30/01/2021

“LA NOSTRA COMUNITÀ HA BISOGNO DI TENERE VIVA LA CULTURA”

L’assessore Bortolamasi ha risposto a un’interrogazione della consigliera Rossini su contributi per 89 mila euro a 40 associazioni, aiuti per “uscire da un anno drammatico”

“Abbiamo raddoppiato gli sforzi per tenere vivo il settore della cultura: per non perdere un patrimonio pubblico che a Modena c’è, e che vogliamo mantenere, nella consapevolezza che anche grazie ad esso la nostra città potrà uscire da quest’anno drammatico”. Lo ha detto Andrea Bortolamasi, assessore alla Cultura, rispondendo in Consiglio giovedì 21 gennaio a un’interrogazione della consigliera Elisa Rossini di Fratelli d’Italia - Popolo della Famiglia, sulla delibera di Giunta che ha raddoppiato i contributi, per complessivi 89 mila euro, alle 40 associazioni culturali modenesi che avevano già partecipato a un precedente bando.

Ai quesiti posti dalla consigliera sull’iscrizione dei beneficiari all'Elenco comunale delle forme associative, e su quando e se l’Amministrazione intenda adeguare al Codice del Terzo settore i propri Regolamenti relativi alla concessione di contributi e al rapporto con le associazioni, l’assessore ha chiarito che il Comune può destinare contributi alle associazioni indipendentemente dalla loro iscrizione all'Elenco (che ha una funzione essenzialmente ricognitoria), e che il Codice del Terzo Settore, peraltro non ancora pienamente operante, non impedisce di destinare contributi a sostegno di attività realizzate in piena autonomia dalle associazioni.

Rossini chiedeva, inoltre, “per quale motivo si è deciso di impegnare denaro pubblico per garantire sostentamento alle associazioni in un momento in cui famiglie e imprese sono in grandissima difficoltà a causa della pesante crisi economica conseguente all’emergenza epidemica e avrebbero dunque necessità di vedere su di loro concentrate tutte le risorse disponibili”. Bortolamasi si è soffermato sul punto affermando: “credo rappresenti il non-detto alla base dell’interrogazione e rimarchi, se ce ne fosse ancora bisogno, la distanza tra due idee, diverse, di società, di città. E cosa sono le associazioni culturali se non famiglie e imprese? Cosa sono gli uomini e le donne, che hanno deciso di costruirsi un percorso di vita e lavoro, nella cultura?”.

Il settore cultura, ha sottolineato l’assessore, è un comparto produttivo che significa anche lavoro e mai come in questo momento ha dimostrato la sua estrema fragilità, con la pandemia che ha cancellato spettacoli dal vivo, incontri culturali in presenza e ogni possibile rassegna, mostra o iniziativa live per la maggior parte del 2020. Con la conseguenza che le associazioni culturali di rilevanza locale sono in gravissime difficoltà economiche: non solo per la mancanza di incassi da biglietti o da iscrizioni a corsi, ma anche per l'impossibilità di partecipare a bandi di finanziamento che richiedono di rendicontare le produzioni effettivamente veicolate al pubblico o di far circuitare le proprie produzioni.

Quanto al quesito posto dalla consigliera sul perché non fossero indicati nelle delibere bisogni specifici e definiti come previsto dal decreto legislativo per il coinvolgimento degli enti del terzo settore da parte delle amministrazioni pubbliche, Bortolamasi ha risposto che si deve definire cosa si intende per bisogni sociali. “La cultura per noi – ha detto l’assessore – è un bene comune che sta alla base dello stare bene, dello stare insieme, che costituisce un fondamento della comunità. Teatri, sale prove, circoli culturali sono molto diffusi a Modena, e stanno pagando un prezzo altissimo: compito del Comune è preservarli e tutelarli. Le associazioni di non professionisti e professionisti – ha proseguito - svolgono un ruolo importantissimo diffondendo e arricchendo il nostro patrimonio culturale che si esprime in musica, teatro, letteratura, arti visive, cinema. Alla domanda di definire quali bisogni si soddisfano utilizzando denaro pubblico per la cultura – ha concluso Bortolamasi -rispondo che si soddisfano bisogni primari della nostra società, che afferiscono a quella sfera di relazioni, socialità, incontro che rappresenta la base di ogni comunità”.

Dichiarandosi non soddisfatta, la consigliera Rossini ha ribattuto che l’interrogazione era diretta a capire “perché non si sono seguiti percorsi di coprogettazione e sono stati dati contributi a fondo perduto. Siamo d’accordo sull’importanza della cultura, ma il Comune ha deciso di aiutare queste associazioni in modo difforme rispetto alle indicazioni della normativa del terzo settore, in base alla quale l’amministrazione coinvolge le associazioni in un suo progetto, non eroga semplicemente contributi. Se, invece, vogliamo dare contributi a fondo perduto – ha concluso Rossini - allora diamoli anche a tutte le associazioni che si occupano di cura delle persone, per una questione di equità: ci sono altri settori e altre famiglie che stanno soffrendo”.

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