29/05/2020

MODENA ZEROSEI, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Numerosi i consiglieri intervenuti prima dell’approvazione. Il sindaco Muzzarelli: “Rilanciare e rinnovare l’intero sistema educativo”

“Il progetto ‘Modena Zerosei’ sarà uno dei punti più qualificanti e caratterizzanti dell’intero mandato di Governo, a fianco del Pums e del Pug. Ci stiamo ponendo un obiettivo difficilissimo: rilanciare e innovare l’intero sistema educativo e proprio perché siamo Modena, non una città qualunque, la sfida è ancora più alta perché sentiamo tutto il peso della nostra straordinaria storia in materia di nidi, materne e servizi per l’infanzia”.

Così, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 28 maggio, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli è intervenuto sulle Linee di indirizzo per lo sviluppo del sistema integrato dei servizi educativi per l’infanzia illustrate all’assemblea consiliare dall’assessora all’Istruzione Grazia Baracchi. La delibera è stata approvata con il voto a favore di Pd, Verdi e Modena civica (contrari Lega, M5s, Forza Italia, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia e il consigliere Stella di Sinistra per Modena. Non hanno partecipato al voto i consiglieri Scarpa e Trianni di Sinistra per Modena).

“Inizia un percorso nuovo – ha detto il sindaco – che deve essere all’altezza della nostra tradizione, che deve trarne ispirazione, ma non deve avere nostalgie o reticenze. Le famiglie sono cambiate, l’organizzazione del lavoro è cambiata, così come tutta la rete di relazioni sociali della nostra società globale; a questo si aggiunge l’accelerazione impressa dall’emergenza da Covid-19 che non ha risparmiato nessun campo della nostra vita. Nel percorso che “Modena Zerosei” dovrà fare – ha proseguito – ci sta tutto questo: la costruzione di futuro, nuove opportunità, nuovi riferimenti culturali e scientifici, nuove risposte a chi è stato escluso. Le parole d’ordine che ci devono guidare sono qualità e flessibilità. Il Comune non solo manterrà, ma rafforzerà il suo ruolo di fulcro del sistema in termini di scelte strategiche, valore pedagogico e controllo delle regole”.

Aprendo il dibattito Enrica Manenti (Movimento 5 stelle) ha definito “poco comprensibile” la delibera: “Il ragionamento con la città sul progetto Zerosei si sarebbe dovuto fare prima di approvare la delibera e non dopo”. Per la consigliera il progetto nasce evidentemente dalla situazione contingente delle liste d’attesa “ma privatizzare non risolve i problemi reali e si rischia di sviluppare servizi di serie A e di serie B”. Inoltre la Fondazione “finora non è riuscita a dare un valore aggiunto. Ha mantenuto la qualità del servizio ma risparmiando sulla pelle degli operatori”. Per Giovanni Silingardi il passaggio dei nidi a Cresci@mo di fatto “è una privatizzazione. La Fondazione, infatti, è un soggetto di diritto privato anche se totalmente partecipata dal pubblico”. Per il consigliere, il Comune “ha scelto di abdicare al ruolo di erogatore diretto del servizio e l’ha appaltato all’esterno. Era la scelta più semplice, ma certamente non l’unica”. Sul metodo, Silingardi ha sottolineato che sarebbe stato necessario un dibattito preventivo con i consiglieri e con la città, invece “in modo legittimo ma inopportuno”, l’amministrazione ha deciso di “costruire una piramide rovesciata discutendo una delibera di indirizzo dopo aver già fatto una scelta politica con una delibera di giunta”.  

