19/01/2021

UNIVERSITÀ, IN CONSIGLIO DIBATTITO SU CAMPUS E ATENEO DIFFUSO

Non passa l’ordine del giorno della Lega. A confronto l’idea di un nuovo campus “attrattivo e prestigioso” e il “policentrismo dei luoghi universitari” in dialogo con la città

È nato da un ordine del giorno proposto da Lega Modena, poi respinto dal Consiglio comunale, il dibattito che, nella seduta di giovedì 14 gennaio, ha visto confrontarsi l’idea di un progetto per realizzare un campus universitario modenese, sostenuta dai proponenti l’odg (con Lega anche Forza Italia e Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia), e quella di ateneo diffuso, condivisa dai gruppi di maggioranza, che hanno rilevato come Unimore non fosse stata coinvolta nell’elaborazione della proposta del campus.

L’ordine del giorno, presentato da Stefano Prampolini, ha ottenuto il voto a favore dei proponenti. Contrari i gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Verdi, Modena civica) mentre si è astenuto il Movimento 5 stelle.

Nel presentare la mozione, il consigliere Prampolini ha detto che un campus universitario, realizzato sul modello di città come Milano e Torino, “porterebbe alla città e all’università una maggiore attrattività e un aumento di studenti, con ricadute economiche positive”, ricordando che sul territorio comunale sono presenti “aree scarsamente utilizzate idonee per la realizzazione di un campus da integrare con impianti sportivi”. L’ordine del giorno invitava, quindi, il Comune a studiare un progetto di campus universitario da proporre agli organismi competenti, insieme a Unimore e alle associazioni imprenditoriali, e da candidare al Recovery Fund, considerando però che “qualora non fosse possibile accedere ai fondi europei, Modena e le sue istituzioni hanno la forza economica necessaria per attuare ugualmente il progetto”.

A sostegno della proposta, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) per la quale l’ordine del giorno “dà una visione di futuro di cui i nostri ragazzi hanno bisogno, specialmente ora”. Il campus, inoltre, risponderebbe a una “necessità che Modena aveva già prima della pandemia e che ora si è fatta più forte, perché tutti ci siamo resi conto di quanto i luoghi accoglienti siano importanti per l’apprendimento, la socialità e lo scambio”. D’accordo anche Giovanni Bertoldi (Lega) che ha definito “rivoluzionaria” l’idea del campus: “Un progetto che darebbe prestigio a Unimore, per noi, infatti, è necessario investire sulla formazione di altissimo livello, diventando attrattivi per le eccellenze straniere”.

Pur condividendo l’importanza di una discussione sul tema, Federica Venturelli (Pd) ha contestato sia il metodo (“si chiede al Comune di agire per conto dell’Università e senza specificare in quali aree potrebbe sorgere il campus”), sia il merito ricordando che esiste già un patto sottoscritto da Comune e Unimore che prevede una serie di azioni per far crescere l’Ateneo modenese che, comunque, anche nel corso dell’emergenza ha incrementato il numero di iscritti. Per la consigliera sarebbe più opportuno “concentrare gli sforzi per realizzare quanto già contenuto nell’accordo quadro che prevede un policentrismo dei luoghi di studio e di cultura all’interno del contesto cittadino, e lo stesso vale per gli alloggi studenteschi, da realizzare negli immobili inutilizzati già presenti in centro, come in via Bonacorsa. Mentre è previsto un grosso investimento per la riqualificazione e l’ampliamento del campus, già esistente, di via Campi”. Per Marco Forghieri (Pd) per molti studenti “è più semplice fruire di una università diffusa e per questo dobbiamo cercare di rendere più fruibile e attrattivo quello che già abbiamo, senza dimenticare che un ateneo inserito in città, oltre a dare un servizio, riceve a sua volta input dal territorio”.

Anche secondo Camilla Scarpa (Sinistra per Modena), pur essendo “affascinante”, l’idea di un campus va in direzione contraria a quanto fatto in questi anni: “Nel metodo, non si prevede un dialogo con Unimore, il territorio e gli altri soggetti coinvolti. Nel merito: la ricchezza di Unimore è essere diffusa in più sedi, in dialogo con la città, e spostarne il cuore in un luogo specifico non sarebbe una cosa positiva. Piuttosto – ha aggiunto – bisognerebbe investire nei servizi per agevolare gli studenti e consentire loro di fruire delle opportunità offerte dal nostro ateneo”.

Secondo Enrica Manenti (M5s) è vero che i grandi campus sono validi, “ma non è detto che siano il modo più adeguato per migliorare i servizi di Unimore, anche perché a Modena abbiamo una tradizione diversa che è, appunto, quella dell’università diffusa. Nell’ottica di una città a passo d’uomo è però fondamentale la scelta di un ateneo distribuito, in parallelo con i servizi per gli studenti”.

E Paola Aime (Verdi) si è detta d’accordo con la “disseminazione della funzione universitaria. In questo contesto – ha aggiunto – potrebbe rientrare anche la realizzazione di una biblioteca universitaria al parco Ferrari: il mix tra cultura e ambiente è, infatti, interessante e positivo”.

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