Unanime il riconoscimento del ruolo della cooperazione da parte del Consiglio comunale di Modena che, nella seduta straordinaria sul tema di giovedì 22 novembre, ha visto intervenire numerosi consiglieri.
Eugenia Rossi di Etica e legalità ha messo in guardia “dal rischio per le cooperative di scivolare verso imprese immobiliari” e ha evidenziato che parlando di cooperazione internazionale “è importante sollevarsi dall’errore di imporre i nostri modelli economici ad altri Paesi, bisogna essere pronti ad accettare modelli diversi dai nostri per cercare non solo lo sviluppo economico, ma quello sociale e sanitario, tenendo dritta la barra dei diritti umani”.
Per il Pdl, Andrea Galli ha sottolineato “la necessità delle cooperative di rimodellarsi, perché hanno perso le caratteristiche originarie a causa delle grandi dimensioni e per l’entrata in territori sporchi, come quello della finanza che risponde a logiche contrarie a quelle cooperative. Il gigantismo rende difficile il ruolo dei soci – ha aggiunto – e i vertici rischiano di rispondere sempre più a logiche autoreferenziali”. Gian Carlo Pellacani ha definito l’ordine del giorno della maggioranza “datato, ideologizzato e privo di una visione moderna. La cooperazione è un mondo in grande e positiva evoluzione con compiti vasti e la mozione dovrebbe contenere gli alti obiettivi futuri che si pone. Invito la maggioranza a ritirarlo e a scriverne uno insieme, è importante che da questo Consiglio comunale nasca un documento condiviso”.
Per Davide Torrini dell’Udc “la cooperazione può e deve avere un ruolo centrale nel sistema economico, nel quale ci sono modelli diversi che rispondono a esigenze diverse. Sono convinto – ha proseguito – che criticare certe forme di degenerazione relative ad alcune cooperative, soprattutto le più grandi, sia la modalità migliore per salvaguardare la mutualità cooperativa, non un modo per condannare il sistema”.
Sandra Poppi di Modena5stelle-beppegrillo.it ha ricordato il ruolo riconosciuto alle cooperative dall’Onu e gli ideali di questo modello “che condivido”, ha detto. “Non basta che sulla carta ci sia scritto ‘coop’, ma conta anche il comportamento delle persone e la coerenza, e che il virtuosismo non degeneri nella speculazione. Credo sia importante lasciare alle cooperative il motore di una società più equa e responsabile”.
Per il Pd, William Garagnani ha ricordato l’origine inglese del movimento cooperativo, “ma l’ideale è stato sviluppato ampiamente nel territorio modenese, dove il Forno sociale, la prima cooperativa, trovò sede nel 1863”, ha affermato. “Questo modello fa dell’economia modenese un unicum forte e originale, un baluardo sul quale contiamo per superare anche i danni fatti dal terremoto”. Michele Andreana ha definito Modena “una terra di cooperatori e di impresa diffusa, in cui è stato messo in atto il pluralismo delle forme economiche. L’impresa cooperativa – ha detto – è un modello di democrazia economica e partecipata, che ha un fortissimo legame con il territorio, si espande ma difficilmente si delocalizza. Per questo è attuale e può rappresentare un antidoto alla crisi”. Per Stefano Prampolini “gli eventi economici e politici mondiali degli ultimi anni hanno evidenziato la necessità di rendere le persone protagoniste dello sviluppo economico del proprio Paese. Nel nostro territorio sono nati i primi tentativi di alleanza concreta tra le cooperative con matrici ideologiche diverse: da qui l’auspicio e la fiducia riposti nella neonata Alleanza delle cooperative italiane”. Il consigliere Enrico Artioli è intervenuto nel merito della mozione: “Si prende atto delle osservazioni dei consiglieri d’opposizione, ma la nostra mozione presenta alcuni elementi fondamentali, soprattutto quelli intergenerazionali, e per questo riteniamo di mantenerla. Ciò non toglie – ha precisato – che siamo disponibili prossimamente a lavorare su una mozione congiunta sul tema”.
Durante la seduta tematica sono intervenuti anche gli assessori comunali alle Risorse umane Marcella Nordi e alle Politiche economiche Daniele Sitta. Secondo Nordi “è fondamentale l’idea di mettere assieme capitale e lavoro nelle stesse mani: i giovani possono rinvigorire il concetto di cooperazione a partire dai valori fondanti di questo modello. Bisogna capire se si possono superare certi attriti – ha proseguito – per dare la possibilità alle nuove generazioni di creare sistemi cooperativi che funzionano. Il rischio è che il profitto finisca per distogliere dai valori della cooperazione”. Per l’assessore Sitta “la cooperazione ha fornito un contributo determinante per il raggiungimento di obiettivi economici e sociali. Il pluralismo economico è fondamentale per salvaguardare quello politico e la democrazia”, ha aggiunto, individuando come chiave dello sviluppo della cooperazione il fatto di reinvestire gli utili: “E’ logico che ci sia un trattamento fiscale diverso – ha concluso – perché più investimenti vogliono dire più occupazione”.
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