21/11/2014

PATTO PER MODENA / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Numerosi i consiglieri intervenuti prima dell’approvazione degli ordini del giorno

“Il primo messaggio che vogliamo dare con il Patto per Modena è che noi non ci arrendiamo, noi reagiamo. E che, dopo anni di divisioni, andiamo avanti insieme con il sistema economico, gli enti e le associazioni con i quali abbiamo concordato una testo che sintetizza gli impegni strategici per il sistema Modena e che seguiremo, ciascuno per la propria parte. Nel Patto, sul quale ci stiamo confrontando con la città, le azioni concrete ci sono e la prima sarà l’inaugurazione del Tecnopolo il 13 dicembre”. Lo ha detto il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli chiudendo il dibattito sul Patto per Modena nel Consiglio comunale di giovedì 20 novembre. Nella stessa seduta sono stati discussi e approvati anche due ordini del giorno, collegati al Patto: uno, proposto dal Pd, di apprezzamento per il metodo utilizzato (voto favorevole di Pd e Sel, contrario di M5s e FI, astenuti Per me Modena e CambiaModena), e uno, di Per me Modena, per il contrasto alla dispersione scolastica (voto favorevole di Per me Modena, Pd, M5s, Sel e CambiaModena, astenuta FI).

Per il Pd Paolo Trande ha affermato che “essere riusciti a far collaborare i vari soggetti del territorio è straordinario rispetto alla fase storica. Siamo convinti che i corpi intermedi debbano tornare a essere luoghi in cui ci si confronta e si fa sintesi ma è questa la sede per arrivare alla scelta definitiva”. Anche Vincenzo Walter Stella ha posto l’accento sulla partecipazione invitando a “sostenere i Quartieri come luogo della partecipazione” mentre Caterina Liotti ha privilegiato il tema della cultura dicendosi “preoccupata per tagli che possono mettere in difficoltà sistema culturale modenese” ma “confortata dal fatto che il Patto investa sulla cultura”. Secondo Marco Malferrari Modena “ha le potenzialità per continuare a essere laboratorio di conoscenze ed esperienze da cui possono scaturire nuove soluzioni. Ma il rilancio deve puntare su lavoro in sicurezza, di buona qualità, non precario” e Diego Lenzini ha condiviso i punti di indirizzo proposti nell’ordine del giorno contro la dispersione.

Marco Cugusi di Sel ha individuato tra gli aspetti positivi del Patto i temi della lotta all’evasione fiscale, della sicurezza e della legalità: “In quest’ottica – ha detto – è fondamentale rafforzare gli organismi interni dell’amministrazione, per rendere ancora più efficace lotta all’evasione e allargare gli ambiti di intervento dell’osservatorio sugli appalti. A questo proposito va benissimo che si preveda di adottare il criterio dell’offerta economica più vantaggiosa”.

Per il M5s Mario Bussetti ha commentato che “proprio perché c’è urgenza d’agire ci aspettavamo un piano più che un patto. In un piano ci sono obiettivi misurabili, in questo patto ce ne sono pochi, mancano i riferimenti temporali e non ci sono priorità. Per cambiare le cose bisogna agire con una lista precisa di priorità specificando il set di provvedimenti che si vogliono attuare”. Anche per Marco Rabboni “non si capisce la reale linea di indirizzo dell’amministrazione perché non sono indicate le priorità”. Secondo Luca Fantoni “partecipazione e rappresentanza devono stare insieme e non si può accettare solo partecipazione della rappresentanza senza dare ai cittadini la possibilità di vedere cosa accade anche ai vari tavoli dove si decidono le cose”. Marco Bortolotti ha sottolineato che “i patti nascono come un accordo concreto su cose da fare, non come un’idea su cui si ragionerà domani. Quindi, il Patto è condivisibile ma bisogna fare cose concrete, spero che ottimizzi le risorse disponibili e tolga i rami secchi”.

Per Adolfo Morandi di FI “questo è un Patto utopistico che si scontra con la realtà drammatica che stiamo vivendo. Il rilancio dello sviluppo e dell’economia di Modena non possono passare solo dall’edilizia, che è solo uno dei settori economici, e nemmeno il più importante, della nostra città. Il rilancio non può avvenire con strumenti vecchi e già visti: bisogna alleggerire il peso della macchina burocratica e allentare la presa su imprese e famiglie, ridurre la spesa e non introdurre ulteriori tasse. Insomma, andare in un’altra direzione”.

Adriana Querzé di Per me Modena ha rilevato che “il Patto è stato sottoscritto da un’infinità di soggetti ma il Consiglio non è stato coinvolto e non sappiamo perché, non sappiamo cosa si è impegnato a fare il Comune e cosa gli altri. Se non vogliamo l’effetto annuncio dobbiamo dire cosa faremo domattina”.

Anche Antonio Montanini di CambiaModena si è chiesto come mai il Patto non sia stato discusso in Consiglio prima della sottoscrizione e non dopo. “Nel documento – ha affermato – ci sono tante vecchie ricette e mancano le soluzioni concrete. Non si è colta la necessità di un cambio di paradigma. A Modena abbiamo un modello che non funziona più e l’amministrazione non deve solo essere gestore ma promotore e attuatore del cambiamento”.

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