anni Cinquanta, quindi anche prima del conseguimento della laurea presso il Politecnico di Milano (1952).

Chiosco delle banane (Foto Archivio Privato Gianfranco Bertolotti e Vivia Vecchi)

Nel chiosco per la rivendita delle banane (1952) situato in Largo Porta Bologna, l’attenzione è tutta dedicata alla trasparenza del volume definito attraverso il curato incastro dei profili metallici, riducendo la minuta pensilina a mero accessorio. Piani policromi leggermente sfalsati, intersecati e giustapposti, generano un divertito dinamismo. Tale carattere è accentuato dal prolungamento del telaio sul fronte dell’ingresso, soluzione che risolve così il sistema di chiusura: il pannello di vetro scorre infatti su un binario alloggiato all’interno della struttura. Questa linea di ricerca rappresenta un’evoluzione rispetto al minuscolo Chiosco per la vendita del caffè, in Corso Duomo, di qualche anno precedente (1950 circa), in cui alla partizione delle superfici mediante pannelli verticali e orizzontali non corrispondeva ancora la messa in discussione del volume puro. All’interno del chiosco per la vendita delle banane riconosciamo poi il leggero sgabello in metallo disegnato da Vecchi, versione semplificata di analoghe sperimentazioni di Carlo Mollino (ad esempio la sedia Devalle), e un pannello a tempera dell’amico pittore Luciano Giberti, raffigurante per l’occasione una selva di scimmiette e banane.

Chiosco del caffè (Foto Archivio Privato Gianfranco Bertolotti e Vivia Vecchi)

L’accentuazione della cesura tra edificio e coronamento è un tema ricorrente in questo periodo, presente anche nel bar progettato da Ugo Cavazzuti in Largo G. Garibaldi (1954) a supporto di un’area che andava configurandosi come il principale terminale delle diverse autolinee provenienti dalla provincia. Cavazzuti, Ingegnere Capo del Comune, che insieme a Mario Pucci aveva seguito i lavori per la nuova stazione delle autolinee, progetta una pensilina in cemento armato sostenuta da un’ardita ed espressiva struttura metallica a V formata da elementi in ferro di sezione cilindrica. Il vero e proprio volume del bar, un semplice prisma di ferro e vetro, appare completamente indipendente rispetto all’agile copertura sospesa.

Il tema del rapporto fra scatola e telaio, topos della cultura razionalista, diverrà anche per Vinicio Vecchi occasione di riflessione sul tema della prefabbricazione. Così sarà per la Stazione di benzina Agip in Piazza G. Matteotti (1950). Qui infatti, anche per necessità funzionali ed economiche, l’architettura è ridotta ad un container prefabbricato nel quale non trova spazio neppure la pensilina.

Distributore benzina Piazza G. Matteotti (Foto Archivio Privato Gianfranco Bertolotti e Vivia Vecchi)

In quasi tutti i progetti descritti di Vecchi è inoltre una costante l’inserimento di un’opera d’arte, di norma commissionata a Luciano Giberti o al fratello Veldo, che concorre alla determinazione della spazialità degli ambienti, mirando anche a sottolineare la natura dei prodotti in essi contenuti: una selva di banane nel chiosco a loro dedicato, atmosfere esotiche nel chiosco per la vendita del caffè, un groviglio di pneumatici e carrozzerie nella stazione di benzina in Piazza Matteotti.

La celebrazione e la memoria della Resistenza contro l’occupazione nazifascista è tema di grande rilievo politico e culturale nel periodo della Ricostruzione. Il segno di un nuovo linguaggio si legge anche nel Monumento ai Caduti della Resistenza del quartiere San Faustino in Piazzale Risorgimento (1950) realizzato da Vinicio e Veldo Vecchi. La sua minuta architettura risulta dalla composizione di un’ossatura assemblata mediante montanti e traversi in alluminio a sezione quadra, scandita da pannelli di vetro sui quali sono incisi i nomi dei caduti e poggiante sopra un basamento in cemento. All’interno di questa teca trasparente è ospitata la scultura in bronzo del fratello Veldo, alla quale fa da sfondo e da piedistallo un’orditura di mattoni lasciata volontariamente incompiuta, per simboleggiare la distruzione provocata dai bombardamenti.

A esclusione del Monumento ai Caduti della Resistenza, tutte le realizzazioni citate sono state demolite, come il negozio Alleanza Tessile in Piazza Grande, e gli allestimenti di particolare interesse, come quelli del negozio Messori in via Coltellini e della Libreria Rinascita, sono stati radicalmente trasformati.

 

Scheda a cura di Federico Ferrari


Fonti archivistiche e bibliografiche

Archivio Vinicio Vecchi, Biblioteca Civica d’Arte Luigi Poletti, Modena fasc. 443 - b. 21; fasc. 499 – b. 21, fasc. 498 – b. 21, fasc. 442.
Archivio Privato Gianfranco Bertolotti e Vivia Vecchi.
L. Montedoro, (a cura di), La città razionalista. Modelli e frammenti. Urbanistica e architettura a Modena 1931-1965, Modena, RFM Panini 2004, pp. 206-215.
C. Mazzeri, L. Fontana, Vinicio Vecchi, un architetto e la sua città: materiali di studio, primo regesto delle opere, testimonianze, Atti del convegno, Parma Edicta 2008.


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