25/02/2013

"PALA GROSSI" / 2 - GLI ENIGMI DI UN DIPINTO RINASCIMENTALE

Riapparsa nel 1984, è un'opera centrale nella pittura emiliana del Quattrocento

 

È stato identificato in Antonio Bazzi, artista parmense attivo tra Quattro e Cinquecento e omonimo del “Sodoma”, l'artista dell'enigmatico dipinto rinascimentale noto come “pala Grossi” o “Madonna con Bambino in trono tra i santi Gioacchino, Anna, Sebastiano, Francesco e Chiara”. L'importanza dell'opera, eseguita su tela con colori a tempera e apparsa improvvisamente dal nulla nel 1984, risultò subito evidente, assieme ai suoi numerosi enigmi. Nella storia della pittura rinascimentale emiliana, la “pala Grossi” appare come una sorta di anello di congiunzione tra la cultura ferrarese di Francesco del Cossa, quella dei bolognesi Antonio di Leonello da Crevalcore e Antonio di Bartolomeo Maineri, dei modenesi Angelo e Bartolomeo degli Erri, Cristoforo Canozi da Lendinara e Francesco Bianchi Ferrari e del reggiano Bernardino Orsi. Critici e storici dell’arte, nell’arco di oltre vent’anni, hanno infatti dato vita a diversi tentativi di identificazione dell’autore.
Il graduale e non semplice processo di attribuzione della paternità ha dato vita a una serie di confronti con altri dipinti dai medesimi caratteri stilistici, appartenenti a note collezioni pubbliche e private. Le indagini diagnostiche, che hanno accompagnato tra il 2005 e il 2006 il restauro della pala, hanno messo in luce il disegno sottostante e rivelato peculiari aspetti tecnici. Gli studi avevano già spinto a ipotizzare che l'autore del dipinto potesse essere un artista attivo tra Parma e Reggio Emilia, ma nessun indizio aveva finora consentito l’individuazione del luogo originario di destinazione e del committente della pala in esame.
La prossimità tra l’opera e il realismo plastico dello scultore Guido Mazzoni ha portato anche ad esporla, nel 2009, alla mostra “Emozioni in terracotta. Guido Mazzoni e Antonio Begarelli: sculture del Rinascimento emiliano”. Gli storici Angelo Mazza e Antonio Buitoni hanno presentato le recenti scoperte in una conferenza pubblica che si è svolta ieri, domenica 24 febbraio, ai Musei civici.

Azioni sul documento