12/06/2015

MIGRANTI / 2 – IL DIBATTITO IN AULA SUGLI SBARCHI IN ITALIA

L’intervento dei consiglieri prima dell’approvazione della mozione di Per me Modena

L’approvazione dell’ordine del giorno di Per me Modena con cui il Consiglio comunale ha espresso l’adesione all’appello “Fermiamo la strage subito. L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo” (a favore Per me Modena, Pd, M5s e Sel, contro FI, astenuto CambiaModena) è stata preceduta dall’intervento di alcuni consiglieri. Respinta la mozione di FI che chiedeva la distinzione tra profughi e clandestini.

Per il Pd, Marco Forghieri ha espresso apprezzamento per la mozione approvata: “Credo si debba tornare a discutere di questi temi in Europa – ha affermato – dove è giusto che si parli di politica oltre che di come coltivare le pesche. Si vuole nazionalizzare gli svantaggi e internazionalizzare i vantaggi e questo non va bene”. Secondo il consigliere, per cambiare le cose “va ridiscusso il trattato di Dublino approvato nel 2003”. Per Federica Di Padova “quello delle morti in mare è un dramma cui si sta assistendo in silenzio. La storia dell’umanità intera è piena di immigrazione – ha proseguito – e non si supera con la difesa dei confini, non si sa da cosa. Serve un intervento della politica per governare questi fenomeni, che si deve dimostrare all’altezza di questa grande sfida”. Federica Venturelli ha ricordato che “nei cinque Stati di Germania, Ungheria, Italia, Inghilterra, Francia e Svezia si è risposto al 77 per cento delle richieste d’asilo: gli altri 22 Stati dove sono?”, ha domandato. L’emergenza va risolta insieme, anche tra le varie Regioni in Italia, ed è importante ripensare al trattato di Dublino superando il criterio del primo Paese di arrivo rispetto all’equa distribuzione degli sforzi tra gli Stati membri dell’UE”. Antonio Carpentieri ha precisato che “quella di clandestino è una classificazione tipicamente italiana, con la quale si è reso reato penale il fatto di essere in Italia senza documenti, togliendo dignità alla persona. Rifugiato è un termine giuridico che definisce che chi vive in determinate situazioni nel proprio Paese deve essere protetto da un altro Paese, il profugo è chi scappa da calamità e guerre. Ma la distinzione tra clandestino, rifugiato o profugo voluta dalla mozione di FI – ha continuato – è molto difficile in quanto c’è un misto di tutte queste situazioni nell’immigrazione e una persona può rientrare in più d’una”. Fabio Poggi ha ricordato che “si sta parlando di persone, non di oggetti o merci che circolano tra diversi confini. E di persone che vivono un dramma. Bisogna fermare i fenomeni alla partenza – ha proseguito – che ovviamente non significa al di là del mare ma dove origina il problema. Va poi evidenziato che le reali competenze del fenomeno immigrazione sono esclusivamente dello Stato e che gli Enti locali possono applicare al meglio le azioni che lo Stato stesso determina”. Anche il capogruppo Paolo Trande ha sottolineato che “la distinzione tra profughi e clandestini è inattuabile: le stesse Commissioni che attribuiscono lo status di rifugiato ci mettono 12, 14 o 16 mesi”. Il consigliere ha poi evidenziato che “a Modena, nei limiti del possibile, si è cercato di fare politiche attive nei confronti degli immigrati insegnando loro la lingua italiana, coinvolgendoli nella riparazione delle panchine o altro, ma come volontari perché la legge vieta il lavoro a queste persone”.

Per Marco Cugusi di Sel “se ci sono cittadini in difficoltà nell’altra sponda del Mediterraneo, per guerra, fame, miseria o malattie, qualsiasi Nazione civile deve fare il massimo sforzo di accoglienza. Bisogna tornare a discutere di politica di immigrazione con l’Europa – ha aggiunto – solo in questo modo possiamo girare a testa alta e guardare in faccia i nostri figli quando torniamo a casa”.

Giuseppe Pellacani di FI, in riferimento alla propria mozione, ha evidenziato che “gli errori dipendono non solo dalla convenzione di Dublino ma da una serie di applicazioni e di prassi nell’accoglienza dei profughi. Bisogna avere la consapevolezza che non ce la possiamo fare e, di fronte a ciò, creare illusioni è sbagliato. Se non incominciamo a capire cosa possiamo fare con le nostre forze, perché siamo lasciati soli, tali persone rimarranno per molto tempo in un limbo”.

Mario Bussetti del M5s si è detto d’accordo sul “cercare un’azione migliore rispetto al fenomeno agendo a livello europeo e comprendendo le ragioni che portano tante persone a scappare dai propri Paesi di appartenenza. Dire ‘non li voglio’ – ha aggiunto – non è una soluzione perché non smetteranno di arrivare per questo. Tale posizione non risolve niente: non esiste una forma di controllo ragionevole, al di là degli aspetti ideologici”.

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