08/03/2012

SCUOLE D'INFANZIA, L'ASSESSORE SCRIVE AI PARLAMENTARI

In una lettera aperta a deputati e senatori modenesi l'assessore all'Istruzione Adriana Querzè chiede “parità di trattamento per le scuole gestite dagli enti locali”

 

“Battetevi insieme a noi, affinché i servizi per l'infanzia gestiti dai Comuni non
siano discriminati rispetto alle scuole statali e paritarie”. É l'invito che l'assessore
all'Istruzione del Comune di Modena, Adriana Querzè, rivolge nella lettera aperta
inviata ai rappresentanti modenesi in Parlamento. Come evidenziato anche dal
sindaco Giorgio Pighi nel corso dell'ultimo Consiglio nazionale Anci, l'attuale Legge
di stabilità consente di rimpiazzare soltanto il 20 per cento dei dipendenti comunali
in uscita e impone un vincolo del 50 per cento rispetto alla spesa 2009 per il personale
flessibile. Condizioni che comportano di fatto l'impossibilità di garantire il personale
docente e quindi la necessità di esternalizzare le scuole. La prospettiva ha aperto un
ampio dibattito politico in città, nell'ambito del quale il neonato comitato “Giù le
mani dagli asili” ha consegnato al sindaco e all'assessore una petizione accompagnata
da 3 mila 800 firme. Di seguito, il testo della lettera inviata ai parlamentari modenesi.
“Gentilissimi,
da oltre quarant’anni il Comune di Modena è impegnato nella crescita e
nella diffusione dei servizi per l’infanzia. I tratti distintivi di questo impegno vanno
ricercati nella centralità dei bambini come soggetti di diritti, nella professionalità
degli insegnanti, nella partecipazione dei genitori e quindi nella costruzione di una
scuola inclusiva, aperta, di qualità.
In questi quarant’anni il sistema educativo e scolastico modenese per bambini da
zero a sei anni è cresciuto in un’ottica di integrazione fra istituzioni pubbliche e
private che consente oggi di offrire un posto al nido e alle scuole dell’infanzia a tutti
i richiedenti. Anche il privato e il privato sociale, che tanto si sono spesi in questa
città, riconoscono che la presenza di un nucleo forte di strutture comunali e l’efficacia
dell’azione di programmazione e controllo dell’Ente locale hanno contribuito alla
creazione di un sistema ampio, equilibrato, di qualità.
Oggi però, siamo di fronte ad una situazione nuova: la gestione indiretta che il
Comune ha sin qui utilizzato come strategia vincente per espandere i servizi, diventa
rinuncia ad una parte del sistema pubblico comunale costruito negli anni. Ciò a causa
delle gravissime ripercussioni che il quadro normativo in materia di personale sta
producendo negli Enti Locali che gestiscono direttamente nidi e scuole dell’infanzia.
Da un lato, infatti, le assunzioni a tempo indeterminato non possono superare il 20%
delle cessazioni dell’anno precedente e, dall’altro, i posti vacanti non possono essere
coperti con personale assunto a tempo determinato. Risulterà perciò impossibile
riaprire alcune scuole nel prossimo mese di settembre.
Inoltre le scuole e i servizi educativi degli Enti locali sono stati esclusi dall’obbligo
di rispettare il limite del 50% delle spese sostenute nel 2009 per la stipula di contratti
a tempo determinato, soltanto per l’anno 2012 . Questo riproporrà, dal mese di
gennaio 2013, cioè nella parte centrale del prossimo anno scolastico, l’impossibilità
di garantire anche le sostituzioni del personale assente per brevi periodi.

E’ una situazione che, oltre a limitare fortemente l’autonomia dei Comuni,
introduce elementi di discriminazione fra soggetti legittimati alla gestione di
scuole. Infatti, come recita l’art. 1 della Legge n.62/2000 sulla parità scolastica “Il
sistema nazionale di istruzione, (..) è costituito dalle scuole statali e dalle scuole
paritarie private e degli enti locali”. Le scuole degli enti locali sono oggi ostacolate
nell’esercizio delle loro funzioni dal complesso normativo sopra richiamato a
differenza di quanto avviene per quelle statati e paritarie private. Ciò ha ripercussioni
evidenti sulle famiglie che si troverebbero impossibilitate ad esercitare la loro libertà
di scelta tra proposte educative differenti -statali, private, dell’ente locale - presenti in
città.
I genitori, gli insegnanti e i cittadini modenesi ci stanno segnalando con forza la loro
preoccupazione per un futuro molto incerto e per il rischio concreto: temono cioè
che il patrimonio costituito dalle scuole dell’infanzia comunali vada disperso e che la
presenza di servizi educativi e scolastici che rispondono a diritti fondamentali possa
ridursi.
So che, in quanto modenesi, comprendete benissimo, il significato dell’arretramento
dell’offerta del servizio comunale per l’infanzia e quindi Vi chiedo a nome dei tanti
genitori che frequentano sia le scuole paritarie private, che quelle convenzionate, che
quelle statali e comunali un forte impegno per la nostra città: l’impegno a esercitare,
presso il Governo ed in Parlamento tutte le azioni necessarie affinché, in tempi
brevi, sia possibile ottenere che i servizi per l’infanzia gestiti dai Comuni siano
esclusi dal rispetto delle norme vigenti in materia di personale, come già avviene per
quelli gestiti da altri soggetti e direttamente dallo Stato. Ne va del riconoscimento
sostanziale dell’autonomia degli Enti Locali e della non discriminazione fra soggetti
ed enti che gestiscono scuole che la legge definisce come facenti parte dello stesso
sistema nazionale di istruzione.
Vi ringrazio per l’attenzione e chiedo la possibilità di confronto di merito, qualora lo
riteniate opportuno”.

Adriana Querzè, assessore all'Istruzione del Comune di Modena

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