Il Piano della mobilità ciclabile del Comune di Modena, che individua le linee di intervento di breve e medio-lungo periodo per la mobilità dolce ed è stato presentato dall’assessore alla Mobilità Gabriele Giacobazzi nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 22 dicembre, è stato approvato dall’assemblea con il voto a favore di Pd, Sel, Fas – Sinistra italiana, Per me Modena e CambiaModena, contro il Movimento 5 stelle. Astensione per FI.
Aprendo il dibattito per il Movimento 5 stelle Marco Rabboni ha affermato che il Piano “non è adeguato”, e che l’obiettivo deciso dall’Amministrazione, di aumentare dell’1,5 per cento annuo il traffico ciclabile “è troppo basso”. Secondo il consigliere nel Piano “viene detto poco o nulla sulla qualità delle ciclabili e non ci sono misure per incentivare realmente l’uso della bicicletta: aumentare i chilometri di ciclabili non è sufficiente, servono interventi più decisi, come hanno fatto a Reggio Emilia dove la mobilità ciclabile è raddoppiata, e maggiori investimenti, oltre a uno sforzo maggiore sulle Zone 30, necessarie per i quartieri più vicini al centro sempre congestionati, e che il Piano prevede in periferia. In sostanza servirebbe un cambio di rotta che stiamo ancora aspettando”. Tra i temi affrontati da Marco Bortolotti la necessità, “di cui non abbiamo trovato traccia nel piano”, di multare i ciclisti che commettono infrazioni e creano pericoli, “perché se vogliamo incentivare la mobilità ciclabile dobbiamo educare i cittadini” e le piste ciclabili in sede propria, “che sono il 78 per cento dei percorsi ciclabili. Ma la pista in sede propria è un costo, se invece mettiamo i ciclisti su strada li costringiamo a seguire le regole del codice e allo stesso tempo rallentiamo le auto. Sarebbe una scelta politica – ha proseguito – che invece nel piano non troviamo e dopo due anni di lavoro ci aspettavamo qualcosa in più, oltre al fatto che il Piano è un passaggio importante che richiederebbe un maggior tempo di discussione”.
Per Adolfo Morandi (Forza Italia) il Piano “è organico e propone una visione di insieme della città in un contesto complessivo di infrastrutture, ma è anche evidente che deve mettere mano a una situazione, creatasi nel corso degli anni e delle precedenti amministrazioni di sinistra, che presenta forti criticità, con ciclabili che spesso si interrompono e scarsa sicurezza”. Il consigliere ha espresso dubbi anche sulla Diagonale “che assorbe quasi la metà degli investimenti e che non sappiamo se è così necessario per la città. Bisognerebbe pensare a una ricucitura più forte e per questo dovremmo darci più tempo per approfondirlo e discuterlo”.
Simona Arletti, per il Pd, ha apprezzato che nel Piano ci siano “obiettivi precisi e misurabili, come l’incremento annuo dell’1,5 per cento, e una modalità condivisa per tenere monitorato l’utilizzo della bici”, soffermandosi poi sul fatto che la mobilità in bici “è rispettosa dell’ambiente ma è anche dimostrato che il semplice spostamento quotidiano casa lavoro o casa scuola, se fatto in bici, ha benefici significativi per la salute”. La consigliera ha concluso sottolineando che il Piano non si occupa solo di ciclabili ma anche di “tutti gli altri aspetti che fanno la differenza per una città che vuole essere più a misura di bici e di piedi indicando misure precise per rallentare il traffico abituale e rendere l’uso della bici più sicuro e appetibile e quindi più facile”.
Siamo davanti a un piano “pragmatico”, ha detto Fabio Poggi, un piano con “obiettivi credibili, fattibili e sostenibili e che prevede un impegno finanziario consistente”. Il consigliere ha sottolineato che è evidente che quello che si va ad approvare è un piano strategico che non parte da zero ma da una realtà cittadina complessa e da un sistema di reti ciclabili a sua volta complesso. Ma questo progetto abbiamo messo un punto fermo che è anche un punto di partenza. ”
Auspicando “una maggiore circolazione di ciclisti e pedoni e una minore di auto”, Marco Cugusi (Sel) ha sostenuto che “le due ruote scardinano i modelli culturali urbani, ma danno anche vita a economie che offrono possibilità di innovazione e sostenibilità. Il Piano va intrecciato strettamente con il nuovo Psc e dobbiamo ripensare il modello culturale della mobilità: il lavoro inizia oggi. Bisogna monitorare che le risorse previste vengano inserite a bilancio tutti gli anni sia per sicurezza delle strade che per azioni contro i furti di bici come i depositi protetti”.
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