26/09/2019

AFFIDI / 2 - IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Gli interventi dei consiglieri dopo la presentazione delle quattro interrogazioni

Aprendo il dibattito per il Pd, Vittorio Reggiani ha affermato che il clima da caccia alle streghe creato, “in modo vergognoso”, da alcuni politici dopo il caso di Bibbiano, ha provacato disagi gravissimi riducendo le famiglie accoglienti e peggiorando le condizioni di lavoro degli assistenti sociali. “I minori fragili e le loro famiglie – ha proseguito – sono una ferita per tutti noi e il nostro dovere è aiutare e sostenere i servizi sociali e le famiglie accoglienti, di cui anch’io faccio parte, provando a capire davvero come stanno le cose e sapendo che ognuno dei numeri sugli affidi che ci sono stati dati oggi è una persona e ha una storia. Se iniziamo a sostenerli, possiamo lavorare con loro, prevedendo magari nuove strategie come l’housing sociale, per il bene di tutti i nostri figli”. Per Vincenza Carriero è necessario mettere la realtà davanti alle bandiere: “Il servizio sociale lavora per risolvere i problemi delle persone e non entra nelle famiglie se non ci sono state sollecitazioni specifiche. Inoltre, gli assistenti lavorano in equipe, mai da soli, secondo direttive specifiche e soggetti a organi di controllo”. Alberto Cirelli ha ricordato che, in base ai dati, l’8 per cento dei bambini di Modena ha un problema “e il Comune ha le strutture che lavorano per risolvere questi problemi. Ma non credo che alle opposizioni interessi: da loro non ho sentito neanche una parola di ringraziamento per le famiglie affidatarie o sulla condizione di questi bambini”. Per il consigliere “è giusto fare le domande, ma quando si ottengono risposte esaustive sulla mole di lavoro che viene svolta, bisognerebbe prenderne atto”. Per Tommaso Fasano, nel dibattito si è vista una “semplificazione a fini propagandistici ed elettorali. Le interrogazioni avevano come obiettivo attaccare l’istituto dell’affido, che è mirato a tutelare l’interesse del minore; attaccare con violenza la centralità dei servizi sociali che intervengono per risolvere i problemi delle persone; attaccare la comunità Lgbt in un modo che non sta né in cielo né in terra”.  

Per la Lega Beatrice De Maio ha messo in evidenza come 2.400 minori presi in carico dai servizi sui trentamila residenti in città “siano un numero importante che denota problemi sociali non indifferenti nella nostra città”. E, se da un lato aumenta il numero dei minori presi in carico in regione, dall’altro i bambini che rientrano nella famiglia d’origine “sono solo il 9 per cento”. Sicuramente, ha quindi affermato la consigliera, “il servizio dal punto di vista normativo e tecnico è organizzato in modo ottimale, ma Bibbiano ha mostrato il lato oscuro e noi, come opposizione, vigileremo perché non prevalga”. Dopo aver riaffermato che il “bene dei minori e la tutela delle famiglie è l’obiettivo di tutti”, Giovanni Bertoldi ha replicato che “non si tratta di caccia alle streghe ma di indagini serie che hanno fatto emergere situazioni gravi. E, visto che i protocolli sono regionali e a Modena si applicano gli stessi di Bibbiano, come possiamo essere sicuri che anche qui non ci siano state sopravvalutazioni di abusi o che l’allontanamento, a volte, non causi più danni che benefici?”. Il consigliere ha quindi chiesto quali siano i progetti di formazione per gli operatori e se non si possano coinvolgere nelle valutazioni anche professionisti esterni come i neuropsichiatri infantili.

“Certamente ci sono tante persone che lavorano bene e che vanno ringraziate – ha detto Luigia Santoro – ma farsi domande è legittimo e mi meraviglio che venga strumentalizzato. Si parla di azioni a sostegno della capacità genitoriale, ma anche a Modena si privilegia l’allontanamento dalla famiglia d’origine e troppe volte gli affidi durano troppo tempo”. Per la consigliera bisognerebbe fare “verifiche a oltranza finché non si è sicuri che il minore sia davvero in pericolo e privilegiare sempre il diritto del bambino a stare con i suoi genitori, o ascoltare cosa vuole fare, perché magari non vuole andare con un single o un omosessuale”. Barbara Moretti ha dissentito sui criteri di scelta degli affidatari e sull’importanza data alla privacy: “Se affidiamo un bambino a un single dobbiamo essere sicuri che esistano gli elementi di protezione. L’enfasi del Comune sulla difesa delle pari opportunità mi impone di ricordare che non dobbiamo mai far mancare a un minore i presupposti per una crescita equilibrata che può essere garantita solo da una coppia formata da un uomo e da una donna”.

