“Sindaco, in questi mesi lei ha incontrato industriali, rappresentanti sindacali, esponenti di istituzioni e amministratori: tutti hanno un ruolo, rappresentano qualcosa. Quindi le chiedo: perché noi siamo qui?”. “Siete qui proprio perché non rappresentante nessuno in particolare, ma avete qualcosa da dire, perché lo fate ogni giorno con le vostre attività e perché, in questo modo, rappresentate quei cittadini che non hanno ruoli particolari, ma sono attenti a quel che succede; magari non si esprimono, ma hanno idee e progetti”.
Si è aperto con questo “botta e risposta” l’incontro di martedì 12 ottobre tra il sindaco di Modena Giorgio Pighi e un gruppo di artisti, intellettuali e personaggi modenesi nell’ambito del percorso di consultazione dei cittadini “Effetto Modena”. Il dibattito si è incentrato attorno a tre parole chiave: giovani, segni e reti, intese come sistemi di relazione tra le persone e la città. Di giovani ha parlato subito il sindaco, presentando i quattro temi del dibattito: welfare, economia, urbanistica e capitale sociale. “Da voi - ha detto Pighi - mi aspetto un contributo di elaborazione originale, che ci aiuti a immaginare la città delle future generazioni”.
Erio Carnevali ha proposto di “lavorare sulla latenza, su quanto è abbozzato, ma non compiuto. Occorre – ha detto – passare dalla città delle abitudini alla città delle opportunità, rinnovando e migliorando anche quello che già funziona bene come il Festival filosofia”. Per Magda Siti “dobbiamo avere la capacità di far nascere i pensieri, valorizzare le differenze, creare luoghi dove il confronto sia permanente. Soprattutto - ha sostenuto – è importante intrecciare le linee di pensiero che già esistono, ufficiali e informali, poi farle lavorare insieme, perché i compartimenti stagni non fanno progredire”. Così Carlo Cremaschi: “Non basta che la città funzioni bene, deve essere anche bella e vivace, deve accompagnare e sostenere le sue eccellenze, artisti compresi, quando escono dalle mura, in Italia e all’estero”.
Bepi Campana ha invitato a “sostenere il lavoro degli istituti culturali”, chiedendo anche: “Se la questione giovanile è centrale, allora perché le politiche giovanili sono quasi sempre marginali? Non c’è contraddizione – ha ribadito - nell’affermare che insieme a quelle giovanili si deve riuscire a utilizzare meglio anche le energie degli anziani”. Campana ha infine proposto di realizzare una mappa dell’offerta culturale modenese.
“Siamo bombardati da informazioni e iniziative, tutto consumato in un attimo, mentre è sempre più evidente - ha sottolineato Paolo Ballestrazzi - che si dovrebbe puntare a sedimentare, a creare le condizioni affinché anche idee e proposte abbiamo il tempo di crescere, di essere comprese e quindi praticate”. Gianni Valbonesi ha affermato: “Non credo ci sia nulla da eccepire sulla qualità dei servizi culturali modenesi. Quel che rilevo è l’assenza di elementi simbolici, per esempio di segni importanti in architettura, interventi che siano anche utili e che rimangano nel tempo”.
Il tema dell’architettura è tornato in diversi interventi, compreso quello di Andras Gomes: “Io, da tedesco che vive qui, non riesco a capire come una città come Modena non abbia un solo segno evidente, riconoscibile, dei suoi ultimi 30 anni. Si deve riflettere su cosa è moderno, deve risultare evidente l’impegno sullo sviluppo delle biotecnologie e delle nanotecnologie. Bisogna superare – ha concluso - i limiti mentali che impediscono di sviluppare le rete di relazione tra persone, imprese, città e paesi”. Ugo Cornia ha suggerito “un’indagine rivolta ai giovani, chiedendo loro cosa piace e cosa no, perché a volte - ha detto - ho l’impressione che si agisca a caso, senza sapere bene quali siano le esigenze vere. Poi vedo i ragazzini immigrati che giocano insieme per strada, mentre noi stiamo rintanati davanti alla tv, forse vivono meglio loro”.
Sul bisogno di identità è intervenuto Wainer Vaccari: “Dobbiamo stimolare una città distratta”. Lorenzo Bertucelli ha sottolineato la necessità di “azioni simboliche: a volte basta un gesto, purché riconoscibile, per mettere in moto idee e intelligenze; il segnale giusto per convincere che ci si sta impegnando e che di conseguenza anche l’impegno dei singoli non è vano. La politica deve quindi trovare nuovi canali di comunicazione”. Secondo Giovanna Gentilini “il rischio maggiore, oggi, è quello dell’isolamento, che può essere di una persona o di una comunità: bisogna creare anche luoghi fisici di incontro se si vogliono sviluppare i luoghi mentali e cioè le basi per l’arte, la cultura, ma anche per la ricerca e la tecnologia”. Beppe Manni ha ribadito che i giovani non vanno attesi, ma incontrati, quasi stanati: “Quando si crea un luogo di confronto, reale o virtuale, si è comunque di fronte a qualcosa di prezioso, da valorizzare e sviluppare”.
La serie degli interventi è stata conclusa da Franco Vaccari: “La polverizzazione in tante micro-iniziative non consente di arrivare al nucleo forte dell’energia; si deve gestire bene l’esistente, ma soprattutto sul futuro bisogna volare alto. Il futuro – ha aggiunto - non si può prevedere, però possiamo provare a immaginarlo e poi impegnarci a realizzarlo”.
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