16/11/2012

CARDIOLOGIA, PIGHI: “ORA PIÙ TRASPARENZA NEI FINANZIAMENTI”

Per il sindaco di Modena non è il momento del “tutti contro tutti” e invita a intervenire per migliorare le procedure relative alla ricerca in campo sanitario

Il sindaco di Modena Giorgio Pighi, co-presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria, interviene a proposito delle vicende relative al reparto di Cardiologia del Policlinico.

 

Non è il momento del “tutti contro tutti”. Capisco che sia forte la tentazione di difendere il proprio operato, di rivendicare i meriti e, di conseguenza, anche senza volerlo, arrivare ad attribuire ad altri i demeriti. Specialmente se si ritiene di aver agito per il giusto, con moderazione e coraggio insieme.

Ma è abbastanza avvilente assistere in questi giorni a ciò che può essere interpretato come uno scaricabarile sul caso Cardiologia. Avvilente e inutile: sulle responsabilità penali sta svolgendo la sua opera la magistratura, la politica deve occuparsi invece di individuare le possibili soluzioni ai problemi che sono emersi.

Per farlo è necessaria una forte unità di intenti da parte di tutti i soggetti interessati, ognuno con per le proprie responsabilità, ma con un obiettivo unico: restituire alla Cardiologia e insieme a essa a tutta la sanità modenese, quella credibilità generale rispetto ai cittadini, ai pazienti e alle loro famiglie.

Il percorso seguito, del resto, è stato lineare: una associazione di volontariato, gli Amici del Cuore, ha sollevato un problema serio; Azienda Policlinico, Ausl e Regione hanno avviato le inchieste amministrative interne che hanno portato ad accertare comportamenti anomali; quegli esiti hanno determinato cambiamenti sostanziali nell’organizzazione della Cardiologia modenese e al contempo sono stati trasmessi alla magistratura. Tutto questo è avvenuto un anno e mezzo fa. Da allora c’è stato un periodo di lavoro ininterrotto presso il reparto, un lavoro che prosegue tuttora malgrado le evidenti difficoltà dovute alla svolta nelle indagini.

Questo percorso, pur in un quadro drammatico, rispecchia in pieno la volontà di ripristinare legalità e serenità mettendo in primo piano le esigenze dei cittadini. Ma ora non possiamo limitarci a questo. Ciò che è già stato evidenziato dalla magistratura, al di là dell’accertamento dei reati, ci deve impegnare a definire procedure e regole nuove almeno su tre aspetti: una verifica a tappeto dei casi trattati nel corso delle cosiddette sperimentazioni, quindi non solo il numero verde già prontamente istituito, ma anche un’equipe dedicata e attrezzata; sostenere l’impegno delle direzioni generali di Ausl e Policlinico nella riorganizzazione complessiva di Cardiologia a Modena, sulla base di ciò che è stato previsto nel Pal con la creazione del dipartimento interaziendale; infine, ma in riferimento a questo caso specifico è forse la cosa più importante, rendere trasparenti i finanziamenti alla ricerca clinica, seguire la pista del denaro per arrivare a neutralizzare anche le possibili tentazioni.

I primi due aspetti sono di stretta competenza delle strutture sanitarie e quindi mi limito a indicare un percorso, sul terzo elemento, la trasparenza, credo invece si debba procedere con decisione e su basi completamente nuove.

Proprio perché operiamo in un sistema di sanità eccellente come quello dell’Emilia Romagna, anche sulla base di questa esperienza, occorre imporre una più tassativa tracciabilità dei finanziamenti della ricerca per bandire sotterfugi, furbizie, scorciatoie, favoritismi, ambigue amicizie e inconfessabili compromissioni.

Il finanziamento da parte dei privati, senza altro vincolo che non sia il loro interesse economico, può significare imporre alle strutture, all’insaputa degli organismi dirigenti e dei comitati etici, obiettivi, sperimentazioni, verifiche che scandiscono le attività di una parte della ricerca pubblica. Obiettivi, sperimentazioni e verifiche, invece, devono essere sempre e solo decisi dal sistema pubblico, senza sotterfugi e attraverso vincolanti convenzioni scritte, con l’obbligo di dichiarare fino all’ultimo euro il denaro impiegato, obbligandosi a risarcire il danno materiale e di immagine qualora sia elargito ulteriore denaro a qualsiasi titolo. Università e strutture cliniche che fanno ricerca devono porre ai loro dipendenti condizioni tassative: l’utilizzo di fondi privati occultati al sistema è un atto illegale che deve portare all’allontanamento dalle strutture pubbliche.

La mancanza di trasparenza inquina la ricerca scientifica fatta nell’interesse generale con quella a profitto di un’azienda, entrambe necessarie ma con chiarezza di ruoli e di finanziamenti. Senza trasparenza è possibile “camuffare” la ricerca pubblica e, nascondendo i veri scopi, trasformare i pazienti in cavie clandestine. La carenza di trasparenza, inoltre, arreca danno all’Ente pubblico, svilito a strumento di interessi privati e di vantaggi indebiti per certe aziende che, invece del giusto corrispettivo allo Stato, se la cavano con mance più o meno torbide percepite da singoli dipendenti pubblici infedeli.

Nel frattempo, in attesa che la magistratura compia il suo dovere, è necessario che Modena ritrovi unità ed equilibrio per affrontare la situazione con impegno e razionalità.

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