15/12/2017

IUS SOLI/ 1 – “APPROVAZIONE ENTRO FINE LEGISLATURA”

Il Consiglio comunale di Modena sollecita l’ok del Senato e chiede di contrastare le richieste di manifestazioni pubbliche in città riconducibili all’intolleranza razziale

Il Consiglio comunale di Modena chiede che il Senato approvi la riforma della cittadinanza entro la fine della legislatura.

Nella seduta di giovedì 14 dicembre ha infatti approvato un ordine del giorno di Pd e Art.1 – Mdp – Per me Modena, illustrato da Federica Venturelli (Pd) con il voto a favore della maggioranza, l’astensione di M5s e CambiaModena e il voto contrario di Idea Popolo e libertà e FI. La mozione chiede in particolare a sindaco e Giunta di “attivarsi presso i Parlamentari modenesi affinché la riforma della cittadinanza venga approvata nel più breve tempo possibile dal Senato della Repubblica, anche attraverso il voto di fiducia, che, come dichiarato dagli esponenti di diversi gruppi parlamentari, anche di opposizione, tra i quali ‘Articolo Uno-Mdp’ e ‘SI/Possibile’, troverebbe in Parlamento una maggioranza trasversale e, se necessario, utilizzando anche i giorni festivi natalizi”. Si chiede inoltre di inviare urgentemente il documento ai capigruppo di tutti i Gruppo in Senato “sollecitandoli alla calendarizzazione utile”, di “contrastare tutte le richieste di manifestazioni pubbliche sul suolo del Comune di Modena che si basino su argomenti riconducibili all’intolleranza razziale e al disprezzo per la diversità”, e di “incentivare ogni momento di discussione pubblica in cui i cittadini modenesi possano confrontarsi sui temi della cittadinanza e dell’integrazione, comprese le manifestazioni a favore della approvazione della legge sulla riforma della cittadinanza”.

Respinto invece l’ordine del giorno della consigliera Luigia Santoro di Idea – Popolo e libertà (a favore anche M5s, contrari Pd e Art.1 – Mdp – Per me Modena, astenuti CambiaModena e FI) che chiedeva alla Giunta comunale di sollecitare il Governo nazionale, tramite il Primo ministro, e il Parlamento, tramite i due presidenti, “affinché, qualora fosse trattata in Parlamento la legge per modificare i criteri di concessione del diritto di cittadinanza, non sia disposto il voto di fiducia che sarebbe in particolare su tale tema una gravissima forzatura a danno del migliore dibattito politico”.

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