17/01/2014

GESTIONE PISCINE DOGALI, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

L’affidamento tramite bando era “la strada obbligata” per le opposizione; per la maggioranza “la scelta è giusta ma l’affidamento diretto è consentito dalla legge”

Un lungo dibattito ha preceduto la votazione delle linee di indirizzo per la concessione della gestione delle piscine Dogali attraverso una gara a evidenza pubblica, approvate dal Consiglio comunale nella seduta di giovedì 16 febbraio con il voto a favore di Pd, Sel, Etica e Legalità, Modenasaluteambiente.it e l’astensione di FI-Pdl, Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia, Udc, Mpc, Modena futura e Lega nord

Francesco Rocco del Pd si è detto poco convinto della necessità di procedere all’assegnazione attraverso un bando: “Si tratta di associazioni sportive ed enti promozionali – ha affermato – e il volontariato è una cosa importante che ha supplito in ambiti in cui la Pubblica amministrazione non poteva intervenire. Il gestore delle Dogali ha dimostrato di saper fornire un servizio alla città e mi auguro possa essere sempre lui a continuare a gestire la piscina”. Per Cinzia Cornia la novità costituita dal “superamento dell’affidamento diretto deve diventare un precedente da rispettare in futuro anche per altre strutture sportive” e ha sottolineato come “chi vincerà il bando dovrà tener conto, anche in funzione del costo del biglietto d’ingresso, di garantire la fruibilità dell’impianto alle categorie di cittadini più deboli per i quali la piscina non è solo una pratica sportiva”. Il capogruppo Paolo Trande ha osservato: “L’Amministrazione ha fatto bene a modificare l’indicazione iniziale per fugare ogni dubbio e utilizzando uno strumento competitivo e trasparente. È quanto fa un’Amministrazione che tiene conto dell’opinione pubblica, senza irrigidirsi ma cercando un punto di sintesi”. Ma Trande ha anche messo in guardia “dal ragionare in termini liberistici quando si parla di strutture con importanti risvolti sociali: meglio valutare di volta in volta i casi”. Infine, “la lunga durata dell’affidamento – ha precisato - è criticabile solo in linea teorica; per ridurla basta abbassare l’importo dei valori di manutenzione, però la struttura ha bisogno di quegli interventi e ha anche di abbassare i costi di gestione”. In dichiarazione di voto, Giancarlo Campioli ha ribadito: “Siamo favorevoli alla decisione presa oggi non perché l’altra strada fosse illegittima, anzi il codice degli appalti dice che in questi casi è assolutamente legittima l’assegnazione diretta. Il rapporto tra costi e benefici è sicuramente vantaggioso per l’Amministrazione; inoltre abbiamo ancora una vocazione che porta a valorizzare chi fa promozione dello sport volontariamente e al di là del metodo adottato questo rimane un assunto”.

Per Federico Ricci, capogruppo di Sel, “la delibera dà conto non solo dell’aspetto sportivo-agonistico, ma anche dell’importanza della gestione sociale degli impianti in termini di accessibilità a bimbi dell’infanzia e delle scuole, agli anziani e a problematiche legate a varie forme di disabilità a cui occorre garantire la fruibilità dell’impianto. Inoltre – ha continuato - crediamo ci sarà l’attenzione alle realtà associative del territorio, perché sono un valore da salvaguardare nell’ottica di un legame di progettualità e programmazione non necessariamente schiacciata sul mandato amministrativo”.

Di diverso parere Gian Carlo Pellacani dell’Udc, secondo il quale “è tempo di cambiare marcia e smettere di fare assegnazioni a quelli che sono solo organici al vecchio partito. Sulle Dogali è stato fatto un pasticcio – ha aggiunto – si è tentata di fare una assegnazione diretta ma per fortuna siamo arrivati al momento in cui prevale la ragione, forzata dal rispetto delle leggi, e alla fine si è optato per un bando pubblico”.

Per Michele Barcaiolo di Fratelli d’Italia “bisogna mettere a sistema la necessità di aprire il più possibile la gestione dei servizi verso l’esterno e l’esigenza di non mischiare le attività di gestione sportive con quelle commerciali. La dicotomia non è tra imprese e volontariato, ma tra chi vuole gestire e organizzare attività sportive e chi vuole solo gestire. Non si possono più accettare rinnovi taciti – ha proseguito – ma allo stesso tempo bisogna evitare che la gestione di questi impianti sia attenta solo all’aspetto commerciale. Serve uno scatto ulteriore da parte dell’Amministrazione per eliminare rendite di posizione che in questo settore sono stabili da decenni. Parzialmente, faticosamente e lentamente l’assessore Marino ha contribuito ad aprire questa discussione. Ma ha ragione l’assessore quando esorta a fare attenzione a dire sì ai bandi sempre e ovunque; si ricorre al bando quando non si trova un soggetto condiviso”.

Il capogruppo di FI-Pdl Adolfo Morandi ha insistito sul fatto che “la delibera conclude l’iter avviato dalla prima proposta a procedere con assegnazione diretta, di fatto bloccata da un’istanza dell’opposizione, poiché quella procedura è consentita dalla legge solo se condivisa ad unanimità dalle associazioni sportive locali. Un consenso unanime – ha ribadito Morandi – che nemmeno oggi, dopo il percorso di consultazione, si è raggiunto, tanto che l’Amministrazione opta per il bando di gara”. Una procedura che il capogruppo ha detto di condividere, pur nutrendo perplessità “sulla lunga durata della concessione, e sui requisiti che si andranno a individuare e che rischiano di privilegiare un soggetto rispetto a un altro”. Successivamente Morandi ha ribadito: “Lei assessore è stato costretto ad arrivare a questo punto dalle opposizioni e dalla città”.

Sandra Poppi di Modenasaluteambiente.it ha spiegato come avesse “perplessità sul metodo dell’affidamento diretto, non perché l’impianto fosse stato gestito male in questi nove anni, ma per il metodo non corretto che si sceglieva di adottare, per altro con oltre un anno di anticipo rispetto alla scadenza del contratto”. La consigliera ha poi osservato di ritenere “idonea” la procedura a evidenza pubblica della gara informale adottata, individuando però nella lunga durata dell’affidamento “il lato più critico” del procedimento.

Eugenia Rossi di Etica e Legalità si è detta “soddisfatta di come si sia conclusa la vicenda in nome dell’interesse pubblico collettivo e della legittimità. Ha invitato “a non confondere la retorica liberistica con l’esigenza di rispettare le leggi europee ed italiane e le numerose sentenze di condanna di affidamenti diretti”. E ha insistito: “Le normative assicurano la nostra appartenenza a un ordine democratico e l’affidamento diretto non era legittimo. Il bando è l’unico strumento che può assicurare trasparenza ed economicità”.

Per Sergio Celloni di Mpc, “proprio perché i costi di gestione delle piscine sono altissimi, ’Amministrazione comunale dovrebbe concedere la possibilità di realizzare più impianti privati, ma – ha concluso - credo che questa Amministrazione non abbia la volontà di agevolare i cittadini e l’ingresso dei privati; scegli semplicemente di andare avanti con i due impianti esistenti senza fare nulla di nuovo”.

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