20/09/2010

"CONCORDO CON IL VESCOVO, SERVE UN PATTO EDUCATIVO"

Il sindaco di Modena Giorgio Pighi commenta la prima lettera pastorale di monsignor Antonio Lanfranchi, scritta a sei mesi dal suo insediamento.

Il sindaco di Modena Giorgio Pighi commenta la prima lettera pastorale dell’Arcivescovo di Modena monsignor Antonio Lanfranchi sul tema dell’educazione. Ecco il testo.

La prima lettera pastorale dell’Arcivescovo di Modena, scritta a sei mesi dal suo insediamento e dedicata al tema dell’educazione, sarà certamente letta e approfondita nelle parrocchie e nelle associazioni cattoliche. Sarebbe tuttavia un peccato se essa non potesse offrire anche al resto della città l’occasione per una riflessione su un tema così centrale e urgente. Come ho già avuto occasione di osservare, anche la nostra città ha l’esigenza di animare il dibattito pubblico con contenuti di alto livello per evitare una deriva del confronto ripiegata solo su interessi particolari e confinata negli spazi angusti di un localismo senza orizzonti e senza prospettive.
Poiché l’educazione è fondamentale nei processi di costruzione dell’identità personale e collettiva ed è un elemento imprescindibile della coesione sociale, la riflessione di monsignor Lanfranchi è anche un indiretto, ma prezioso contributo al percorso degli “stati generali” con cui il Comune intende affrontare le nuove sfide - welfare, economia e lavoro, urbanistica e capitale sociale - con nuove modalità di partecipazione e di ascolto.
Nella cornice di una lettera pastorale nella quale riecheggiano Husserl e Durkheim, Benedetto XVI e don Bosco, Dostoevskij e Marcel, Guardini e il libro dell’Esodo, l’Arcivescovo di Modena ricorda che l’educazione ha nelle nuove generazioni i principali destinatari, nella speranza una compagna di viaggio e nel rendere “mondi vitali” i luoghi dell’esperienza una finalità. Tutto questo per dare nuovo significato alle relazioni, recuperare il concetto del “prendersi cura”, riscoprire il ruolo della libertà e della coscienza e il singnificato dei verbi “sostenere” e “incoraggiare”. Sono considerazioni per nulla astratte e per niente generiche poiché una città esiste e cresce in virtù di mura, strade, case e organizzazione, ma soprattutto di relazioni autentiche, memorie e valori condivisi, obiettivi ragionevoli e raggiungibili.
L’antropologo Marc Augé e il sociologo Zygmunt Bauman, nel corso dei proficui incontri che ho avuto nei giorni del Festival filosofia, mi hanno nuovamente sottolineato che Modena è per loro un “luogo in senso pieno”, capace di esprimere visibilmente un legame con il passato e le sue elaborazioni e di trasmettere uno spirito positivo che sarebbe importante riuscire a trasferire anche al resto d’Italia. E monsignor Lanfranchi, nella sua lettera pastorale, ricorda che la nostra città “possiede un patrimonio sociale ricco di esperienze associative e di volontariato, di cultura della partecipazione, che si esprime anche nella collaborazione nel campo educativo”. Una collaborazione ricca di frutti per il bene comune – espressione troppo spesso dimenticata – che richiede un “patto educativo” o un’”allenza educativa” tra le realtà del territorio.
Ritengo che questo sia, tra i tanti, un passaggio assolutamente condivisibile. Nella giusta e necessaria distinzione di funzioni tra Chiesa e comunità civile (realtà tra loro non impermeabili e nemmeno chiuse l’una all’altra, osserva giustamente l’Arcivescovo) e nella serena collaborazione tra soggetti attivi e culture di ispirazione regiosa e laica esiste lo spazio per definire un orizzonte comune di significati e di obiettivi condivisi capace di includere e non escludere, di valorizzare il patrimonio culturale specifico di ognuno e non di mortificarlo, di ribadire il valore delle parole pubbliche e non di sprecarlo in diatribe di poco conto, di recuperare la dignità delle istituzioni e non di deprimerle o piegarle a interessi personali o di parte.
Come annuncia monsignor Lanfranchi, la Chiesa locale rifletterà quest’anno sul libro biblico dell’Esodo, che narra la schiavitù d’Egitto, l’esperienza del deserto e la terra promessa, quindi la natura dell’oppressione e i dilemmi dell’affrancamento. Come ha ben visto in un suo celebre libro il filosofo Michael Walzer, al quale la nostra Università ha di recente conferito la laurea ad honorem, l’Esodo è ancor oggi una potente ed efficace metafora dei processi di liberazione. E di tutti gli sforzi che nascono dalla necessità di trovare un “luogo migliore” in cui vivere, o anche solo un “modo migliore”, più sobrio e più umano, di abitare il luogo in cui già si vive. C’è spazio per un ampio confronto sui temi dell’educazione. E ci sono le condizioni per un “patto” che consenta di recuperare l’idea della speranza e quella del futuro.

Giorgio Pighi
Sindaco di Modena
 

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