12/10/2019

TRASFORMAZIONE DI ATER / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Gli interventi dei consiglieri prima dell’approvazione della delibera

Il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 10 ottobre, ha dato il via libera alla trasformazione di Ater da associazione a fondazione di partecipazione. La delibera, presentata dall’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi, ha ottenuto il voto a favore della maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena solidale, Verdi). Contrario il gruppo di Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia mentre si sono astenuti Lega Modena, Forza Italia e M5s. 

Aprendo il dibattito per il Pd, Federica Venturelli ha ribadito che la trasformazione da associazione a fondazione “è una scelta necessaria, non solo per adeguarsi alle norme nazionali ma anche per avere vantaggi dal punto di vista organizzativo e del reperimento delle risorse. Ater – ha sottolineato – mantiene un ruolo di rilievo, a conferma di quanto Regione e Comune credano nelle attività di promozione e sviluppo dello spettacolo dal vivo, spesso supplendo alla disattenzione di uno Stato che investe sempre meno in cultura o lo fa con criteri discutibili”. Marco Forghieri ha ricordato che sono soci della Fondazione “Comuni amministrati da colori politici diversi e quindi il pluralismo della governance è garantito”, mentre Antonio Carpentieri si è soffermato sull’emendamento, presentato da Lega Modena (e respinto), “non condivisibile né nella forma, che diventa però sostanza, e nemmeno nel merito”. Approvando la trasformazione ma non lo statuto, ha detto, “innescheremmo un corto circuito che bloccherebbe l’iter costringendo tutti gli altri soci a riprendere in esame tutto”. Dubbi anche nel merito delle proposte, per esempio sulla necessità che il direttore abbia competenze amministrative, “non necessarie per chi riveste questo ruolo in una fondazione artistica e delegabili ad altri ruoli”.

Per Elisa Rossini, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, la trasformazione rende evidente “il ruolo predominante della gestione pubblica, una sorta di statalizzazione della cultura che può arrivare a comprimere in modo intollerabile la libera manifestazione del pensiero o a imporre un modello culturale voluto dalle giunte”.

D’accordo sulla trasformazione Enrica Manenti per il M5s che ha però espresso alcune perplessità sul metodo affermando che sarebbe opportuno poter esaminare gli statuti “prima che parta l’iter delle delibere perché dopo è molto difficile inserire modifiche”. Per la consigliera, infatti, alcuni dei punti sollevati dalla proposta di emendamento della Lega, sarebbero stati da prendere in considerazione, nonostante la consapevolezza che accoglierli sarebbe stato complicato.

Approvando la trasformazione, Vincenzo Walter Stella di Sinistra per Modena ha osservato che “una città come Modena non può rinunciare a investire in cultura. Ben vengano, quindi, gli investimenti strutturali ma anche i finanziamenti che sostengono l’attività reale dei teatri”. Sull’emendamento, il consigliere ha commentato che “è difficile votare proposte che hanno avuto un parere tecnico negativo e che la Corte dei conti potrebbe contestare”.

Luigia Santoro, per la Lega, ha replicato che l’emendamento “tentava di rendere più trasparente lo Statuto e di garantire criteri più chiari per le nomine”. È vero, ha aggiunto, che la trasformazione amplia le possibilità economiche e gestionali “ma toglie ogni possibilità di controllo da parte del Consiglio sulle attività culturali della nostra città e lascia le mani libere ad Ater”. Giovanni Bertoldi si è detto contrario “a una delega in bianco ad Ater, soprattutto sul ruolo del direttore generale”, anche se “nessuno mette in discussione la possibilità di sviluppare enti culturali che hanno avuto risultati eccellenti e che permettono opportunità occupazionali importanti”. E Stefano Prampolini ha definito “sorprendente” che in una sola settimana dalla presentazione “ci si richieda una votazione senza possibilità di intervenire con modifiche. Sembra quasi un’imposizione a tutti gli associati”. Prendendo atto della contrarietà del parere tecnico, Antonio Baldini ha replicato che la delibera prevede sia la trasformazione di Ater in fondazione sia l’approvazione dello statuto, “che ci viene chiesta senza possibilità di discuterlo. Ma emendare lo statuto non invaliderebbe la delibera”.

Paola Aime, Verdi, ha ricordato come altre esperienze di trasformazione in fondazione, “prima fra tutte il Teatro Comunale”, siano state positive. Sul direttore, si è augurata che “sia persona competente e illuminata, con un visione culturale e la capacità di tenere i conti in ordine”, affermando, infine, che in un procedimento così complesso “sarebbe comunque stato utile un percorso più partecipato”.

Concludendo il dibattito, l’assessore Bortolamasi ha ribadito che il passaggio a fondazione “consente un maggior controllo pubblico sulle attività di Ater oltre a dare l’opportunità ai Comuni e alla Regione di posizionarsi all’interno dell’offerta teatrale in dimensione sovraregionale. Il ruolo di Ater, infatti, travalica l’offerta culturale ed è veicolo della città di Modena e dell’Emilia Romagna in Italia e in Europa. Ater, per i teatri di Modena, rappresenta un fattore di sviluppo e il rischio di uscire dall’associazione, non approvando lo statuto, comporta il rischio di depauperamento dell’offerta culturale cittadina”.

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