02/07/2001

META, VIA LIBERA DAL CONSIGLIO AL PERCORSO VERSO LA BORSA

La delibera di indirizzo approvata a maggioranza da Ds, I Democratici, Udeur Il Polo, per protesta abbandona l'aula
Meta sempre più verso la borsa. La delibera di indirizzo sia per l'avvio dei primi percorsi d'ingresso di capitali privati che per quotazione a Piazza affari è stata approvata ieri dal Consiglio con il voto favorevole dei gruppi della maggioranza, dai Ds, ai Democratici e all'Udeur. Contrari, Rifondazione comunista e Modena a Colori. Fortemente negativo il giudizio del Polo che, dopo una dichiarazione di Vittorio Corsini, proposta per conto di tutti i consiglieri di Fi, An e Ccd ha abbandonato l'aula per protesta contro la mancanza di trasparenza e di spazi reali per un confronto di merito. Come ha ricordato il sindaco Giuliano Barbolini, la parziale privatizzazione disegnata dalla delibera di indirizzo prevede una offerta globale di azionidi Meta Spa da collocare in borsa per una quota intorno al 30% del capitale sociale. Un ulteriore 10% sarà collocato, invece, mediante una procedura di gara rivolto ad uno o più partner strategici. Ad aprire la lunga serie degli interventi che per oltre due ore hanno animato il dibattito, è stato Francesco Frieri, capogruppo di Rc. Forte anche di un emendamento alla delibera con il quale chiedeva, sì, una collocazione in borsa, ma protetta da forti garanzie per il pubblico, l'esponente di Rifondazione comunista ha analizzato l'intero impianto della delibera di indirizzo. Pur non negando la nostra contrarietà ad ogni operazione di privatizzazione di servizi a rilevanza pubblica, crediamo che la strada della borsa, in un quadro di permanenza pubblica garantita da una solida maggioranza, possa essere sperimentata. La strada dell'azionariato diffuso ci pare la più idonea così come crediamo - ha concluso Frieri - sia altrettanto importante garantire a tutte le maestranze le migliori condizioni per lo sviluppo e il riconoscimento delle loro professionalità. Una dichiarazione quella di Frieri chiaramente orientata all'astensione poi trasformata in voto contrario per l'indisponibiklità della maggioranza ad accogliere l'emendamento proposto. Durissime le critiche, poi seguite da una uscita in blocco dall'aula da parte di tutti i colleghi del Polo, di Vittorio Corsini. Siamo stati tenuti all'oscuro degli indirizzi e delle decisioni relative a questo processo. Siamo stati di fatto chiamati a ratificare delibere senza alcuna preventiva informazione. E' un modo di governare degno di ben altre medievali realtà, che porta allo svilimento dell'Istituzione consiglio. Entrando nel merito delle linee di indirizzo, Corsini ha stigmatizzato il disinvolto utilizzo da parte del Comune degli utili per anni prodotti da Meta, il tutto al solo scopo di coprire le pesanti carenze dei bilanci municipali. Colpisce poi l'assoluta mancanza di un piano industriale capace di rilanciare la società. Rilancio più che mai necessario visto che solo due anni fa la valorizzazione Meta era stimata intorno ai 1000 miliardi contro i 500-600 di oggi. Sull'ingresso di privati Corsini non ha escluso questa ipotesi, l'unica probabilmente capace di assicurare qualche controllo oggi del tutto impossibile. Non meno negativo è stato il giudizio di Paolo Ballestrazzi. L'esponente di Modena a Colori, dopo aver fortemente criticato tutta la concezione dei rapporti con gli altri proprietari minori che la delibera relega a meri spettatori, è entrato nel merito del percorso scelto dalla Giunta verso la borsa. L'intero impianto sembra voler perseguire due obiettivi: quello di fare un po' cassa per il Comune da reinvestire in attività istituzionali insieme a quello di dare risorse a Meta, anche per rimpinguarla dopo le numerose incursioni corsare. Per restare solo su quest'ultimo punto, ma di quanto aumento di capitale ha bisogno Meta, per quale progetto industriale'. Di tutto questo non c'è traccia nella delibera di indirizzi. Si dice poi che una quota pari al 10% del capitale sociale viene riservata ad uno o più partner strategici. In cambio di tutto ciò, dopo aver per altro pagato anche un sovraprezzo e aver accettato di non cedere le quote per tre anni, si dice che si potrà riconoscere la possibilità di avere una rappresentanza in Consiglio di amministrazione. Ma non vi pare, ha concluso Ballestrazzi, si rasenti il grottesco'. Ma chi mai sarà disponibile a sborsare soldi senza avere certezze se non quella di finire in un sistema totalmente controllato da altri. Per Antonio Finelli (Ds), Meta è una signora impresa, la più grande società di servizi a rete. Forse anche in tutto questo sta la voglia di Meta che da più parti da mesi si legge direttamente e indirettamente