18/09/2019

SISTEMA DEGLI AFFIDI / 2 – PROFESSIONALITÀ E CONTROLLI

Un équipe formata da assistente sociale, psicologo e diversi professionisti a seconda delle problematicità, per tutelare il minore e favorire il rientro in famiglia

Oltre a quadro normativo e tipologie di affidamento, durante la Commissione consiliare di mercoledì 17 settembre, dedicata al Sistema degli affidi a Modena, tecnici e dirigenti di Servizi sociali del Comune e dell’Azienda Usl hanno illustrato in modo dettagliato il processo che si attiva a fronte di una segnalazione di possibile pregiudizio per il minore.

Il processo di lavoro coinvolge una molteplicità di soggetti (la famiglia, la scuola, i servizi sociali e sanitari, la Procura, talvolta anche forze dell’ordine) e prevede diversi esiti a seconda dei fattori di rischio e di protezione del minore che emergono dalle valutazioni effettuate a più livelli da équipe multi professionali. Del team multidisciplinare fanno sempre parte l'assistente sociale e lo psicologo a cui si aggiungono, a seconda delle problematiche del minore e della famiglia, il neuropsichiatra, l'educatore professionale, lo psichiatra, l'esperto giuridico ed altre figure specialistiche.

Se vengono ravvisate condizioni di rischio, si cerca innanzitutto di condividere con la famiglia un progetto di sostegno alla genitorialità che consenta di mantenere il minore all’interno della famiglia attivando servizi semiresidenziali diurni, interventi educativi, centri di aggregazione giovanile, rete del volontariato, affidamenti part time che consentono al ragazzo di trascorrere alcune ore o giorni in una famiglia affidataria.

Nel caso non sia possibile il mantenimento nella famiglia naturale, per la grave inadeguatezza dei genitori e la necessità di collocare il minore diversamente, si ricorre ad affidi parentali (presso parenti entro il quarto grado adeguati e disponibili a farlo con il sostegno, anche economico, dei servizi sociali) o eterofamiliari temporanei.

L’affidamento eterofamiliare presso una famiglia con caratteristiche morali e idonea formazione viene quindi attivato per accogliere minori che non possono restare nel contesto di origine e non hanno altri parenti adeguati o disponibili. L’affido eterofamiliare è a termine e, solitamente, dura due anni.

Gli affidi eterofamiliari possono avvenire con la condivisione dei genitori naturali o senza; in tal caso la decisione spetta al Tribunale dei minori che decreta, in totale autonomia, le misure di protezione del minore (con un genitore o senza) e di sostegno per la famiglia di origine e il minore stesso. Il Tribunale infatti ascolta direttamente i famigliari e i minori e procede a indagini attraverso i propri organi di Polizia Giudiziaria o incaricando dei periti/consulenti tecnici d'ufficio.

Lo scopo resta comunque quello di attivare interventi di sostegno del nucleo genitoriale naturale, assicurando nel contempo al minore, uno sviluppo psicosociale equilibrato e positivo, con l'aiuto di un'altra famiglia, lavorando affinché il minore possa fare ritorno nel suo nucleo familiare, anche se spesso non è facile.

Sono 125 i minori attualmente in affidamento a famiglie, di cui 51 in affidamento etero familiare temporaneo e 74 sono stati affidati con sentenza definitiva del Tribunale. I minori collocati temporaneamente in Comunità sono invece 51.

L'inserimento in comunità del solo minore è l’opzione residuale a cui si ricorre solo qualora non sia possibile nell’interesse del minore attivare altre soluzioni.

I servizi sociali privilegiano sempre il mantenimento del legame con almeno un genitore attraverso l’inserimento in Comunità insieme a uno dei due genitori o in seconda istanza l’inserimento del minore in un contesto familiare con o senza un genitore.

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