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#ReadytoReddito

Il 18 maggio a Modena le Associazioni ACT! e Libera con il Patrocinio del Comune di Modena hanno organizzato presso il Teatro dei Segni un dialogo a più voci tra riflessioni e testimonianze di volontari della società civile, liberi professionisti, docenti, ricercatori, comunicatori, studenti, sindacalisti e lavoratori precari.

È stata una iniziativa interessante e partecipata, ricca di spunti sul tema del reddito minimo garantito.

 

A moderare l’iniziativa era Anna Ferri, giornalista di Conversomag.com: impeccabile nel mantenere i tempi dovutamente ristretti di intervento, solo cinque minuti a persona, per permettere la fluidità dell’evento. 

Valentina Graziosi, referente di Libera ha aperto la serata con un ringraziamento agli ospiti e ai partecipanti, che erano numerosi, a cui è seguito il primo intervento: Franco Zavatti, responsabile Legalità CGIL: “Povertà, disuguaglianza e precarietà del lavoro sono temi che risentono della diffusa indifferenza e sottovalutazione generale da parte dell’opinione pubblica verso fenomeni come le forme di lavoro verso il basso, con una percentuale di lavoro nero che in Emilia Romagna sfiora il 53% di irregolarità accertate nonché il fenomeno delle false cooperative che nella Provincia di Modena sono 348.In Emilia Romagna la città di Modena si piazza al terzo posto come numero di irregolarità accertate, mentre al primo e secondo si classificano rispettivamente Parma e Reggio Emilia.

Un altro preoccupante fenomeno a cui stiamo assistendo è il problema del subappalto di cui spesso si avvalgono le cooperative spurie nonché le false partite iva”.

 

A seguire ha parlato Gabriele Guaitoli, coordinatore UDU: “Parlare di reddito minimo garantito per noi studenti è parlare di borse di studio che sono il “nostro reddito minimo”. Si tratta di circa 5200 euro per gli studenti fuori sede in cui il 100% delle borse viene erogato solo in Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Non accade lo stesso in altre regioni invece”.

 

La serata è poi proseguita con Stefano Zanardi, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti: “Perché una associazione come Libera si impegna sul tema del Reddito?

Perché senza reddito non c’è libertà. Chi sono i poveri in Italia?  Il dato che risponde a questa domanda è spaventoso: tra povertà assoluta e relativa si abbraccia un quarto dell’intera popolazione. Si tratta principalmente di donne e giovani. Questa situazione è indice di un immobilismo sociale, un blocco che impedisce all’ascensore sociale di muoversi.

Nei paesi europei viene previsto un reddito minimo non inferiore ai 500 euro, fino ad arrivare ai 1300 euro in Danimarca. In Trentino è stata sperimentata la previsione di un reddito minimo, dalla quale si è tratto che solo il 20% ne ha fatto un uso continuato nel tempo dal 2009 al 2013. Ciò è servito per l’inserimento nel mondo del lavoro”. 

Monia Auricchio, CGIL (NIDIL) ha portato il punto di vista diretto dei precari: “è importante rendersi conto che ci sono anche poveri che lavorano. Il Reddito minimo di cittadinanza: è utile per dare il tempo al fruitore di formarsi e aggiornarsi per incontrare il lavoro. Vivere nella precarietà significa non poter programmare il prorprio futuro , anche quello più prossimo. Di questa categoria di precari fanno parte i giovani laureati supercompetenti e persone più anziane non più aggiornate alle nuove competenze richieste dal mondo del lavoro.

Un progetto che doveva aiutare a far fronte a questa situazione era Garanzia Giovani: tutta via ancora non è decollato a causa della mancanza di aziende disposte ad aderire. Non si può vivere con i giovani che sono a casa: attendono purchè si lavori. Ormai solo l’Italia e la Grecia sono tra i paesi UE in cui manca il reddito minimo garantito”.

Massimo Baldini, Prof. Economia presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è intervenuto dicendo che “Il reddito minimo è condizionato al basso reddito e a disponibilità a formarsi e a fare esperienze di volontariato sociale. 

Su questo tema sussistono diverse proposte: una del M5S che prevede una cifra pari al doppio previsto da “Alleanza contro la povertà” (800 euro), una di SEL e una proposta da una coalizione di associazioni “Alleanza contro la Povertà” in cui il trasferimento condizionato sarebbe pari a 400 euro a persona con un costo sociale pari a 7-8 miliardi di euro all’anno. Queste proposte si differenziano essenzialmente con l’entità del supporto da dare ai fruitori del reddito minimo.

In Italia manca questa forma di supporto economico in quanto mancano le risorse da un lato e dall’altro essendo la povertà geolocalizzata nelle regioni meridionali, si temono comportamenti opportunistici di questo sostegno.

Anche le forze sindacali non sono mai state molto a favore di questo tipo di misura, in quanto preferiscono avvalersi di sostegno che diano la priorità a chi lavora.

Tuttavia lavoro e povertà possono essere distinte. L’idea di un welfare state è avversata dalla politica di stampo cattolico. Inoltre anche la Sinistra è più interessata al lavoro che all’assistenza, anche perché per poter essere sostenibili queste misure abbisognerebbero di un aumento delle tasse”.

Giovanni Gallo, dottorando dell’Università di Economia Marco Biagi ha commentato al pubblico alcune slides sul teama del Reddito minimo in Europa: “in Francia le condizioni sono: avere 25 anni, essere abili al lavoro, avere una residenza stabile ed inoltre occorre prendersi l’assunzione dell’impegno di ricerca attiva del lavoro (salvo che si tratti di genitore single).

