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Officine Raimondi e Officine Julli

Officine Raimondi

via P. Gaddi 2

1934-1940

Lorenzo Ubaldo Selmi

 

Officine Julli

via P. Gaddi 6A

1935-1940

Enzo Guastalla


Collocate nell’antico Borgo di San Faustino, subito oltre il Bastione di San Francesco, quindi fuori dalle due aree a Nord e a Est del più intenso insediamento industriale di inizio Novecento, la Fabbrica di Macchine Agricole dei Fratelli Martinelli, tra via P. Giardini e via L. Vaccari, l’Officina dei Fratelli Julli e quella dei Raimondi, tra loro confinanti in via P. Gaddi, rappresentano uno spaccato importante della meccanica modenese, legata in particolare al settore agricolo. I “Martinelli” restano esempi di alta qualità tra gli aratri italiani prodotti fino ai primi anni ’60. Fortemente danneggiate dai bombardamenti del 1944, le aziende sono ricostruite e riprendono la produzione nel dopoguerra.

L’Officina Meccanica Romeo Raimondi ha origine con l’arrivo a Modena di Ippolito Raimondi assunto come meccanico nel 1907 dalla carrozzeria Orlandi, dopo l’esperienza iniziata nel 1899 a Parma nella costruzione di biciclette. Nel 1922 nei locali di via Mascarella, in centro città, inizia l’autonoma produzione di biciclette a motore, alla quale farà seguito dal 1927 quella di motori industriali e motopompe per l’agricoltura. Nel 1933, con il nuovo socio, l’ingegnere Armando Caiumi, la gamma dei prodotti si amplia con la realizzazione di motori Diesel, che procurano importanti commesse belliche della Regia Marina Militare. Nel dopoguerra l’azienda si specializza nella produzione di trattori innovativi e poi di motoscope, tuttora attiva.

Disegno dei prospetti del progetto Officina Raimondi,1940. (Archivio Storico Comune di Modena - Foto P. Pugnaghi)

Il piccolo stabilimento realizzato in via Gaddi nel 1934 viene ampliato tre anni dopo per fare fronte alle nuove esigenze produttive, sulla base di un progetto presentato dal geometra Lorenzo Ubaldo Selmi. Con l’entrata in guerra dell’Italia, le forniture belliche di motori navali Diesel alla Marina da Guerra richiedono un nuovo ampliamento firmato dallo stesso progettista. La proposta presenta soluzioni architettoniche interessanti per il contesto delle piccole manifatture modenesi, che tuttavia non convincono “per ragioni estetiche” la Commissione di Ornato, che non giustifica “… l’arrotondamento di uno spigolo…” nel quale è inserita una finestratura verticale e “…lo spezzettamento in parti alternate del paramento a vista e ad intonaco” e impone linee più semplificate.

Disegno del fronte Officina Julli,1940. ( Archivio Storico Comune di Modena - Foto P. Pugnaghi)

Più lineari i progetti che l’ingegnere Enzo Guastalla redige nel 1935 e nel 1940 per i fratelli Remo e Mario Julli, titolari dal 1920 dell’officina meccanica per macchine agricole, fino ad allora specializzata in lavori in ferro realizzati da Anselmo Julli. Il capannone, in ampliamento dell’edificio di qualche anno prima, ha una struttura in calcestruzzo armato con tamponature in mattone e ampie finestrature, coperta da capriate in metallo che reggono un tetto a due falde. In realtà sono proprio questi gli elementi, con altri, a caratterizzare per quel tempo a Modena il profilo architettonico di un edificio industriale.

 

Scheda a cura di Matteo Sintini con il contributo di Vanni Bulgarelli.

 

Fonti archivistiche e bibliografiche

Archivio Storico Comune di Modena, Fondo Ornato Particolare 1940/127 - 32
Archivio Storico Comune di Modena, Fondo Ornato Particolare 1935/88 – 283
Archivio Storico Comune di Modena, Fondo Ornato Particolare 1936/144
Archivio Storico Comune di Modena, Fondo Ornato Particolare 1940/36

G. Muzzioli, G. Villano: Vicende e protagonisti di una impresa modenese: La Raimondi Costruzioni Meccaniche dalle origini ai primi anni Settanta. Modena, Edizione Poligrafico Artioli 1996.
V. Bulgarelli, C. Mazzeri a cura di, Città e architetture industriali. Il Novecento a Modena. Modena, Franco Cosimo Panini Editore 2016.

 

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