Incentivare la mobilità sostenibile, accelerando i tempi di realizzazione delle piste ciclabili cittadine e di collegamento con le frazioni, rispetto a quanto già previsto dal Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums), e dando priorità all’attuazione delle “zone 30” in area urbana per garantire la sicurezza di ciclisti e pedoni e scoraggiare l’utilizzo dell’auto per percorsi molto brevi. Sono questi i due principali inviti all’Amministrazione contenuti nell’ordine del giorno sulla mobilità dolce approvato dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 17 novembre su proposta della consigliera Paola Aime (Europa Verde-Verdi). L’ordine del giorno ha ottenuto il voto a favore anche di Pd, Sinistra per Modena e Modena civica; contrari Lega Modena e Fratelli d’Italia; astenuto il Movimento 5 stelle. Sull’ordine del giorno, la capogruppo di Fratelli d’Italia Elisa Rossini aveva presentato due emendamenti (sottoscritti anche da Lega Modena, Forza Italia, Modena sociale, Alternativa popolare), respinti dall’assemblea, che chiedevano di valutare l’estensione delle “zone 30” per evitare il rischio di congestionare il traffico, anche alla luce delle prescrizioni del Codice della strada che prevedono un limite di 50 km/h in area urbana.
Nella stessa seduta è stato respinto anche l’ordine del giorno proposto da Enrica Manenti (Movimento 5 stelle) per la tutela di pedoni, ciclisti e utenza fragile che chiedeva di porre la massima attenzione nell’eliminare i punti critici per la ciclabilità, di sperimentare il sistema del doppio rosso a tutela dei ciclisti, di aggiornare il cronoprogramma delle zone quiete intorno alle scuole e delle zone 30, accorciando i tempi di realizzazione, di affiancare a moral suasion, dissuasori e segnaletica anche controlli intensi e sanzioni. “Una proposta – ha sottolineato Manenti – che rientra nelle strategie del Pums che chiediamo solo di accelerare anche a seguito degli incidenti accaduti a Modena”. Il documento è stato respinto con il voto contrario di lega e Forza Italia e l’astensione di Pd, Sinistra per Modena, Verdi, Modena civica (motivata con la valutazione troppo negativa di quanto già realizzato contenuta nelle premesse del documento). Respinti anche dall’assemblea, i tre emendamenti presentati da Rossini (e sottoscritti da Gruppo indipendente per Modena, Lega Modena, Forza Italia, Alternativa popolare, Modena sociale) che chiedevano una commissione consiliare per aggiornare sul cronoprogramma delle zone quiete e zone 30, e di togliere il riferimento alle sanzioni, “già previste dal Codice della strada”.
L’ordine del giorno proposto dalla consigliera Aime, che ha sottolineato la necessità “di andare tutti più adagio, perché questo cambia la relazione tra automobilista, pedone e ciclista e garantisce più sicurezza e pari dignità per tutti”, mette l’accento, in particolare, sulle azioni da realizzare in coerenza con quanto previsto dal Pums per quanto riguarda, soprattutto, la sicurezza dei ciclisti con interventi che aumentino la visibilità delle piste (come la colorazione rossa, segnaletica molto visibile, case avanzate) e rendano più sicura l’uscita delle vetture dai parcheggi che affiancano piste e corsie ciclabili. Invita, inoltre, a incentivare l’utilizzo della bicicletta, in particolare nei tragitti casa-scuola e casa-lavoro, anche con campagne di promozione, a proseguire nella realizzazione delle zone quiete e nella pedonalizzazione del centro storico prevista dal Pums, a consolidare i controlli della Polizia locale in particolare sulla velocità e sul rispetto delle zone 30.
Aprendo il dibattito per Lega Modena, Giovanni Bertoldi ha detto che le zone 30 “generalizzate sono contrarie al Codice della strada oltre ad aumentare l’inquinamento, creando congestioni nel traffico, e a far perdere tempo alle persone. Le zone 30 – ha aggiunto – devono essere riservate al centro storico, alle strade in prossimità delle scuole, a determinate aree residenziali”. Barbara Moretti ha affermato che a Modena “manca ancora una cultura della bici e le promesse del Pums non sono state realizzate: le ciclabili non sono collegate e, per parcheggiare, in molti punti le auto devono attraversarle, con grave rischio per i ciclisti, manca la segnaletica. Non limitiamoci a tracciare linee gialle, connettiamo l’esistente”. Stefano Prampolini ha ricordato il gran numero di comportamenti scorretti che tutti adottano, che siano pedoni, ciclisti o automobilisti, “dovuti a disattenzioni, errori o anche vere e proprie violazioni volontarie”, per affermare che “manca il controllo sulle strade da parte della Polizia locale, la presenza dei vigili non si vede e questo aumenta i comportamenti scorretti”.
Diego Lenzini (Pd) è intervenuto sulle zone 30 affermando che “il senso è togliere il traffico di attraversamento dalle aree residenziali: la città sarà tutta a trenta, resteranno a 50 km/h le strade sulle quali far defluire il traffico. La mobilità dolce dovrà avere la precedenza nel disegno delle strade, diminuendo anche i parcheggi, con l’obiettivo di farà sì che l’auto non sia più il mezzo principale con cui ci si sposta. La politica ha il compito di accompagnare i cittadini in questo percorso e su questo forse dobbiamo lavorare ancora”.
Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) ha affermato che quella che oggi si definisce “mobilità dolce” è la mobilità del futuro. “Dobbiamo cominciare a intendere la strada come uno spazio comune a tutti i fruitori, pedoni, ciclisti e automobilisti, in cui l’ottica non deve essere quella per cui i più deboli si adeguano, ma quella per cui tutti hanno pari dignità. In questa direzione vanno anche le proposte di miglioramento del Pums che abbiamo fatto”. Per Andrea Giordani l’obiettivo dell’ordine del giorno era “chiedere di accelerare nella realizzazione di cose che sono importanti per il benessere dei cittadini. Soprattutto per i ciclisti, a Modena le condizioni sono ancora molto difficili, mentre le auto hanno sempre la precedenza”.
Sottolineando che “gli emendamenti non stravolgono il senso delle mozioni”, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia) ha affermato di condividere i dispositivi ma di non comprendere “perché si chiede di accelerare rispetto al Pums, con il rischio di intervenire in modo scoordinato, facendo più danni che altro”.
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