Inoltre sono previste sanzioni nel caso manchino queste condizioni. Anche in Germania, Gran Bretagna e Spagna il reddito minimo presenta tratti comuni a quanto previsto in Francia.

Per quanto riguarda l’adeguatezza del reddito minimo si può affermare che corrisponde a circa il 50-60% del reddito previsto come soglia di povertà. L’Unione Europea chiede all’Italia di intervenire su questo fronte dal 1992. Un forte problema è la c.d. “trappola della povertà” es. RSA francese”.

 

Giuseppe Morrone, ricercatore freelance: “In passato erano previste 150 ore di diritto allo studio per i lavoratori, ore che erano retribuite dalle imprese. Allora la classe operaia era più compatta e più politicizzata di adesso. L’ideatore di questa misura era Bruno Trentin che aveva previsto un diritto alla propria crescita intellettuale, oltre che professionale. Anche il reddito minimo può sviluppare una crescita culturale e intellettuale. Perché ci serve il Reddito minimo? Per risolvere le 3D: Disoccupazione, Disuguaglianza, Distribuzione”.

A seguire è intervenuta Cinzia Franchini, Presidente FITA CNA: “I nuovi poveri appartengono anche al mondo artigiano e a quello delle imprese in seria difficoltà.

Ad esempio l’imprenditore monoveicolare o l’imprenditore fallito. In Italia hanno chiuso duemila flotte al disotto dei sei mezzi. Sono stati perciò persi 10 miliardi di euro di introiti da accise per lo Stato”.

Simone Selmi, Fiom CGIL ha affermato che “Nel paese la crisi è condizionata dalla bolla speculativa, dall’aumento dell’età pensionabile che non permette il turno over e da una disoccupazione giovanile a due cifre, dall’assenza completa di politiche per il lavoro. Anche il tesoretto verrà destinato alla riforma delle pensioni per una legge anticostituzionale invece che al lavoro”.

Mara Mellace FLC, CGIL con il suo intervento ha rappresentato i c.d. “precari della conoscenza”: “Per quanto riguarda i lavoratori precari il Jobs Act non ha migliorato la situazione dell’Università e della Ricerca. Noi chiediamo l’apertura alla DISCOLL con la campagna #perchénoino. Se non riescono a fare un periodo sufficiente non accedono a NASPI e rimangono con niente in mano.  Con la riforma della “Buona Scuola” gli insegnati saranno assunti per tre anni rinnovabili: in realtà si tratta di una riforma che Renzi ha dovuto fare a causa dell’Unione Europea. Con riferimento alla scuola non ci saranno più contratti a tempo indeterminato. Si creeranno universi interi di lavori minuscolo pieni di buchi retributivi e contributivi.

Il reddito minimo serve per promuovere la mobilità sociale, per combattere la povertà e a sostegno della libertà di studiare e lavorare con dignità, per le donne che subiscono violenza che possano uscire di casa e sopravvivere”.

Manuel Vasili, referente di Libera a Reggio Emilia: “Le campagne “Miseria Ladra” e “Reddito di Libertà” mirano a chiedere al Parlamento di rispondere e fare una legge attraverso una raccolta di firme on line”.

Francesco Demitry, della Conoscenza: “La battaglia sul reddito è importante: si tratta di una misura a garanzia del reddito e per la riorganizzazione del sistema di tassazione.

Il reddito di formazione può essere l’unica risposta all’abbandono scolastico, contro la povertà e le disuguaglianze.

Simone Fana, ACT: “Il reddito minimo è uno strumento contro la precarietà espansiva. Significa avere la possibilità di dire “no” al lavoro senza diritti e tutele. L’Emilia Romagna non è un’isola felice.Sei milioni di poveri sono tantissimi. Si tratta di una misura di dignità non solo per i giovani ma anche per chi è meno giovane e un lavoro l’ha perso.

Garanzia Giovani assomiglia ai “mini job” in Germania introdotti da Schroeder. Si tratta per lo più di lavori di cura e pulizia ma non ti fanno uscire dalla trappola di povertà. La “Trappola povertà” è un problema che si può risolvere introducendo solo una parte di quel reddito al 50-60%.  In Francia ad esempio la franchigia è del 30%, mentre in Gran Bretagna c’è lo Universal Credit.

Soluzioni possono essere introdurre un’aliquota marginale bassa oppure integrare il reddito solo a chi lavora anche con salario basso; in ogni caso occorre ampliare la platea dei soggetti interessati ai trasferimenti monetari”.

Luca Sabattini, consigliere regionale PD ha svolto un breve intervento per aggiornare il pubblico di quanto si stia facendo sul tema in Regione, in cui il Consiglio si è impegnato ad avviare una sperimentazione entro il 2016: “è stato depositato un ordine del giorno relativo al reddito minimo garantito a cui si auspica segua un dibattito di maggiore concretezza, senza dimenticare che le risorse sono limitate. Occorre individuare il target da pensare per l’intervento di sperimentazione: l’Emilia Romagna può essere un laboratorio ideale per questo obiettivo. L’importante è rimanere nel merito della questione e approfondire i temi. Sono i piccoli passi che portano al vero cambiamento”.

Senza dubbio #ReadytoReddito è stata una iniziativa ben organizzata e gestita, su un tema di forte interesse per la cittadinanza, ma in particolare per i giovani, numerosi in sala e un successo per le Associazioni Act! e Libera.

Chi scrive

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Monica Pradelli

Modenese doc e Rezdòra 2.0. Digital Champion.

Sono European Project e Social Media manager.

Collaboro con diversi magazine on line a tema culturale e di attualità e curo un Blog su Gazzetta di Modena "La Bella Europa".


Scrivo di tante cose ma poter scrivere di "casa tua è la cosa più bella del mondo"... O no?