09/10/2012

FUSIONE HERA ACEGAS-APS / 2 – CRITICA L’OPPOSIZIONE

Perplessità per il rischio di una sempre maggiore lontananza dal territorio, per la perdita di controllo del Comune e per la differente direzione rispetto al referendum sull’acqua

Perplessità per la sempre maggiore lontananza dal territorio, per la difficoltà di controllo dell’Amministrazione e per la differente direzione rispetto alle indicazioni espresse dai cittadini con il referendum sull’acqua. Queste le principali osservazioni delle opposizioni sulla delibera relativa alla fusione tra Hera e Acegas emerse nel dibattito di lunedì 8 ottobre in Consiglio comunale.

Ad aprire il dibattito Nicola Rossi, capogruppo di Modena futura, che ha sottolineato come “anche i forti dissensi interni alla maggioranza dimostrano che l’operazione ha criticità e una forte connotazione politica. Vorrei conoscere i vantaggi per i cittadini – ha detto – soprattutto se pensiamo che Hera oggi è una società estranea al territorio, il Comune non incide sulle politiche della multiutility e il referendum sull’acqua pubblica è come se non ci fosse stato”.

Per il Pdl, Michele Barcaiuolo ha affermato che “il sistema misto racchiude in sé tutto il peggio del pubblico e del privato: l’alternativa è tornare alle municipalizzate o liberalizzare realmente il mercato, mentre Hera opera da privato in regimi di esclusivo monopolio, creando una serie di evidenti svantaggi per i cittadini”. Il consigliere ha anche lamentato la mancata informazione preventiva sulla scelta di fusione. Dello stesso tenore l’intervento di Olga Vecchi: “Siamo contrari ai carrozzoni; perderemo la territorialità aumentando la mole di manager da remunerare. Vogliamo un’azienda che pulisca la città, non che aumenti le tariffe e avveleni l’area con il potenziamento dell’inceneritore per fare cassa con i rifiuti speciali”. Sandro Bellei ha sottolineato le posizioni contrarie alla fusione all’interno e all’esterno dell’Aula. “Sono sul piede di guerra i cittadini e le associazioni ambientaliste e il coro dei contrari è molto rappresentativo, ma le decisioni – ha concluso – si prendono in Consiglio comunale, dove la maggioranza ha i voti per vendere le azioni e fare la fusione”. Per il capogruppo Adolfo Morandi si tratta di una “operazione finanziaria, che porterà la società ad essere una delle maggiori in Italia nel settore, con il tentativo di valorizzare le azioni in borsa nella logica di arrivare a una vendita delle stesse. Si finirà per creare una società di partecipazione pubblica sempre più grande, in condizione di oligopolio, senza interventi che portino vantaggi ai cittadini. Anche per Luigia Santoro “la fusione non risponde a bisogni dei cittadini, ma solo a ragioni economiche e nel tempo porterà a una perdita della funzione di controllo a garanzia che i cittadini possano godere di tariffe inferiori e di servizi di qualità. Le scelte di un Comune non dovrebbero avere principalmente a cuore la tutela dei cittadini?”. Per Gian Carlo Pellacani “la fusione, molto contestata anche a livello regionale, va ad aumentare la dimensione di Hera, che la porterà a un allontanamento dal territorio, inoltre Modena venderà parte delle sue azioni indebolendo la propria partecipazione. In questo modo si allontana anche l’obiettivo del referendum sull’acqua votato dal Pd, perché i Comuni avranno sempre meno peso”. Andrea Galli ha ribadito che “l’interesse di Hera è conflittuale nel momento in cui deve scegliere se remunerare il capitale degli investitori o se ridurre le bollette per i cittadini”. Il consigliere ha chiesto “ai presenti in Aula in qualche modo collegati ad Hera di uscire: membri di cda di società collegate, dipendenti o azionisti della società”.

Anche per Sandra Poppi, di Modena5stelle-beppegrillo.it, si tratta “di un’operazione finanziaria”. La fusione “contraddice la volontà degli italiani espressa con il referendum dello scorso anno sull’acqua. Dimostra infatti la volontà di gestire i servizi pubblici locali secondo la logica privatistica del mercato”. La consigliera ha inoltre criticato “le modalità di decisione su questi temi senza alcuna consultazione dei cittadini, né dei consiglieri”.

Sergio Celloni di Mpa ha parlato di “inutilità del Consiglio dal punto di vista decisionale: Hera ha avviato questa fusione già da tempo, ma quello che viene a mancare è il ruolo del pubblico. Credo sia opportuno  - ha aggiunto - portare avanti la politica dei territori, che è l’unico modo di mantenere limitate le tariffe e di garantire servizi migliori, non si può pensare soltanto agli utili di questa società”.  Eugenia Rossi, di Etica e Legalità, ha evidenziato che “con questa operazione Hera arriverà a un indebitamento di due miliardi 800 milioni di euro. Come si fa a escludere un aumento ulteriore delle tariffe che già oggi sono tra le più alte d’Italia?”. La consigliera ha espresso perplessità per l’aumento di componenti del cda e preoccupazione per lo scenario, “assolutamente non positivo”.

Davide Torrini dell’Udc ha evidenziato che “la fusione è il frutto della logica della borsa, che impone di allargarsi sempre di più per mantenersi sul mercato. E’ inutile piangere sul latte versato, su scelte fatte nel passato”. La salvezza, per il consigliere, è solo una: “Dividere reti e infrastrutture da una parte, la cui proprietà deve essere pubblica, e società di gestione dall’altra, da definire con gara pubblica”.

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