L’interrogazione sull’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo, presentata dalla consigliera Paola Aime, Verdi, è stata trasformata in interpellanza su richiesta del capogruppo Pd Antonio Carpentieri, il quale ha affermato che il problema nasce da una scelta politica dell’ex ministro Salvini “mal confezionata non solo sotto il profilo politico ma anche giuridico”, poiché è in contrasto con la legge del 1998 per l’iscrizione anagrafica degli stranieri regolarmente soggiornanti. Per il consigliere “è necessario un atto politico: il decreto deve essere cambiato con una norma chiara, dall’interpretazione univoca, che permetta a tutte le amministrazioni locali di agire in modo uniforme”. Alberto Cirelli ha sottolineato l’aspetto “sociale, umano e anche di sicurezza” della questione: “Certificare che una persona si chiama con quel nome e risiede in una certa via aumenta o diminuisce la sicurezza?”. Il punto centrale per il consigliere è il riconoscimento della dignità delle persone e l’iscrizione all’anagrafe “è un piccolo tassello che contribuisce a riconoscere la loro dignità, attraverso un documento che le certifica come abitanti di questa città e, come tali, titolari di diritti ma anche di doveri, come noi”.
Antonio Baldini, Lega Modena, si è soffermato sul fatto che i due decreti sicurezza sono stati condivisi anche dal Movimento 5 stelle e che il Governo Conte ha dichiarato di non volerli abrogare. “Il decreto è legittimo e applicabile, tanto che il ricorso delle Regioni è stato dichiarato inammissibile in quanto in materia di asilo è competente solo lo Stato e di conseguenza il corretto indirizzo per le amministrazioni locali è attenersi alla legge nazionale senza forzature né in un senso né nell’altro. Questa maggioranza che ora à al governo – ha concluso – potrà farsi portatrice dell’abrogazione dei decreti, come richiesto dalla parte benpensante del paese, senza farsi scudo di Salvini”.
Per Elisa Rossini, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, la questione, “complicata da alcune circolari ministeriali”, in realtà “è semplice: il tribunale di Bologna si è limitato ad abrogare la procedura semplificata per l’iscrizione all’anagrafe, ma è poca cosa. Sui richiedenti asilo il decreto sicurezza è irrilevante; restano in vigore le norme precedenti ed è sufficiente applicarle senza fare una diatriba politica sulla pelle delle persone”.
Per Camilla Scarpa, Sinistra per Modena, la questione è di merito perché l’iscrizione all’anagrafe “impatta moltissimo sulla vita dei richiedenti asilo, in tutte le questioni che riguardano la vita quotidiana”. Ma soprattutto per la consigliera riguarda “la nostra capacità di essere città accogliente che integra e riesce a far interagire le persone con i richiedenti asilo. Il messaggio di superare il decreto sicurezza valeva per il governo precedente come per l’attuale: credo ci sia bisogno di una risposta immediata, perché non possiamo permettere che questa situazione si protragga oltre”.
Nella replica, Paola Aime si è dichiarata “non totalmente soddisfatta della risposta”, affermando che, poiché il Tribunale di Bologna è competente anche per Modena, “i precedenti giudiziari su cui basarsi esistono già”. Appellandosi quindi alla “responsabilità politica dei sindaci”, ha invitato a seguire anche una via alternativa che passi dalla concessione della residenza con responsabilità in capo alle amministrazioni comunali.
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