Elisa Rossini, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, ha ribattuto che “l’allarme sociale non è sollevato dalle opposizioni ma da un caso grave che coinvolge servizi sociali portati come esempio di eccellenza. La colpa è di un sistema che si chiama Emilia Romagna. Anche a Modena dobbiamo fare le verifiche e, se non è successo nulla, avremo fatto il nostro dovere”. La consigliera ha aggiunto che “nessuno vuole discriminare le persone per l’orientamento sessuale ma il bene dei bambini è superiore a quello di un adulto che vuole un figlio. Non esiste il diritto ad avere un figlio, ma il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre”.  

Federico Trianni, Sinistra per Modena, ha osservato che le risposte date, sia in commissione consiliare che all’interrogazione, “hanno sciolto molto dubbi su connessioni con gli eventi di Bibbiano. Una volta verificata la correttezza sostanziale del comune di Modena – ha chiesto – perché non passare oltre? Il clamore sollevato non giova sicuramente né agli operatori, né alla comunità e nemmeno alle famiglie, affidatarie o biologiche. Ma, soprattutto, non giova ai minori che si trovano al centro di speculazioni politiche di chi sta colpendo un servizio efficace per la comunità pur di denigrare un avversario politico”. Camilla Scarpa ha ricordato che “a Modena non ci sono coppie affidatarie omosessuali e quindi la polemica è infondata. Ma non esistono comunque elementi di fatto o di diritto che escludono l’affido a omosessuali perché quello che conta è la capacità di occuparsi dei minori e le persone disponibili all’affido seguono un percorso di preparazione serio e attento. Importante sarebbe invece – ha concluso – ampliare il ragionamento su cosa possiamo fare per prevenire il disagio socio-educativo e promuovere l’agio”.

Anche Paola Aime, Verdi, ha sottolineato che “i bambini hanno diritto a felicità e serenità e questo non dipende dal tipo di famiglia a cui sono affidati. L’opposizione dice che un single non è mai stato genitore, ma i bambini tolti alle famiglie sono tolti a genitori che non sono stati in grado di crescerli”.

Per Forza Italia, Piergiulio Giacobazzi ha ringraziato le famiglie affidatarie rivendicando però l’importanza di “andare oltre, nell’interesse dei bambini”. Per il consigliere, in base ai dati “l’obiettivo del rientro del bambino nella famiglia di origine non avviene con l’efficacia auspicabile. Non vogliamo mettere in dubbio l’attività di Modena, ma una riflessione va fatta perché dovrebbe essere doveroso rendere trasparente il sistema in tutte le sue fasi, fugando ogni dubbio che il sistema si fondi su un business alimentato da un’ideologia contro la famiglia tradizionale. Altro problema – ha proseguito – è il numero delle famiglie affidatarie: cosa intende fare il Comune per aumentare il loro numero? Le case famiglia e le strutture dovrebbero essere l’ultima ratio ma non è così”.

Nella repliche, Luigia Santoro ha affermato che “troppe volte si sono fatti, anche in buona fede, errori che hanno portato a drammi familiari. Da parte della sinistra c’è la copertura di un sistema che evidentemente fa acqua”. Giovanni Bertoldi ha ribadito che, quando si può, bisogna ridurre gli affidi extrafamiliari e tenere i minori in famiglia, dichiarandosi parzialmente soddisfatto perché “le possibilità di miglioramento sono notevoli”. Non soddisfatta Elisa Rossini “ideologica su una questione che non è di discriminazione o di gender, e questo era il timore che esprimevo nell’interrogazione. È doveroso il ringraziamento ai genitori affidatari ma anche le scuse ai genitori a cui sono stati tolti bambini affidati per motivi ideologici senza pensare al loro bene ma a una sperimentazione di idoneità genitoriale”. Non completamente soddisfatta Enrica Manenti che ha ribadito che “niente ci dice che a Modena le cose vadano male, ma niente ci dice che vadano bene. Stiamo parlando di un rischio importante e dobbiamo avere fiducia negli operatori ma a volte in queste professioni si infilano aspetti ideologici che potrebbero avere un peso nel comportamento degli operatori”.

Azioni sul documento