01/12/2016

MOSTRA GIORGIO PRETI /2 – LE 4 SEZIONI DELL’ESPOSIZIONE

Artisti e fotografi dei ’50; l’opera di Preti; il panorama nazionale; grafica e design

È diviso in quattro sezioni il percorso espositivo della mostra “Incubi e sogni di provincia. Giorgio Preti e le arti tra Modena e Reggio Emilia negli anni del miracolo economico”, che inaugura ai Musei civici di Modena a Palazzo dei Musei sabato 3 dicembre alle 17. Le sezioni ruotano intorno alla ricostruzione fedele dello studio dell’artista, donato nel 2015 ai Musei civici di Modena.

La prima sezione di mostra è dedicata alle presenze ed esperienze artistiche modenesi degli anni Cinquanta, più o meno orientate verso la definizione di un linguaggio in grado di riflettere una determinata condizione contemporanea. Tra gli autori esposti si segnalano Tino Pelloni, Claudio Spattini e Carlo Mattioli, ma anche Enzo Trevisi, Pompeo Vecchiati e Luigi Spazzapan, questi ultimi docenti all’Istituto d’Arte Venturi, passaggio obbligato per tutti i giovani artisti in formazione. Ad essi si aggiungono i fotografi Gualberto Davolio Marani, Giovanni Tosi e il reggiano Stanislao Farri; a questi si contrappongono i giovani, ma già innovativi Franco Vaccari e Cesare Leonardi.

La seconda sezione presenta l'opera del giovane Preti assieme a quella “ricerca del nuovo” sviluppatasi tra Modena e Reggio nel biennio 1960-61. Ad emergere sono i rapporti da lui allacciati con alcuni artisti reggiani, ex allievi dell’Istituto d’arte Venturi, come Angela Bergomi, Marco Gerra, Vivaldo Poli e Nino Squarza, nonché la ripresa di modelli debitori dell’opera di Francis Bacon. Arricchiscono la sezione alcune opere del modenese Gianni Valbonesi, amico e compagno di strada di Giorgio Preti.

La terza sezione contestualizza la situazione locale nel più ampio panorama artistico nazionale, con particolare riguardo per Torino, Milano e Bologna, cui i giovani e promettenti artisti modenesi e reggiani del gruppo di Preti sembrano guardare con particolare attenzione. Parlano del nuovo clima artistico che ha visto il passaggio dall'informale alla nuova figurazione, i dipinti di Pompilio Mandelli, Franco Francese, Virgilio Guidi, Sergio Saroni, ma anche gli scatti fotografici di Nino Migliori.

L’ultima sezione, dedicata alla grafica, al design, all'architettura e all'arredamento, documenta la compenetrazione fra le arti che fu tipica degli anni del miracolo economico e della quale il giovane Preti risulta essere un originale interprete, come testimonia il manifesto del “Convegno diocesano della gioventù di azione cattolica”, caratterizzato da un audace richiamo alla copertina del disco “The Nation's Nightmare” disegnata da Andy Warhol. In generale, la grafica risulta sempre più funzionale al clima di ripresa economica. Parlano in proposito i personaggi pubblicitari animati televisivi e cinematografici creati da Paul Campani e Secondo Bignardi, testimoni della vivacità della situazione modenese alla pari delle vignette satiriche di Guido De Maria, le illustrazioni di Alfonso Artioli o quelle “politiche” del giovane Koki Fregni.

Corredano le sezioni di mostra una serie di videointerviste realizzate ad autorevoli testimoni dell'arte, della politica e della cultura modenese (Franco Vaccari, Tullio Zini, Luciano Guerzoni, Emilio Mazzoli, Gladio Gemma, Ferruccio Veronesi, Claudio Parmiggiani, Gianni Valbonesi)  e alcuni oggetti di design nati o riconducibili al territorio modenese e reggiano, in grado anch'essi di evocare, nella loro specificità, le molteplici sfaccettature del periodo. Tra questi si segnalano la Poltrona Nastro disegnata da Cesare Leonardi nel 1957, la chitarra elettrica “Brigitte Bardot” realizzata nel 1959 da Antonio Pioli in arte Wandrè nella cosiddetta “Fabbrica rotonda” di Cavriago e una caffettiera Moka Bialetti con riprodotta la prima icona pubblicitaria televisiva italiana: “l'omino coi baffi” disegnato da Paul Campani nel 1958 e ben presto divenuto uno dei simboli della trasmissione Carosello, nonché della nascente società dei consumi.

Azioni sul documento