03/09/2016

TEATRO E DISABILITÀ / 2, “IN SCENA NON HO PAURA”

Sette gli attori disabili che partecipano attualmente a Cicabùm; quaranta dal ‘96 al 2016 e accanto a loro circa 110 tra educatori, professionisti e volontari di ogni età

“In scena non ho paura. Il pubblico non lo guardo neanche; sul palco è come se mi trasformassi e riuscissi a comunicare cose che di solito non comunico. Il teatro mi ha aiutato a imparare a stare bene con gli altri”. È la testimonianza di Anna che ha 26 anni e da tre frequenta Cicabùm. Come lei, partecipano attualmente al laboratorio promosso dal Comune di Modena e curato dall’associazione Cantieri Teatrali e, altri sei attori disabili: Antonio, Michele, Letizia, Riccardo, Simone, Pietro. Anna ha una borsa lavoro all'Università; anche altri ragazzi del gruppo hanno un’occupazione. Simone, che ha 31 anni e insieme a Riccardo costituisce una delle colonne portanti del laboratorio che entrambi frequentano da 12 anni, fa l’operaio, pratica nuoto e fa parte di un gruppo scout, ma in nessun altro luogo “si sente così”. Degli spettacoli a cui ha partecipato, da “Il Malato immaginario” a “Linee di confine”, ricorda battute e sentimenti che ha provato, sensazioni di cui è grato a Ulisse il regista che lo fa sentire libero, e a Sara che lo tranquillizza.

La sua foto in abiti di scena è sulla locandina del ventennale. “Il teatro – dice - è come stare a casa mia. Quando interpreto Puk insieme a Riccardo (sono i due Puk del cortometraggio) seguo le mie emozioni; mi sento libero, lo sento dentro il mio cuore. Ho felicità”. “Divento un'altra persona – gli fa eco l’amico Riccardo - un personaggio fantastico che parla col naso e fa pozioni magiche e io ci metto il mio carattere aperto e generoso; mi trovo molto bene nel gruppo. Non me lo toglie nessuno il teatro!”.

Cicabùm utilizza una metodologia di lavoro basata sul teatro sperimentale con uno spiccato interesse al lavoro corporeo, alla scrittura scenica e alla rielaborazione dei testi teatrali con l'utilizzo di tratti biografici degli attori.

 “C'è il testo di Shakespeare ma ci metti anche qualcosa di tuo. Io ci metto la mia ironia, sono Demetrio e anche me stesso”, spiega Michele, 28 anni, animatore presso un Centro anziani e da anni nella band musicale dei Delfini. Per lui come per il resto del gruppo, il teatro è innanzitutto “recitare con gli altri: l'attore fa muovere la scena prima di tutto con gli altri attori – spiega - e poi fa muovere la scena per gli spettatori”. Pietro, 36 anni, appassionato di musica rock, Internet e sport in tv, sottolinea l’importanza dell’aspetto corporeo: “Mi piace fare i massaggi in coppia durante il laboratorio, io che cerco il contatto e anche quando parlo con qualcuno gli metto una mano sulla spalla, e anche il rilassamento che mi fa stare bene nel corpo, mi piace”. A casa, nella parte di Lisandro, ripassa le battute con la mamma, ma sul palcoscenico la sua Ermia è la 25enne Letizia che quando fa teatro non pensa alla salute o alla visita che deve fare e, anche se prima di andare in scena ha “il panico e ha paura di cadere per via dell’equilibrio”, poi ci prova comunque e se sbaglia in qualche modo rimedia, magari con una battuta spiritosa.

Da vent'anni, ogni anno, Cicabùm presenta alla città spettacoli su tematiche in cui l’identità e l'alterità sono aspetti ricorrenti nel dialogo con gli spettatori, ha inoltre partecipato a rassegne e scambi in Italia e all'estero.

Antonio lavora in un magazzino tessile, è entrato a far parte di Cicabùm da poco; è entusiasta all’idea di partecipare a un progetto europeo che potrebbe portarlo “andare fuori dall'Italia, a recitare all'estero”. A 33 anni, da 14 nei Delfini come cantante e cantautore, l’esperienza del teatro “ha aggiunto qualcosa”, dice e “il pubblico mi dà coraggio ed energia, soprattutto nelle giornate in cui sono molto giù”. Sul palco può correre, una cosa che nella vita gli è stata sempre sconsigliata, ma ha anche dovuto lavorare parecchio per acquisire, “lui, di carattere buono calmo”, il tono di voce forte e minaccioso del Leone di “Sogno di mezz’estate”.

Dal 1996 al 2016 hanno partecipato a Cicabùm circa una quarantina di persone disabili e un centinaio di operatori ed educatori, oltre a una decina tra studenti universitari e tirocinanti che sul laboratorio hanno scritto tesi di laurea e tesine sperimentali. Vi fanno parte inoltre Sara, Cristina e Monica. Sara è pedagogista, aiuto regista, coordinatrice e attrice. Ha partecipato a Cicabum fin dall'esordio quando si è avvicinata al laboratorio come tirocinante universitaria. Cristina, psicologa, ha iniziato con il servizio civile sei anni fa e non se ne è più andata, mentre Monica lavora per l'Ausl di Modena nell’ambito dell’Educazione alla Salute. Ci sono poi Caterina, Paolo e Leonardo, studenti liceali di 16 e 17 anni che hanno in comune lo scoutismo e, infine, una giovane danzatrice di danza classica, Martina, figlia di un’operatrice comunale, che di anni ne ha solo 12.

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