in tanti atteggiamenti e pronunciamenti di soggetti pubblici e privati. Assieme a questo però, serve un confronto serio. La partita di Meta, la sua andata in borsa sono progetti fondamentali, molto impegnativi per un Consiglio comunale che deve delineare gli indirizzi. Sono atti di responsabilità politica che solo praticando una discussione vera si possono cogliere tutte le potenzialità. Il polo, invece, ha scelto di disertarla. Nel merito della scelta di andare in borsa con un gruppo di imprese che accompagnano questo cammino come investitori e non come speculatori, Finelli è stato esplicito. E' la strada giusta, ha detto, così come ritengo giusta la decisione di di fare dei modenesi e dei dipendenti della società un altro nucleo proprietario forte può rappresentare un segno di radicamento sul territorio che considero un vero e proprio valore aggiunto. Giorgio Pighi, capogruppo di Ds, dopo aver lamentato una scarsa attenzione da molti banchi delle minoranze aio fatti macroeconomici di Meta, fatti di conferimenti, stati patrimoniali, regimi fiscali, ha analizzato il dibattito che intorno a Meta si è sviluppato in questi mesi. Tra mille posizioni c'è una vecchia idea, dura a morire, di un pubblico che non deve intervenire con strumenti di natura economica nemmeno davanti al palese interesse dei cittadini. Non credo debba essere così. Occorre che la collettività sia consapevole che il pubblico è in grado di rimanere all'interno dell'economia ma ad un'unica condizione: che faccia cose pubbliche, che miri all'interesse dei cittadini, che realizzi un benessere diffuso ed in particolare in settori dove il privato non potrebbe essere così attento. Questo, mi pare - ha concluso Pighi - poteva e doveva essere a nostro avviso il centro del confronto. Noi non ci siamo sottratti a questo dovere di proposta. Anche per questo chiediamo a tutti di partecipare a questo progetto, a questa opportunità per l'intera città. Ci sembra di vivere una sorta di politica degli annunci, ha detto Gianni Ricci (Modena a Colori). Sarebbe utile a tutti e per tutti sapere con chiarezza e esattezza quello che si vuole fare indicando riferimenti quantitativi e qualitativi precisi. Solo in questo modo il confronto può essere produttivo e soprattutto può fissare dati e traguardi da raggiungere su cui poi poter esprimere giudizi e responsabilità in fase di verifica. Per Antonio Maienza (Udeur), l'azienda Meta sta vivendo un momento di trasformazione molto importante. Da una gestione sostanzialmente centralistica passerà ad una amministrazione moderna ed al passo con i tempi. In questa difficile fase ho apprezzato l'umiltà della governance aziendale pronta a spendersi per una soluzione innovativa dotandosi di un amministratore delegato all'altezza del percorso in atto verso la borsa. E proprio alla entrata in borsa, Maienza ha dedicato la chiusura del suo intervento. E' una operazione che deve avvenire nel rispetto delle azioni dei soci. Dobbiamo cercare di salvaguardare il valore nominale pionendo particolare attenzione all'azionariato diffuso, da proteggere da manovre finanziarie speculative tipicamente di borsa. Si può anche votare contro alòl'intera delibera di indirizzo , ha esordito Masasimo Mezzetti (Ds), ma non partecipare al dibattito lo reputo grave. Riferendosi in particolare alla decisione del Polo di lasciare l'aula, il segretario dei Ds modenesi non ha nascosto la sua preoccupazione. E' un elemento inquinante del dibattito che ha impedito di poterci confrontare. Poi si dice che la maggioranza non ha permesso di entrare nel merito delle delibere. Sulla scelta di andare in borsa, Mezzetti ha ricordato che tale obiettivo deve essere vissuto come una opportunità e non come un fine. La borsa , dunque, deve essere vissuta come valore aggiunto in un processo strategico capace di trovare sinergie anche con le altre aziende pubbliche multiutility modenesi. Infine, Giandomenico Glorioso, capogruppo dei Democratici, ha caldeggiato un percorso verso il mercato e la borsa capace di promuovere prima di tutto un azionariato diffuso. Glorioso ha poi respinto ogni accusa di mancanza di programmazione, di scarsa trasparenza e di chiusura al confronto mossa da diversi esponenti delle minoranze. Voglio ricordare - ha detto - che la scelta di andare verso l'ingresso di capitali privati conservando al pubblico comunque il controllo dell'azienda, così come la scelta di avviare le procedure di approdo in borsa con un 30/40% del capitale erano presenti e votate dopo un lungo dibattito già nel programma di legislatura di due anni fa. Come si possa sostenere ragioni di scarso coinvolgimento mi risulta francamente incomprensibile.

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