02/12/2014

PIANO PER LA SICUREZZA STRADALE \ 2 – IL DIBATTITO

Sono intervenuti i consiglieri di Pd, M5s, CambiaModena e Per me Modena

Aprendo il dibattito sul Piano per la sicurezza stradale e sugli ordini del giorno relativi, presentati nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 1 dicembre, Marco Rabboni, per M5s, ha affermato che il Piano “non entra nel merito, non specifica i tempi e i modi di attuazione e nemmeno le risorse”. Il consigliere ha poi chiesto quanto sia realmente partecipativo il tavolo permanente di consultazione per la mobilità urbana istituito dalla giunta: “ha solo una funzione di limatura su progetti già confezionati o può intervenire anche nelle fasi precedenti e incidere concretamente nelle decisioni?”. Nel suo intervento Luca Fantoni ha invitato l’amministrazione a valutare attentamente quanto scritto nella mozione sulla sosta regolamentata perché “è molto innovativa, prevede un sistema che va incontro ai cittadini e potremmo creare a Modena un precedente da inserire addirittura nel nuovo codice della strada”.

Simona Arletti per il Pd ha posto l’attenzione sui dati degli incidenti stradali “che vedono una diminuzione generale tranne in due categorie che destano allarme, quella dei bambini da zero a quattro anni e quella degli anziani. Dobbiamo essere in grado di raccogliere la sfida dell’Unione europea di arrivare al 2020 avendo dimezzato il numero dei decessi da incidente rispetto al 2010. L’input che vorrei dare è tutelare in modo particolare l’utenza più debole. Sono favorevole a ogni intervento che ci permetta di rallentare la velocità dei cittadini, con ogni strumento disponibile. Salvare vite è prioritario”. E Fabio Poggi ha sostenuto che “come amministrazione, per coerenza con quanto detto nel piano, dovremmo insistere sul rispetto delle regole perché questo è il primo pilastro della sicurezza stradale. Va però rimessa al centro la progettazione con i cittadini attraverso le forme organizzate, e penso ai quartieri, perché se no diventiamo impositori di cose che difficilmente avranno l’effetto desiderato”.

Secondo Antonio Montanini di CambiaModena negli incidenti stradali la velocità è l’elemento più significativo “ma non penso che imporre sempre e comunque un rallentamento sia dirimente: il limite di velocità imposto deve infatti essere congruo rispetto alla strada e alla situazione, diversamente nessuno lo rispetterà. L’autovelox fisso in tangenziale – ha aggiunto il consigliere – viene considerato una tassa dai cittadini: una volta scatta e cinquanta no. Con questo approccio non riduciamo gli incidenti, aumentiamo solo la rabbia dei cittadini. Se proprio dobbiamo metterlo, almeno che sia ben segnalato, così sarebbe educativo”.

Adriana Querzé (Per me Modena) ha rilevato il problema del traffico pericoloso e del “parcheggio selvaggio” nei pressi delle scuole, ribadendo la necessità di una pedonalizzazione temporanea e dell’incremento delle zone trenta, con l’obiettivo di educare i cittadini e diminuire il rischio di incidentalità sui bambini. Ma soprattutto, ha detto la consigliera, “l’intervento dovrebbe essere sistemico: bisogna considerare il muoversi in città come un’unica azione che parta dalla messa in sicurezza dei più deboli, i pedoni. Se una regola va bene per loro, significa che è positiva per tutti”.

Gabriele Giacobazzi, assessore alla Mobilità e alla Sicurezza del territorio, ha replicato che “pedonalizzare le strade che danno accesso alle scuole in alcuni punti della città significherebbe, in certi orari, bloccare la città. Per ora il controllo è affidato alla Polizia municipale che decide quali scuole presidiare in modo prioritario, ora sono 22. Il Tavolo di consultazione per la mobilità ha una funzione importante e dei suggerimenti portati dai partecipanti, che rappresentano tutti i portatori di interesse, abbiamo sempre tenuto conto, come stiamo facendo ora per il lavoro appena iniziato sulla mobilità ciclabile. È chiaro che il progetto finale deve fare sintesi e non può essere condiviso da tutti in tutti gli aspetti”. Rispetto all’utilizzo degli autovelox, l’assessore ha poi sottolineato che “sono strumenti che hanno una funzione di prevenzione e non vengono utilizzati per fare cassa”.

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