24/10/2007

OMAGGIO A KOKI FREGNI GRANDE SCENOGRAFO DEL '900

Apre sabato 27 ottobre al Museo civico d'arte di Modena una mostra con le nuove donazioni. L'artista lavorò anche alla decorazione di chiese e alle Feste dell'Unità
Ha ideato e realizzato 150 spettacoli di lirica, prosa e balletto, ha creato marchi importanti per aziende del territorio, si è dedicato alla ricostruzione disegnata e dipinta dei teatri storici di Modena.
Maggiore scenografo modenese del ‘900, disegnatore, pittore e costumista, Koki Fregni – nato a Mirandola nel 1930 e morto nel 1994 all’età di 64 anni – riceve ora l’omaggio di Modena con una mostra dal titolo “Dal bozzetto teatrale all’opera lirica”, che sarà inaugurata sabato 27 ottobre alle 17.30 nelle sale del Museo civico d’arte, al Palazzo dei Musei, dove resterà aperta fino al 17 febbraio. La mostra si potrà visitare da martedì a venerdì dalle 9 alle 12, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
In coincidenza con la mostra, il Ridotto del Teatro Comunale propone una piccola esposizione di bozzetti di opere liriche realizzate dagli scenografi modenesi Ferdinando Manzini (1817-1886), Andrea Becchi (1851-1926) e Koki Fregni (1930-1994). L’esposizione, realizzata dal Museo in collaborazione con Galleria civica e Teatro Comunale, si potrà visitare dal 25 ottobre al 13 aprile in occasione della stagione teatrale durante gli spettacoli.
La mostra allestita al Museo civico d’arte nasce da una nuova donazione di oltre cento opere che la moglie dell’artista ha assegnato alla raccolte civiche. Si tratta di un importante fondo di schizzi e bozzetti dei principali scenografi modenesi dell’Ottocento (Camillo Crespolani, Ferdinando Manzini e Andrea Becchi), di schizzi per un manuale di scenotecnica e di studi, bozzetti e disegni tecnici per le scenografie del “Werther” di Massenet. “La donazione e la mostra – spiega la direttrice del Museo civico d’arte Francesca Piccinini - documentano anche un altro versante dell’attività di Koki Fregni, quello relativo alla storia del teatro e, in particolare dei teatri modenesi, attraverso le ricostruzioni grafiche realizzate per alcuni volumi pubblicati tra gli anni Ottanta e Novanta”.
La predisposizione per il disegno di colui che Lele Luzzati definì “un maestro di pittura che faceva lo scenografo” si manifesta sin dall’infanzia e quando nel dopoguerra don Zeno Saltini crea una casa di produzione cinematografica nell’ambito dell’Opera “Piccoli Apostoli” Koki Fregni incontra per la prima volta il mondo del teatro e si dedica all’allestimento di un palcoscenico per esercitazioni teatrali e corsi di fotografia. Frequenta, poi, l’Istituto d’Arte Venturi di Modena e in soli tre anni consegue il diploma dei sei anni di studi del corso di decorazione murale e plastica. Fra le prime esperienze la decorazione dell’interno di una piccola chiesa sull’Appennino modenese con gruppi di figure e grandi ritratti di Stalin e Lenin al Festival dell’Unità.
Nei primi anni Cinquanta, regolarmente stipendiato come grafico dalla Federazione del Partito comunista di Modena e al servizio di qualche tipografia, compresa quella della Curia, realizza i primi progetti per arredi, allestimenti di stand e negozi e cura la grafica di alcune industrie, tra cui anche la Ferrari e la Maserati a Modena. Dal 1951 segue i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e nella sessione estiva del 1954 consegue il diploma di maestro di scenografia. A 26 anni Koki Fregni amplia il campo d’azione della sua attività con i primi interventi nel settore teatrale, ideando scenografie per gruppi amatoriali e, soprattutto, per spettacoli dedicati ai ragazzi. Nel 1958 disegna la scenografia della commedia “La pulce nell’orecchio” di Georges Feydeau per il Teatro Minimo di Modena. Per la stagione 1962-1963 la direzione del Teatro Comunale di Modena gli affida i bozzetti e la realizzazione di due opere liriche: “I puritani” di Vincenzo Bellini e “Lucia Lammermoor” di Gaetano Donizetti. Da quel momento la sua attività si svolge soprattutto nel campo della scenografia. Alcuni spettacoli ai quali lavora vengono rappresentati nelle maggiori città d’Italia e all’estero, come il “Concerto Milva Piazzola” a Parigi e a Tokio.

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