16/01/2015

NUOVO STATUTO DI ERT, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Gli interventi di molti consiglieri hanno sottolineato il legame di Ert con il territorio

“Ottenere la qualifica di Teatro nazionale per Ert è una grande opportunità perché lo Stato darà un contributo pari al cento per cento di quanto stanziato dalla fondazione, raddoppiando di fatto i fondi a disposizione per le produzioni e consentendo a Ert di far crescere ulteriormente un progetto culturale che è innovativo, radicato nel territorio ma di respiro internazionale e con positive ricadute economiche”. Lo ha detto Gianpietro Cavazza, assessore alla Cultura del Comune di Modena, concludendo il dibattito che ha portato all’approvazione delle modifiche dello statuto di Ert durante la seduta del Consiglio comunale di giovedì 15 gennaio. La delibera ha ottenuto il voto favorevole di Pd, Sel, M5s e Per me Modena. Contrario il gruppo di Forza Italia. Astenuto Ncd.

Aprendo il dibattito per il Pd, Simona Arletti ha sostenuto che “l’ambizione di Ert di diventare teatro nazionale, mantenendo testa e cuore a Modena, permetterà alla città di diventare catalizzatore di idee e progetti e questo è importante perché la cultura permette ai cittadini di stare bene e in questo senso dobbiamo considerarla come un pezzo di welfare”. Federica Di Padova, definendo Ert “un grande vanto per la città” ne ha sottolineato la produzione artistica “sempre all’avanguardia e anche per questo Ert merita di essere uno dei futuri teatri nazionali”. Fabio Poggi ha sottolineato l’importanza “di mantenere la condivisione con il territorio, non solo per quanto riguarda la fruizione ma anche per la progettazione: il ruolo nazionale di Ert potrà essere un traino per le tante realtà locali che già operano in città e che hanno un fondamentale ruolo sociale”. Per Chiara Susanna Pacchioni sarà determinante “una seria modalità di selezione delle figure apicali del nuovo ente che tenga conto di esperienza e professionalità ma anche di un’equa rappresentanza femminile”. Tommaso Fasano ha ribadito che “la modifica dello statuto è legata al recesso di un socio e al cambiamento della legge nazionale. Indipendentemente da quanto successo nel passato quello che facciamo oggi è mettere Ert nelle condizioni di chiedere maggiori finanziamenti al Ministero e di lavorare con un maggior numero di bandi”.

Adriana Querzè di Per me Modena ha affermato che Ert “si è sempre preoccupato di costruire pubblico e questo per un teatro significa costruire il futuro: Ert ha diversificato le offerte, ha innovato, ha impostato progetti su differenti linguaggi artistici, dato impulso a coproduzioni, che però adesso saranno limitate dalle norme nazionali, ha proposto un progetto di teatro in luoghi abbandonati che potrebbe anche concretizzarsi in contributi economici utili all’amministrazione per l’Amcm”.

Per Forza Italia Giuseppe Pellacani ha sostenuto che l’allargamento di Ert è “un’operazione nata per salvare una realtà teatrale bolognese legata alle coop. Ma questo è il passato, anche se ancora ci portiamo dietro qualche debito. Per ora quello di diventare teatro nazionale – ha proseguito il consigliere – è solo un progetto che è possibile non si concluda come desideriamo e se qualcosa va storto temo che a farne le spese saranno i cittadini modenesi”.

Marco Bortolotti, di M5s, ha definito il voto a favore delle modifiche dello statuto un atto dovuto nei confronti di Ert e Marco Cugusi di Sel ha sottolineato che “l’operazione non solo ha ricadute sul piano cittadino e regionale, ma ha anche un respiro europeo e produce crescita civile, culturale e di salute pubblica. Ert inoltre ha favorito una cosa fondamentale come la produzione culturale e se poi si aggiunge l’apertura della scuola di teatro che coniuga crescita culturale con possibile occupazione, possiamo dire che stiamo facendo un passo in avanti”.

Luigia Santoro di Ncd ha espresso “molte perplessità sull’acquisizione fatta a suo tempo con un debito anche a carico di Ert, che era una buona azienda che funzionava bene. Non credo che non avremo problemi e non so se poi i fondi auspicati arriveranno davvero. Temo anche – ha concluso la consigliera – che nel tempo il teatro si sposterà a Bologna che è città metropolitana”.

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