05/01/2019

PROSEGUE “SOGNALIB(E)RO”, PREMIO LETTERARIO NELLE CARCERI

Chiusa la fase di voto dei detenuti e raccolti 26 inediti. In giuria Elena Ferrante, Antonio Manzini, Walter Siti, Antonio Franchini, Bruno Ventavoli. Finale a Modena l’8 febbraio

Sono stati 96 i detenuti dei gruppi di lettura in carcere che hanno partecipato alle due sezioni del premio: una di votazione di libri italiani, e una di scrittura di inediti. Ventisei gli scritti inediti presentati dai carcerati e otto gli istituti penitenziari aderenti (Modena, Milano – Opera, Trapani - Cerulli, Torino - Lorusso e Cutugno, Brindisi, e le tre femminili di Pisa, Pozzuoli e Roma Rebibbia –Stefanini).

Si è chiuso il “primo tempo”, la finale sarà a Modena l’8 febbraio, del premio “Sognalib(e)ro” per detenuti di carceri italiane, promosso dal Comune di Modena con Direzione generale del Ministero della Giustizia - Dipartimento amministrazione penitenziaria, Giunti editore, e con il sostegno di BPER Banca.

Ora tocca alla giuria, che già aveva scelto i libri editi da far leggere e votare nei laboratori in carcere, valutare gli scritti inediti presentati dai detenuti. È una giuria composta da scrittori di primissimo piano presieduta da Giordano Bruno Ventavoli, responsabile dell’inserto Tuttolibri del quotidiano La Stampa. Ne fanno parte Elena Ferrante, autrice di “L’Amica geniale” (Edizioni e/o), Walter Siti, premio Strega 2013 con “Resistere non serve a niente” (Rizzoli) e Antonio Manzini, sceneggiatore e scrittore, autore delle storie del vicequestore Rocco Schiavone (Sellerio), con Antonio Franchini, scrittore e direttore editoriale della Casa editrice Giunti.

Il premio “Sognalib(e)ro”, ideato e progettato insieme da Bruno Ventavoli e assessorato alla Cultura del Comune di Modena, consiste in un concorso letterario con l'assegnazione di due premi: uno a un libro votato dai carcerati partecipanti, l'altro a un elaborato prodotto dai detenuti stessi, che potrà essere pubblicato da Giunti “se di adeguato valore”, oppure edito in e-book. Obiettivo è “aprire” uno spaccato sulle carceri, mondo che per i comuni cittadini è oscuro, circondato da sospetti e pregiudizi. E dimostrare che lettura e scrittura possono essere importante strumento di riabilitazione del detenuto (principio sancito dalla Costituzione).

“Leggere e scrivere – sottolinea Gianpietro Cavazza, assessore alla Cultura di Modena - come atti di libertà, che possono attraversare i muri in due direzioni, mettendo in comunicazione il dentro e fuori dal carcere, attraverso un progetto di grande valore umano, culturale e sociale promosso dal Comune attraverso le sue biblioteche civiche”. Anche alcuni membri della giuria hanno affidato a un loro pensiero la stima del valore del progetto / premio. “Sarebbe facile scherzarci sopra parlando di letteratura d'evasione – dice Walter Siti - invece favorire la lettura (e la riflessione sulla lettura) in carcere è una cosa molto seria. In una vita che deve necessariamente aggrapparsi ai gesti quotidiani, e dove il sogno rischia di diventare autolesionismo, i romanzi aiutano a tenere insieme la realtà e la fantasia”.

Per Antonio Franchini “la scrittura è, da alcuni punti di vista, un atto di libertà suprema e la via migliore per guardarsi dentro. Non voglio dire che è la via più tranquilla per la redenzione, anzi, è aspra e difficile. Però è una delle poche che serve a qualcosa”.

In un discorso più articolato, Antonio Manzini conclude che “il posto migliore per un libro è un carcere. Lì come in nessun'altra parte del mondo c'è bisogno di ricordare che lo spirito è libero, resta libero, e bisogna farlo correre altrimenti i suoi muscoli si atrofizzano. A questo servono i libri, tapis roulant dell'anima”.

 

Il Premio Sognalib(e)ro si articola in due sezioni. Nella prima, una giuria composta dagli aderenti ai gruppi di lettura delle carceri attribuisce il premio, valutando il migliore in una rosa di tre romanzi italiani recenti, scelti dalla giuria di scrittori. In concorso c’erano “L'Arminuta” di Donatella di Pietrantonio (Einaudi), vincitrice del Campiello 2017; “Una storia nera” di Antonella Lattanzi (Mondadori) e “Perduto in paradiso” di Umberto Pasti (Bompiani). Grazie alla generosità degli editori il Comune ha inviato ai gruppi di lettura in carcere copie di ciascun libro. Il premio consiste nell'invio a tutti gli istituti partecipanti, dei “libri della vita” scelti dall'autore decretato vincitore dai gruppi di lettura interni. Nella stessa sezione rientra il Premio BPER Banca, un riconoscimento speciale allo scrittore vincitore, atteso a Modena per la serata conclusiva l’8 febbraio.

La seconda sezione del premio è quella degli inediti. La giuria di esperti attribuisce il premio a un’opera scritta da un detenuto/a (romanzo, racconto, antologia di racconti e/o poesie) che potrà essere pubblicata da Giunti a stampa e/o in formato ebook. Il premio consisterà, inoltre, nella donazione da parte della casa editrice Giunti di una dotazione di libri alla biblioteca del carcere del vincitore, anch’egli atteso alla serata dell’8 febbraio a Modena.

Il percorso di avvicinamento all’appuntamento conclusivo prevede una ulteriore iniziativa organizzata da BPER Banca in collaborazione con Comune di Modena e Casa circondariale di Sant’Anna. Dentro l’istituto penitenziario, venerdì 18 gennaio, si svolgerà un incontro con Helena Janeczek, la scrittrice vincitrice del Premio Strega 2018 con “La ragazza con la Leica” (Guanda).

Azioni sul documento