Per Lega Modena, Luigia Santoro ha osservato che fin dalla sua istituzione, due legislature fa, “la Fondazione è stata proposta come unico strumento per salvare posti di lavoro. Nel tempo, vi sono state trasferite sempre più scuole e oggi siamo da capo. La Fondazione – ha proseguito – consente al Comune di derogare alle sue stesse regole per le assunzioni, trattando gli operatori in modo diverso, anche se le retribuzioni non sono tanto distanti. È vero che il Comune la controlla, ma in pratica controlla se stesso”. Per Antonio Baldini la delibera è illegittima “nel merito e nel metodo. Il passaggio in Fondazione dei nidi è stato deciso in giunta, senza i necessari presupposti di urgenza: una decisione per abbattere i costi, che piove dall’alto senza il coinvolgimento di insegnanti e genitori e che il Consiglio dovrebbe solo ratificare. Invece che a una fondazione partecipata solo dal pubblico – ha aggiunto – il Comune dovrebbe superare gli scontri ideologici e pensare a un giusto mix tra pubblico e privato”. Secondo Alberto Bosi, Modena Zerosei “potrebbe essere l’anticamera per rendere obbligatoria la frequenza al nido. E un nido obbligatorio sarebbe in contrasto con la libertà educativa dei genitori che già oggi in Italia è solo sulla carta”. Il consigliere si è quindi augurato che si possa arrivare a un dibattito cittadino “nel quale discutere di educazione e di istruzione da tutti i punti di vista senza preclusioni né ideologie”. Giovanni Bertoldi si è domandato se gli educatori, “i principali protagonisti dei servizi educativi”, siano stati coinvolti nell’elaborazione del progetto, contestando all’amministrazione di “parlare sempre di concertazione e ascolto senza però praticarli”. L’amministrazione avrebbe dovuto tenere in considerazione il fatto di “avere tutti contro in questa scelta, dalle educatrici ai sindacati al mondo politico, e riconsiderare la sua scelta, che è politica e non economica”. Si crea, ha detto, una fondazione “di diritto privato sotto il controllo del sindaco”, ma i servizi “devono essere o pubblici o privati. Le commistioni nascondono sempre insidie”.

Anche per Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) la delibera è “illegittima e sbagliata nel metodo e nel merito perché la Giunta ha già deliberato il trasferimento di due nidi definendo i criteri con la delibera di oggi”. Per la consigliera la strada intrapresa “non è quella giusta: non si fa nulla di innovativo che si adatti all’emergenza Covid e l’unica cosa tangibile è il risparmio dei costi di personale. Sarebbe stato meglio – ha concluso – decidere di esternalizzare davvero, valorizzando realtà private che già operano, e bene, sul territorio”.

Per il Pd, Marco Forghieri ha osservato che, nelle ultime settimane, il dibattito si è soffermato sui temi di natura contrattuale, “ma credo – ha detto – che il tema di interesse per le famiglie siano gli orari flessibili, i sabati, le estati. Con l’ordine del giorno chiediamo, appunto, di utilizzare il Progetto Zerosei per dare risposte alle esigenze dei genitori e fare cose nuove”. Per Vittorio Reggiani, che ha ritenuto “offensivo per gli operatori” dare per scontato che “passando alla Fondazione la qualità del servizio diminuisca”, il Polo 0-6 è “la grande innovazione del progetto: la rete dei servizi diventa una preoccupazione della città e non solo dei servizi”. Modena Zerosei, ha detto Tommaso Fasano, “conferma un concetto fortemente inclusivo di spazio pubblico nel quale le politiche si concretizzano secondo un principio di sussidiarietà. Riconferma, dunque, il ruolo fondamentale del Comune nel dettare gli indirizzi mentre dà valore e include tutti i soggetti, pubblici e privati, che si occupano di infanzia”. Lucia Connola si è soffermata sul percorso pedagogico sottolineando che il progetto conferma e potenzia le politiche per l’infanzia già adottate e intese prima di tutto come “diritto dei bambini e delle bambine a ricevere cure ed educazione adeguate”. “Oggi discutiamo di futuro e di come essere una comunità educante chiamata a fronteggiare i cambiamenti” ha detto Federica Venturelli: “Non disperdiamo il patrimonio storico dei nostri servizi per l’infanzia, con il Modena Zerosei il Comune si pone al centro di un sistema integrato che fa convergere tutte le competenze accettando la sfida di assicurare a tutti standard qualitativi adeguati e controllati, servizi innovativi e posti in più che agevolino soprattutto le famiglie in difficoltà”. Diego Lenzini ha affermato che “l’alternativa al passaggio in Fondazione Cresci@amo sarebbe offrire meno posti e, quindi, dire alla famiglie di tenere a casa i bambini o di iscriverli ai nidi privati pagando di più. Questo – ha proseguito – non è un modo per risparmiare ma per aprire due scuole in più e assumere personale a tempo indeterminato. Stiamo parlando – ha concluso – del rilancio del sistema educativo 0-6 e della voglia di tornare a rivestire il ruolo innovativo in campo educativo che Modena ha sempre avuto”. Con questa scelta, ha detto Antonio Carpentieri, “rafforziamo un servizio integrato che esiste da lustri per rispondere a una domanda quantitativa ma soprattutto qualitativa con l’obiettivo di evitare che si creino servizi di serie A e di serie B, un rischio che è già presente”. Modena Zerosei, secondo il consigliere, rafforza il ruolo del pubblico che detta gli standard e controlla un sistema con il quale i servizi statali e i privati continuano a convenzionarsi.

