04/03/2004

L'OCA, IL CAMMINANTE E UN OLOGRAMMA DI FRANCESCO I

Sono le opere progettate da Carlo Cremaschi, Wainer Vaccari e Franco Vaccari.
'Arte in città' ha coinvolto, fino ad ora, tre artisti legati al territorio modenese, Carlo Cremaschi, Franco Vaccari, Wainer Vaccari, e tre artisti attivi sulla scena italiana, Giovanni Anselmo, Arnaldo Pomodoro e Mimmo Paladino, chiamati a formulare una proposta, in vista della realizzazione e della sistemazione delle loro opere in luoghi diversamente nevralgici della città. I nomi individuati coprono un arco espressivo e cronologico estremamente vario e complesso, non riducibile a una tendenza o una generazione. Allo stesso tempo, i sei artisti fungono da punto di avvio, e non di arrivo, per un progetto più ampio, che si vorrebbe continuasse nel tempo, per riportare la città a farsi committente non solo di edifici, piazze, strade ma anche della loro prospettiva estetica e simbolica. La grande 'Oca', progettata da Carlo Cremaschi per questa occasione, è un gioco, un'apparizione di sogno che se da un lato ha i suoi naturali referenti storici (da Oldenburg a Robert Venturi), dall'altro conferma la vena poetica dell'artista e la sua capacità di muoversi tra le immagini quotidiane conferendo ad esse un nuovo significato. L'intervento pensato da Franco Vaccari per il centro di Modena ha caratteristiche di immaterialità, leggerezza e anti-retorica tipiche della sua poetica: un ologramma che fa apparire di notte Francesco I d'Este, immortalato secoli fa da Bernini in un busto marmoreo. Un omaggio all'arte e alla storia, ma anche alla volontà di riattivare il passato nel presente, d'inserirsi con un segno forte dal punto di vista simbolico e iconografico all'interno dello spazio cittadino storico senza forzarne la natura. Il soggetto della scultura di Wainer Vaccari, 'il camminante', è ancora una volta la figura umana, il viandante che ha popolato per anni le sue tele: essa si confronta direttamente con gli esempi della statuaria pubblica cittadina del passato, giocando sullo stesso terreno una partita rischiosa ma affascinante, quella di innovare dall'interno un linguaggio plurisecolare, con la coscienza di un artista del XXI secolo. Di Giovanni Anselmo, Mimmo Paladino e Arnaldo Pomodoro, che hanno aderito al progetto, vengono presentate in mostra alla Galleria Civica alcune immagini relative ad interventi già realizzati in luoghi pubblici, in modo da mostrare al pubblico modenese le linee guida della loro poetica. I tre artisti italiani, rappresentano tre stagioni dell'arte contemporanea, e altrettanti modi diversi di intendere la scultura e il suo linguaggio. Arnaldo Pomodoro, ha mosso i suoi primi passi nel momento di massima affermazione delle poetiche dell'informale, e ai suoi principi è rimasto fedele. Nel 2002 ha esposto, in una grande mostra antologica nei giardini del Palais Royal di Parigi, circa 40 opere di grande dimensione, datate dal 1962 al 2000, selezionate dallo stesso artista come pertinenti al luogo. 'Hortus Conclusus' di Mimmo Paladino, esponente di primo piano della Transavanguardia, è un insieme di sculture collocate nel 1992 all'interno dell'antico orto dell'ex convento dei padri domenicani di Benevento, allora in fase di restauro e oggi destinato a sede universitaria. Giovanni Anselmo è uno dei maggiori rappresentanti della cosiddetta 'Arte Povera'. Le immagini presenti in mostra si riferiscono a due installazioni del 1984, realizzate una alla Mole Antonelliana di Torino, l'altra al Castello di Rivoli.

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