25/02/2013

È ANTONIO BAZZI L'AUTORE DELLA MISTERIOSA "PALA GROSSI"

Gli storici Angelo Mazza e Antonio Buitoni hanno svelato alcuni enigmi del dipinto rinascimentale, esposto nella Sala dell'arte sacra ai Musei civici di Modena

È riapparsa misteriosamente nel 1984 e la sua importanza è stata chiara fin da subito, come opera centrale nella storia della pittura emiliana del Quattrocento. Ora, grazie agli studi svolti negli ultimi anni, la “pala Grossi” ha anche un autore accertato, il parmense Antonio Bazzi. Il dipinto rinascimentale, esposto ai Musei civici di Modena, è noto anche come “Madonna con Bambino in trono tra i santi Gioacchino, Anna, Sebastiano, Francesco e Chiara”.

Dal 2010, il proprietario l’ha prestato gratuitamente al Museo civico d’arte, per poter sciogliere parte dei misteri dai quali era circondato: dall’identità dell’autore a quella di uno dei santi ritratti, dalla destinazione della tela a quelle che furono la collocazione originaria e la committenza. Gli storici Angelo Mazza e Antonio Buitoni hanno presentato le recenti scoperte in una conferenza pubblica che si è svolta ieri, domenica 24 febbraio, ai Musei civici.
In base alle ricerche effettuate da Angelo Mazza, si può oggi affermare che la pala proviene dall'oratorio della Confraternita della Concezione della Beata Vergine di Reggio Emilia, dove si trovava ancora nel 1786, quando Girolamo Tiraboschi lo descrive. L'oratorio si trovava nei pressi della chiesa di San Francesco e ciò spiega la presenza di San Francesco accanto a San Sebastiano e ai Santi Gioacchino ed Anna, ai piedi della Vergine in trono con il Bambino. Il dipinto passò quindi nelle mani del conte Nicola Tacoli, per rimanere all'interno della famiglia Bagnesi Bellincini Tacoli fino agli anni Ottanta, quando fu acquistato dall'avvocato Grossi di Modena.
Quanto all'autore, Antonio Buitoni lo ha recentemente identificato in Antonio Bazzi, artista parmense attivo tra Quattro e Cinquecento, omonimo del “Sodoma”, al quale si deve anche il bel fregio monocromo che corre al di sotto dei celeberrimi affreschi del Correggio nella chiesa di San Giovanni evangelista. L'identificazione,ormai accettata dalla critica, si basa sulle affinità formali che legano il dipinto realizzato per la confraternita reggiana con il fregio ricordato, con una Madonna ora conservata al Museo di Springfield e con un'altra Madonna già appartenuta alla collezione Foresti di Carpi e ora dispersa sul mercato antiquario.

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