Secondo Paola Aime (Verdi) la delibera punta a delineare un processo “socio-educativo-culturale che esige qualità e partecipazione”. La consigliera ha evidenziato problemi di metodo (“la fretta ha generato la mancanza di coinvolgimento reale creando tensioni sia nella politica che nella città”) e di merito (“la riflessione sulla gestione dei servizi pubblici dovrebbe smettere di modellare il sistema sul vecchio”), ma “la Fondazione può essere lo strumento per percorrere questa strada di cambiamento”.

Dopo aver ribadito che Sinistra per Modena “è sempre stata contraria a qualunque tipo di esternalizzazione”, Vincenzo Walter Stella ha ricordato le prese di posizione di docenti, genitori, sindacati per affermare che l’Amministrazione “ha difettato nel confronto e non ha affrontato nei tempi e nei modi giusti sia la questione della didattica che quella occupazionale, non considerando nemmeno l’ipotesi di statalizzare i nidi o di rendere strategici i servizi per l’infanzia, cosa che avrebbe consentito di coprire l’intero fabbisogno occupazionale. Inoltre – ha proseguito – la Fondazione potrebbe essere ceduta in blocco o privatizzata”. Camilla Scarpa ha sottolineato che la delibera “rappresenta “il tentativo di inserire un atto di esternalizzazione in una cornice pedagogica che, però, non è sufficiente e non ci convince. Sarebbe servita, invece, prima una discussione ampia, partecipata e inclusiva per costruire un’idea condivisa dei servizi per l’infanzia, ragionando davvero sui modelli gestionali da applicare”. Per la consigliera, inoltre, è “inaccettabile la disparità di trattamento salariale e normativo dei lavoratori. Chiediamo un cambio di rotta – ha concluso – con una discussione il più possibile ampia che parta dal presupposto che non si arretra rispetto all’attuale gestione”.

Per Modena civica, Katia Parisi ha affermato che Modena Zerosei rappresenta “un rilancio dell’azione educativa nella quale il Comune continuerà a esercitare un ruolo di gestione facendo diventare la Fondazione Cresci@mo un luogo di innovazione e sperimentazione”. Per la consigliera la gestione pubblica dei servizi essenziali “è una necessità imprescindibile” che deve però fare i conti con i limiti imposti dalle leggi alle amministrazioni. “L’importante – ha proseguito – è che non si formino disuguaglianze, che il servizio sia efficiente e di qualità, che ci siano più posti e che ci si impegni a creare le condizioni migliori per i lavoratori della Fondazione. E questo il progetto, con il supporto dell’ordine del giorno, lo fa”.

Una decisione su un “indirizzo di lungo termine come Modena Zerosei non doveva essere presa in un periodo in cui il confronto tra le forze politiche e con la città è limitato” ha detto Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia). Il confronto, “se ci sarà, avverrà a cose fatte. La giunta prima ha deciso e poi ha annunciato il confronto”. Per il consigliere, “lo scopo del progetto non è migliorare il sistema ma togliersi un peso cedendolo ai privati e costruendo a posteriori una serie di giustificazioni pedagogiche”. Come forza liberale, ha proseguito, “non siamo contrari alle privatizzazioni ma a questo modo di applicarle, distruggendo un sistema senza la capacità di immaginarne uno migliore, con una modalità che smentisce i principi della trasparenza, di cui vi fate vanto, e del confronto democratico che imporrebbe di discutere una decisione prima di prenderla e non dopo”.

 

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