18/06/2014

MICHELANGELO E IL NOVECENTO, SCULTURE IN MOSTRA A MODENA

Alla Palazzina dei Giardini due disegni originali e i risultati più recenti dell’influenza sugli artisti contemporanei. Esposte anche fotografie. Inaugurazione giovedì 19 giugno alle 21

Inaugura giovedì 19 giugno alle 21 alla Palazzina dei Giardini di Modena in corso Canalgrande “Michelangelo e il Novecento”, sezione modenese della mostra promossa dalla Fondazione Casa Buonarroti di Firenze e dalla Galleria civica di Modena nel 450° anniversario della morte dell’artista. Mentre nella sede fiorentina sono state raccolte opere dagli inizi dello scorso secolo agli anni Settanta, la Palazzina dei Giardini ospita i risultati più recenti dell’influenza esercitata da Michelangelo sugli artisti contemporanei, giungendo fino ai nostri giorni.

La sezione modenese – presenti anche due disegni di Michelangelo prestati da Casa Buonarroti – è incentrata solo e soltanto sulla scultura e, in particolare, su alcune opere iconiche che hanno attraversato tempo, spazio, linguaggi e poetiche: la Pietà di San Pietro, il David, lo Schiavo morente, il Mosè.

Il percorso espositivo si apre con "Merciful Dream (Pietà V)" di Jan Fabre, in marmo bianco di Carrara, che riproduce la celeberrima Pietà del 1499 in scala 1:1. L’iconografia, che prevede il volto della Vergine trasformato in teschio e quello del Cristo sostituito dal ritratto dell’artista, apparve ad alcuni, alla prima presentazione veneziana del 2011, irrispettosa, se non addirittura blasfema. Al contrario, sembra configurarsi come una toccante meditazione sulla morte, rappresentazione quanto mai umana del dolore materno, della disperata richiesta di poter barattare la propria morte con quella del figlio. Anche Kendell Geers riprende un celebre modello di Michelangelo rispettandone le dimensioni, ma il suo David ("Relic 2", 2002) è costituito da una materia affatto diversa, che allude ironicamente al colore del materiale originale, pur contraddicendone ogni altra qualità: il polistirolo, sul quale è stato applicato nastro da cantieri bianco e rosso. L’artista segnala con forza la trasformazione dell’opera in feticcio del consumo di massa, in icona kitsch, quella che i protagonisti di "Audience" di Thomas Struth – i visitatori della Galleria dell’Accademia, sudati, stanchi, spesso segretamente annoiati – corrono a visitare, talvolta, come scrive Marco Pierini in catalogo, quasi “per un pregiudiziale senso del dovere, per ottemperare a un rito collettivo di cui appaiono ormai più vittime che officianti” che per scelta consapevole.

"L’Esclave (d’après Michel-Ange), (S 20)" di Yves Klein proietta al contrario la statua michelangiolesca in una dimensione altra, eterea, che sembra rinnegare i valori stessi della scultura. Il blu di cui è intriso il piccolo gesso sottrae l’opera a ogni contingenza, ne stempera la consistenza materiale, ne amplifica il portato concettuale. Segue una stanza dedicata a Robert Mapplethorpe, con immagini che ritraggono celebri modelli del fotografo americano: Ajitto, Thomas e Lisa Lyon. La loro nudità scultorea e muscolosa, ritratta in pose di plastico e rigorosissimo equilibrio formale, rimanda esplicitamente alla fisicità dei corpi dipinti, scolpiti e disegnati dal Buonarroti, artista che Mapplethorpe – definito in una poesia di Patti Smith proprio come The boy who loved Michelangelo – prese a modello ideale per il suo lavoro. È pertanto assieme ai suoi scatti in bianco e nero che si è scelto di collocare il primo foglio michelangiolesco in mostra, un torso virile a inchiostro risalente al 1524-1525. Una piccola sezione, infine, è dedicata alla restituzione dell’opera di Michelangelo attraverso la fotografia. Appartengono alla collezione della Galleria civica di Modena sia l’immagine della statua del Mosè a San Pietro in Vincoli, (Roma) di Ico Parisi, datata 1958, sia il nutrito gruppo di foto di Aurelio Amendola dedicato alla Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze, tratte dal volume "Un occhio su Michelangelo" con il quale il fotografo vinse, tra l’altro, il Premio Oscar Goldoni nel 1994 a Modena. I pregnanti scatti di Amendola, capaci di esaltare tanto la differente texture delle superfici quanto la tornitura delle forme, convivono con l’altro disegno di Michelangelo che rappresenta proprio Studi di monumenti tombali per la Sagrestia Nuova (1520 ca.). La sezione si chiude con la "Pietà Rondanini" (2011) di Gabriele Basilico, immagine dove la scultura, immersa nell’ambiente in penombra, appare investita da una luce diretta e forte che la sgrava di peso, di consistenza materiale, e ne amplifica l’isolamento nello spazio (enuclea quindi, in maniera figurata, la solitudine di Maria e del Cristo).

Il congedo dalla mostra è affidato all’estremo capolavoro di Michelangelo Antonioni, il cortometraggio intitolato "Lo sguardo di Michelangelo" (2004), nel quale per la prima volta il regista si trova anche davanti alla macchina da presa, protagonista di un dialogo muto, ma serrato, esclusivo e totalizzante con il Mosè. Lo sguardo di Michelangelo (Buonarroti) procede dagli occhi del Mosè, lo sguardo di Michelangelo (Antonioni) dalle lenti degli occhiali. Lo spettatore, grazie al frequente uso della ripresa in soggettiva, ha l’impressione di osservare il complesso scultoreo con gli occhi di Antonioni e quest’ultimo attraverso lo sguardo del Mosè, ma non riesce a inserirsi nel dialogo in corso, la cui intimità non è dato violare.

La mostra di Modena, che apre quasi in contemporanea con la sezione fiorentina (18 giugno - 20 ottobre), si chiuderà il prossimo 19 ottobre. È aperta gratuitamente dal 20 giugno all'11 settembre dal giovedì alla domenica dalle 19 alle 23; aperture straordinarie sabato e domenica 21 e 22, 28 e 29 giugno dalle 17 alle 23; dal 17 settembre al 19 ottobre da mercoledì a venerdì dalle 10.30 alle 13 e dalle 16 alle 19.30; sabato e domenica dalle 10.30 alle 19.30; in occasione del Festivalfilosofia, venerdì 12 settembre dalle 9 alle 23; sabato 13 dalle 9 all'1, domenica 14 dalle 9 alle 21.

Per informazioni, tel. 059 2032911 o 2032940 (www.galleriacivicadimodena.it).

Basata su un progetto scientifico comune e accompagnata da un catalogo unico, l’esposizione, realizzata per la sede fiorentina con i contributi determinanti dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e dell'Associazione MetaMorfosi di Roma e, per la sede modenese con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e con il contributo dell’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna è inserita ufficialmente nelle celebrazioni per il 450° anniversario della morte di Michelangelo, ed è a cura di Emanuela Ferretti, Marco Pierini e Pietro Ruschi.

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