24/09/2019

RETE READY, NO A ODG PER LA REVOCA DELL’ADESIONE

Il Consiglio ha respinto la richiesta di Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) di uscire dalla Rete contro le discriminazioni per l’orientamento sessuale

Il Consiglio comunale di Modena ha respinto l’ordine del giorno, presentato da Elisa Rossini, capogruppo di Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, che chiedeva di revocare l’adesione del Comune alla rete Ready, la rete nazionale delle amministrazioni pubbliche contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. L’ordine del giorno, discusso nella seduta di giovedì 19 settembre, ha ottenuto il voto a favore di Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, Lega e Forza Italia, e quello contrario di Pd, Sinistra per Modena, Modena solidale e Verdi. Il Movimento 5 stelle si è astenuto.

Nella presentazione, Elisa Rossini ha affermato che l’adesione alla carta di intenti Ready, prevedendo la realizzazione di campagne di promozione sociale come la mostra fotografica “Famiglie”, pubblicata sul sito del Comune, il Modena pride e gli eventi contenuti nel calendario di iniziative contro l’omofobia, “implica il sostegno alle rivendicazioni delle persone Lgbt in tema di genitorialità per tutti e matrimonio egualitario, rivendicazioni espressamente escluse dalla legge se non sanzionate penalmente, che si pongono in contrasto con il superiore interesse dei minori e la dignità della donna”. Per la consigliera, inoltre, “per promuovere azioni contro ogni forma di discriminazione non è necessaria l’adesione alla rete Ready” e appare evidente che “il contenuto e la carta di intenti Ready hanno, quindi, una matrice fortemente ideologica”.

Aprendo il dibattito per il Pd, Ilaria Franchini, ha osservato che nei contenuti della carta di intenti “non c’è alcun riferimento alla genitorialità per tutti e nemmeno all’adozione di minori. L’intento della carta – ha aggiunto – è creare cultura contro la discriminazione e prevenire episodi di violenza e di bullismo che sono in forte crescita. È scorretto, quindi, usare temi che stanno a cuore a tutti noi come la tutela dei minori e la dignità della donna per mettere in discussione un documento che parla d’altro”. Irene Guadagnini ha ricordato che la genitorialità omosessuale esiste già, “perché la vita è complicata e ci sono omosessuali che i figli li hanno. Questa è realtà e non propaganda e il nostro compito di amministratori è evitare che, nella percezione delle persone, ci siano famiglie di serie a e di serie b. La Rete – ha proseguito – porta in più il confronto con le altre amministrazioni, uno scambio importante che aiuta molto. Uscirne risponde a un’ideologia, non restare”. “Ogni documento politico – ha aggiunto Antonio Carpentieri – ha senso se risponde a bisogni reali: le discriminazioni in ragione dell’orientamento sessuale esistono ancora, anzi, crescono e quindi, purtroppo, la rete Ready è ancora attuale e uscire ora sarebbe un grave errore”.

Per Federico Trianni, Sinistra per Modena, “rivendicare il riconoscimento di un diritto non previsto dalla legge non significa infrangerla: ci sono quantità di diritti fondamentali, a partire da quello all’uguaglianza, che un tempo non erano riconosciuti e le rivendicazioni sono il primo passo per cambiare le leggi”. Camilla Scarpa ha ricordato che la rete Ready nasce per diffondere buone prassi contro la discriminazione e promuovere una cultura del rispetto: “Negli ultimi anni le discriminazioni verso le persone Lgbt sono aumentate, e la destra che strumentalizza questo tema lo fa sulla pelle di queste persone e sulle loro vite. Questa amministrazione – ha concluso – difende i diritti di tutti i suoi cittadini e quindi continuerà ad aderire alla rete Ready”.

Anche Katia Parisi, Modena solidale, ha ricordato che in nessun punto la carta di intenti della rete Ready “aderisce a rivendicazioni in tema di genitorialità. Fa, invece, riferimento a temi importantissimi come ascolto, assistenza psicologica, campagne di sensibilizzazione contro l’omofobia e per il rispetto delle differenze, contrasto al bullismo basato sull’orientamento sessuale. Per questo è uno strumento necessario a cui dobbiamo continuare ad aderire”.

Secondo Luigia Santoro, Lega, “l’adesione alla rete Ready è una scelta ideologica basata su considerazioni prive di fondamento: le leggi contro la discriminazione esistono già e la rete non aggiunge nulla, anche perché gli insegnanti e le famiglie, alle quali spetta l’educazione, sanno fare il loro lavoro. Le attività delle associazioni Lgbt, in nome del dialogo con il Comune conseguente all’adesione, sono propaganda a senso unico e senza contraddittorio e contengono rivendicazioni e forzature ideologiche contro le leggi vigenti con l’intento di legittimare il diritto alla genitorialità quando, invece, l’unico diritto è quello dei figli ad avere un padre e una madre”.

Enrica Manenti, M5s, ha dichiarato che il gruppo condivide il principio di una rete che chiama gli enti locali a combattere contro tutte le discriminazioni, “anche se a Modena non ci risulta siano così esasperate. Vorremmo però verificare le attività svolte per essere certi che tutte le azioni siano state rivolte a combattere le discriminazioni e a far capire a tutti l’importanza della convivenza civile”. La consigliera ha quindi dichiarato l’astensione perché “anche se il protocollo è utile, alcune considerazioni della proponente e dei consiglieri della Lega ci inducono a un atteggiamento di sospensione”.

Per i Verdi, Paola Aime ha affermato che le discriminazioni nei confronti degli omosessuali non sono solo legate alle richieste di genitorialità ma alla loro condizione. “Questo accade anche nella nostra città e per questo è necessaria una maggiore tutela. La genitorialità è un tema ritenuto delicato dagli stessi omosessuali che vi riconoscono elementi di criticità. Ma non è questo il tema dell’adesione a Ready che riguarda invece il contrasto alle discriminazioni e la tutela”.

Intervenendo nella discussione, Elisa Rossini ha ribadito che “la genitorialità per tutti, come quella sostenuta nella mostra fotografica che compare sul sito del Comune, è una rivendicazione anche sana ma da cui un’amministrazione dovrebbe tenersi a distanza: sostenendola, inevitabilmente dà il suo appoggio a pratiche che sono contro la legge. Tutte le altre attività contro la discriminazione menzionate sono tranquillamente realizzabili anche senza aderire alla carta. Sulle discriminazioni la pensiamo nello stesso modo, il problema è l’utilizzo di pratiche che ledono i diritti dei bambini ad avere una famiglia e il diritto delle donne a non essere considerate delle incubatrici”.

L’assessore Andrea Bosi ha replicato che “nell’ordine del giorno si afferma che “gli enti locali non possono, attraverso la loro attività, provare ad aderire a delle linee di pensiero che generino un cambiamento, ma l’unico modo per promuovere i propri diritti è promuovere i diritti degli altri. Seguendo il suo ragionamento, negli Stati Uniti non ci sarebbe stata la sentenza Brown che apriva le scuole ai neri perché la legge non lo prevedeva e, venendo a oggi, la Regione Emilia Romagna, insieme ad altre, non potrebbe tentare di cambiare un principio costituzionale come invece sta facendo”.

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