07/04/2018

PATTI PER IL CONTROLLO PUBBLICO DI HERA, IL DIBATTITO

Per la maggioranza la governance pubblica è fondamentale per indirizzare le strategie sul territorio. L’opposizione propone il ritorno “in house” o la scelta a libero mercato

Il rinnovo per altri tre anni dei patti di sindacato sottoscritti nel 2015 per garantire il controllo strategico pubblico di Hera spa è stato approvato dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 5 aprile. Il provvedimento, come ha sottolineato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli presentando la delibera, ha come obiettivi il consolidamento del controllo pubblico dell’azienda, “bloccando” con un vincolo di intrasferibilità il 38 per cento delle azioni di proprietà degli enti locali, una quota sufficiente ad assicurare la maggioranza dei diritti di voto grazie al cosiddetto voto maggiorato introdotto nello Statuto sociale proprio nel 2015.

La delibera relativa ai due patti parasociali (sia quello tra tutti i soci pubblici sia quello relativo ai soci pubblici dell’area modenese) è stata approvata con il voto della maggioranza (Pd e Art.1-Mdp-Per me Modena), l’astensione di FI e CambiaModena e il voto contrario del M5s.

Aprendo il dibattito per il M5s, Mario Bussetti ha affermato che i patti “sono espressione di una strategia politica che vuole il Comune fortemente legato a Hera. Ma non sappiamo quanto la città di Modena sia riuscita a incidere sulle scelte di Hera e nemmeno se gli interessi della società coincidano con quelli del Comune. Noi crediamo – ha proseguito – che almeno per i rifiuti e per il servizio idrico le nostre priorità siano diverse e che un patto con i Comuni dovrebbe essere finalizzato a riportarli in house. La storia ci ha dimostrato che la governance pubblica di una società privata non garantisce tariffe e servizi migliori per i cittadini”.

Andrea Galli, FI, evidenziando le stesse “criticità nel rapporto con Hera”, ha commentato che “ora non è più possibile riportare i servizi in house perché all’interno dell’ente non abbiamo più le competenze che c’erano una volta. Possiamo invece valutare di uscire da Hera in modo da poter poi scegliere il miglior servizio presente sul mercato”.

Secondo Marco Malferrari, Art.1-Mdp-Per me Modena, le liberalizzazioni imposte anche dall’Unione europea e i cambiamenti degli assetti societari hanno fatto in modo che il Comune, “dovendo agire in condizioni di mercato, abbia cercato di assicurarsi la governance della società. Si tratta di continuare a far sì che il controllo rimanga saldamente in mano pubblica, in modo da far prevalere gli interessi della comunità riuscendo allo stesso tempo a garantire alla società la solidità industriale e organizzativa necessaria per affrontare le sfide del mercato”. Paolo Trande, pur esprimendo dubbi sul fatto che gli enti locali riescano “a sviluppare in pieno le politiche pubbliche che si sono dati non gestendo direttamente i servizi”, ha sostenuto che “nel quadro in cui ci muoviamo oggi abbandonare il controllo pubblico della società sarebbe ancora più nefasto poiché mantenere la governance ci consente comunque di condizionare le strategie di Hera e fornire un servizio pubblico ai cittadini”.  

Antonio Montanini, CambiaModena, si è chiesto che “vantaggio comporti per i cittadini che il Comune rimanga azionista di Hera: se si ragiona in termini di entrate, il Comune potrebbe allora comprare azioni di Fiat o di Telecom, ma il nostro bilancio non si dovrebbe reggere su entrate speculative. Se invece pensiamo ai vantaggi per la città, allora essere o no soci di Hera non fa differenza e quindi dobbiamo decidere cosa vogliamo fare”. Motivando il voto di astensione il consigliere ha affermato di “non concordare con gli obiettivi ma dal momento che l’ente pubblico possiede una parte rilevante di azioni, prima di mollare tutto è bene fare una scelta politica in un percorso progressivo”.

Marco Forghieri, Pd, ha ricordato che l’Unione europea ha imposto la concorrenza anche sui servizi e quindi “dovremmo affrontare le gare anche se avessimo una società totalmente in house che probabilmente non avrebbe la forza sufficiente a competere con operatori più grandi”. Il consigliere ha poi sottolineato che “un territorio è tanto più forte rispetto alla società di servizi quanto più è salda la governance pubblica”, e che al momento “le pochissime fonti di finanziamento dei Comuni sono legate anche alla possibilità di avere dei dividendi”.

Azioni sul documento