15/12/2000

""SIGNOR MINISTRO, L'ITALIA HA PERSO UN'OCCASIONE""

" Dopo la rinuncia di Gehry al progetto di porta S.Agostino il sindaco Barbolini scrive al ministro Melandri: "Se continua così altri diranno addio all'Italia""
""Con la rinuncia di Gehry è l'Italia d aver perso una occasione ed a fare una figura piuttosto misera". E' uno dei passaggi della lettera che il Sindaco di Modena Giuliano Barbolini ha inviato oggi al Ministro per i beni ambientali e culturali Giovanna Melandri, alla luce dell'indisponibilità annunciata dall'architetto Frank O. Gehry a proseguire nella progettazione della Porta S. Agostino a Modena. L'indisponibilità di Ghery deriva dal parere espresso dal Comitato di settore dello stesso Ministero sul suo progetto. Ecco il testo integrale della lettera inviata al Ministro: "Come Sindaco e come rappresentante di questa città è con un senso di profonda delusione che le scrivo in relazione all'epilogo della vicenda legata al progetto di Frank O. Gehry per Porta Sant'Agostino. L'architetto americano, letto il parere del Comitato di Settore del suo Ministero ci ha infatti comunicato che non ritiene di poter procedere oltre nella progettazione ritenendo (e mi pare davvero difficile dargli torto) che "le opinioni del comitato non forniscono né indicazioni concrete, né parametri entro i quali lavorare in maniera costruttiva". Di fronte a questa rinuncia da parte di uno dei protagonisti dell'architettura mondiale, credo sia evidente che è l'Italia, e non solo Modena, ad aver perso una grande occasione e ad aver fatto una figura piuttosto misera, specie per un paese che invece ambisce (avendone pieno titolo) ad essere un protagonista sulla scena della cultura e dell'arte di questi anni. E' partendo da questa considerazione che mi rivolgo a lei, signora Ministro, con alcune considerazioni e domande che non vorrei rimanessero, ancora una volta, senza risposta. L'intervento progettato da Frank O. Gehry e' una suggestiva proposta di trasformazione della piazza in uno spazio multimediale grazie all'inserimento (in un luogo rimasto senza forma per l'abbattimento della vecchia porta) di due leggere ed eleganti torri metalliche, uno schermo riavvolgibile ed un "chiosco informativo". Si tratta di un intervento innovativo di promozione culturale, anche a supporto del lavoro dei prestigiosi Istituti culturali statali di Palazzo dei Musei, che però non si farà perché il Suo Ministero l'ha giudicato inaccettabile, dapprima (era il luglio '99) col diniego del Sovrintendente Elio Garzillo, che definì il progetto "non fondato su alcuna necessità" in un contesto storico intangibile, e quindi col parere espresso dal Comitato di Settore (novembre 2000), che ha giudicato il progetto troppo effimero e da rielaborare, magari realizzando una nuova, vera porta dove prima esistevano quelle antiche. Il Comitato di Settore, in effetti, ha sì "corretto" la posizione di principio del Sovrintendente, e tuttavia, come rileva lo stesso Frank O. Gehry, suggerisce rielaborazioni progettuali con riferimenti difficilmente comprensibili o in palese contrasto, ad esempio, con la conservazione delle fondazioni della porta settecentesca, vincolo assurdo, più volte contestato e tuttavia esistente in quanto imposto proprio dai suoi uffici. Ma non voglio più di tanto addentrarmi nella ricostruzione di una vicenda che si è trascinata per mesi e mesi (e debbo ritenere che lei conosca e condivida il parere del Comitato). E già in queste lunghe attese - il progetto nacque nel 1997, nel quadro delle celebrazioni per Modena capitale estense - sta uno dei motivi su cui vorrei attirare la sua riflessione, come Sindaco di una città che ha cercato di promuovere un progetto dalle caratteristiche innovative. Ma alla fine questa città si è vista sottrarre ogni decisione e lo stesso ruolo di committenza che non può invece non essere in capo a un organo eletto dai cittadini, in un gioco di rimandi e di pareri in cui, da esponenti del suo stesso Ministero ci è stato detto dapprima che serviva un progetto effimero, salvo poi scoprire che il progetto stesso non andava bene proprio perché troppo effimero. E ciò, in tempi in cui tanto si parla di federalismo, appare davvero una beffa. Che esistano orientamenti culturali diversi, specie in materia di interventi all'interno dei centri storici, mi pare un fatto naturale e comprensibile; che opere e progetti di personaggi del calibro di Gehry suscitino opinioni anche contrastanti lo trovo del tutto normale. Il dibattito su queste cose è il benvenuto. Ma ben altro è arrivare al punto che questi progetti non possano essere realizzati e che magari importanti architetti e artisti contemporanei decidano che in Italia è meglio non lavorare. Questo mi pare un problema sul quale sarebbe importante sentire da parte sua una parola che non dico possa convincere Frank O. Gehry a recedere dalle sue intenzioni, ma per lo meno far sì che ciò non debba ripetersi in futuro, a Modena o altrove. Perché una cosa è certa: in questo perverso "gioco dell'oca" di rimpalli e obliqui pronunciamenti è sempre possibile cadere nella casella che rimanda al punto di partenza. Con buona pace delle risorse profuse, della partecipazione delusa, della creatività mortificata. Mi permetto in questo senso di ritornare a sottolineare la motivazione, prodotta con un discutibile senso del limite delle proprie competenze, con cui l'arch. Elio Garzillo ha parlato (anzi l'ha scritto) di inutilità dell'opera, come se l'ago e il filo di Claes Oldenburg posti quest'anno in piazza Cadorna a Milano ricucissero materialmente una città ferita, o come se, fatte le dovute proporzioni, il Loggiato di San Pietro fosse stato costruito per riparare i fedeli dalla pioggia. Forse è l'amarezza del momento, ma non crediamo che si possa parlare di un corretto o fisiologico esercizio della tutela da parte del Suo Ministero, né crediamo che quanto avvenuto possa essere considerato un semplice "incidente", magari ascrivibile all'aver avuto in sorte come interlocutore un Sovrintendente piuttosto che un altro. La vicenda infatti, se considerata nel suo paradossale svolgimento, rischia purtroppo di essere esemplare di quanto Cultura e Democrazia possano patire per pratiche caratterizzate da autoreferenzialità o da una concezione del delicatissimo tema della tutela del patrimonio artistico, in termini di separatezza tra Stato centrale ed enti locali cui fa comunque capo la programmazione e la committenza degli interventi. Su questo versante credo occorra tempestivamente individuare modalità innovative e più partecipate di relazione. E' per questo che restiamo in attesa di un suo parere. Che Gehry abbia rinunciato a questo progetto a noi dispiace profondamente. Siamo convinti che questo sia anche il Suo sentire". "

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