04/02/2013

“LA LEGGE SULL’INNO CONTRASTA CON L’AUTONOMIA SCOLASTICA”

L’assessore Querzé ha risposto all’interrogazione di Ricci (Spm) sulla sospensione del riscaldamento e sull’obbligo di insegnamento dell’inno nazionale nelle scuole

“Condivido la presa di posizione dell’Associazione nazionale presidi: la legge che introduce l’obbligo d’insegnamento dell’inno di Mameli è un provvedimento dalla ‘visione ottocentesca’ e il fatto che il Parlamento si occupi dei contenuti dell’insegnamento è anacronistico e sbagliato. L’autonomia scolastica mette in capo alle scuole la responsabilità esclusiva dell’elaborazione del Piano di offerta formativa”.

Lo ha detto l’assessore comunale all’Istruzione Adriana Querzé nella seduta del Consiglio comunale di oggi, lunedì 4 febbraio, rispondendo all’interrogazione trasformata in interpellanza del consigliere di Sinistra per Modena Federico Ricci, che ha messo in relazione la sospensione del riscaldamento nelle scuole per mancanza di fondi con l’approvazione del disegno di legge che introduce lo studio dell’inno di Mameli da parte del Parlamento. Ricci ha chiesto ironicamente se “la scelta di imporre per legge l’insegnamento dell’inno sia necessaria a scaldare i cuori delle studentesse e degli studenti che, anche a Modena, si trovano con temperature ridotte all’interno delle scuole” e ha domandato se, data l’autonomia scolastica, “possano esserci resistenze e difficoltà nelle scuole modenesi in merito all’obbligo di legge”. Il consigliere ha in seguito domandato quali interventi esistano già e quali siano in programma in termini di risparmio energetico e di produzione da fonti rinnovabili “per garantire economicità, sostenibilità, salubrità delle scuole modenesi”, quanto tali interventi “possano garantire il regolare funzionamento scolastico e quanto invece sia necessario anche un intervento di incentivazione statale o di supporto da parte della fiscalità generale”.

Per Querzé l’ironia derivante dal collegamento tra la sospensione del riscaldamento nelle scuole e l’imposizione dell’insegnamento dell’inno nazionale “ci sta, ma si tratta di un’ironia amara che introduce due questioni molto diverse fra loro ma ugualmente gravi”. In merito alla prima, l’assessore ha precisato che “il Comune di Modena non ha spento il riscaldamento e non ci ha nemmeno pensato, ma ha ridotto di un grado la temperatura negli uffici e nelle scuole per allinearsi alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità in merito alla salubrità dei locali pubblici. La questione di una edilizia scolastica riqualificata in termini di risparmio ed approvvigionamento energetico – ha proseguito – resta però un problema aperto. Negli anni dal 2005 al 2010 il Comune di Modena è riuscito a realizzare un piano di edilizia scolastica che per le sue caratteristiche e per la sua entità non trova eguali negli ultimi 30 anni. Abbiamo realizzato il 90% di quel piano che oggi è fermo per le difficoltà economiche. Negli anni, molti programmi politici nazionali – ha detto ancora Querzé – hanno trattato della questione dell’edilizia scolastica, ma mai nulla si è realizzato. In queste condizioni pertanto, l’inno nazionale non ci aiuta né a scaldarci né, temo, a costruire quel senso di appartenenza, di civismo indispensabile per fare di un territorio un Paese”.

L’interrogazione e la risposta dell’assessore hanno spinto alcuni consiglieri a intervenire nel merito. Per il capogruppo del Pdl Adolfo Morandi “dire che è una visione ottocentesca, retrograda, che riporta indietro la scuola italiana non mi sembra opportuno. Le nostre origini culturali e la nostra tradizione sono studiate troppo poco e ridicolizzare questa iniziativa mi pare deprecabile”. Sui tagli denunciati dal consigliere Ricci, Morandi ha precisato che “è una situazione parzialmente vera: si potrebbero elencare moltissime situazioni di spreco”.

Il consigliere di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo ha ricordato che “l’articolo 292 del Codice penale punisce chi offende la bandiera e ogni altro emblema nazionale. Le posizioni espresse sono inaccettabili e di cattivo gusto, non degne di un’istituzione. Il Parlamento è l’organo deputato a fare le leggi e il presidente della Repubblica ha firmato la legge sull’insegnamento dell’inno nelle scuole”.

Per il Pd, William Garagnani ha ripreso l’interrogante: “Al di là del fatto che non le condivido, perché il tricolore e l’inno sono nostri elementi identitari, posizioni come queste autorizzano i fascisti a fare i patrioti. Quelli di patria, inno e tricolore – ha aggiunto – sono concetti risorgimentali affermati anche contro gli atteggiamenti leghisti e hanno un valore profondo su cui non si deve scherzare”. Cinzia Cornia ha sottolineato che “l’unità della patria non è frutto solo dell’insegnamento mnemonico dell’inno nazionale, ma di un percorso che gli attribuisce un significato, quando ad esempio a scuola è stato tagliato l’insegnamento del diritto, utile a comprendere il funzionamento delle istituzioni”.

Nella replica, il consigliere Ricci ha ribadito che “l’autonomia scolastica non si concilia con l’obbligo di insegnamenti a livello nazionale, nemmeno dell’inno. Ringrazio l’assessore per la chiarezza e completezza delle risposte”.

Azioni sul documento