“La regia della politica culturale cittadina resta nelle mani del Comune. Ma è nostro interesse valorizzare l’apporto di tutti gli altri soggetti che partecipano al progetto”. Lo ha affermato l’assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza rispondendo oggi, giovedì 24 novembre, in Consiglio comunale a un’interrogazione del Movimento 5 Stelle, illustrata da Mario Bussetti, che chiedeva “lo stato di fatto del progetto del Polo culturale Sant’Agostino” e poneva questioni sul personale, sulla governance del Polo e sul ruolo che ha assunto e assumerà la Fondazione Cassa di risparmio di Modena.
L’assessore Cavazza ha ricordato il percorso “di conoscenza, approfondimento e ascolto attivo” svolto dal Consiglio comunale che ora è nelle “condizioni per esprimere un indirizzo chiaro che consenta di avviare la Conferenza dei Servizi sulla base di un progetto preliminare”.
Per Cavazza “è lecito non condividere in tutto o in parte le elaborazioni che sono state proposte, ma non è accettabile discutere come se fossimo semplicemente all’anno zero, come se in campo non ci fossero idee e progetti e addirittura tacciare di ‘vagabondaggio culturale’ il lavoro svolto dagli amministratori e dai professionisti che hanno seguito fin qui il progetto di recupero del Sant’Agostino e il successivo percorso in Consiglio”. E l’assessore ha ripreso le intenzioni concordate con Ministero e Fondazione: confermare nei suoi tratti principali il progetto architettonico del Sant’Agostino firmato dall’architetta Gae Aulenti, lasciando aperta la soluzione dei depositi librari e documentari (le discusse torri librarie); confermare la centralità della ricollocazione e riqualificazione delle Biblioteche Estense e Poletti, con particolare riguardo alla urgenza di rilanciare e valorizzare la Biblioteca Nazionale Universitaria Estense; inserire il progetto nell’ambito di un più completo disegno di Polo Culturale cittadino di respiro nazionale e internazionale, integrandolo con il recupero dell’ex Ospedale Estense e la riqualificazione del Palazzo dei Musei, in sinergia con il programma Terre Estensi del Ministero; mettere a disposizione dei principali istituti culturali di Modena spazi più ampi e interamente riqualificati, tali da consentire nuovi lay out, l’impiego delle nuove tecnologie, l’organizzazione di servizi comuni e, soprattutto, la valorizzazione del patrimonio culturale attualmente indisponibile per il pubblico; in tale contesto diventa possibile rinnovare i Musei Civici, valorizzare l’Archivio Storico e risolvere strutturalmente il problema delle sale espositive cittadine; inserire nel Polo culturale, così ripensato, il nuovo Polo dell’immagine e dell’Arte contemporanea (comprensivo del Centro Multimediale della Figurina), liberando gli spazi attualmente occupati da Galleria civica e Museo della Figurina a favore della Biblioteca Delfini, e inserire altresì nel Polo un Laboratorio di formazione innovativa promosso dalla Fondazione; confermare la presenza di attività dell’Università, a partire da Museo e Teatro Anatomico.
In questo quadro, rispondendo, alle richieste di Bussetti, Cavazza ha precisato che per la gestione per le attività culturali non si pensa a un soggetto unico, “ma a strumenti e organismi di coordinamento dei progetti e dei programmi” e i n questo contesto “non è previsto un ruolo della Fondazione nella direzione e gestione delle funzioni che potrebbero essere collocate nel Palazzo dei Musei e nell’ex Estense, mentre resta l’impegno della medesima Fondazione a contribuire agli investimenti anche per le parti di proprietà comunale fino al termine del programma pluriennale dei lavori”.
E’ in questo ambito che la Fondazione ha accettato di finanziare la progettazione di un primo stralcio di interventi sulla messa in sicurezza del ex Ospedale Estense, in modo tale da disporre rapidamente di un progetto esecutivo e di attingere ai finanziamenti nazionali del Ministero appena saranno disponibili.
Per il consigliere Bussetti, le risposte “non hanno chiarito i nostri dubbi, riteniamo infatti che ci sia una subalternità del progetto culturale rispetto a quello edilizio. Il procedimento dovrebbe essere rovesciato: prima il progetto culturale e, di conseguenza, quello edilizio. Se non abbiamo ben chiaro dove vogliamo andare è inutile costruire muri, rischiamo di costruire una cattedrale nel deserto”. Il consigliere ha poi rilevato una seconda “subalternità: quella del Comune rispetto alla Fondazione alla quale abbiamo detto di occuparsi della progettazione, secondo le nostre linee guida. Ma nessuno ancora sa quali siano e se ci sediamo al tavolo senza averle, decidono loro e noi appaltiamo a un ente privato una funzione culturale pubblica”.
Azioni sul documento