21/09/2001

MODENA, RALLENTA L'OCCUPAZIONE

Si interrompe anche il trend positivo del tasso di disoccupazione Tutti i dati della 2a Lettera sull'occupazione del Comune di Modena
" E' in forte rallentamento la dinamica occupazionale cittadina. Lo rivela la seconda lettera sull'occupazione 2001 diffusa in questi giorni dell'assessorato alle politiche economiche del Comune di Modena. In aprile - ultimi dati utili di riferimento - l'occupazione registra un preoccupante -2,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, anche se va aggiunto subito che proprio nella primavera del 2000 erano stati registrati indici record di crescita. Complessivamente gli occupati sono poco meno di 79.500 con una flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno di 2.100 unità, in gran parte riconducibili ai primi otto mesi. A Modena, nel primo trimestre dell'anno, la produzione industriale in provincia registra una riduzione del 2,9% sull'ultimo trimestre 2000, sulla quale pesa molto la diminuzione delle percentuali di ordinativi derivanti dai mercati esteri. E' infatti l'occupazione nell'industria manifatturiera a registrare la perdita occupazionale più consistente, in particolare nei comparti della ceramica, dei mezzi di trasporto e della metalmeccanica. L'occupazione dipendente nell'industria manifatturiera registra una contrazione dell'11%, contro un +0,7% a livello nazionale. Il rallentamento del ciclo economico internazionale ha prodotto una contrazione della domanda di beni di consumo estera che colpisce particolarmente la nostra area, data l'elevata percentuale di produzione per l'esportazione. La perdita occupazionale nel confronto anno su anno tocca, sia pure in misura diversa, tutti i settori: -4% per l'industria, -4,9% per il commercio e -1,6% le altre attività dei servizi. Nel settore industriale a farne maggiormente le spese sono i lavoratori dipendenti (-6,4%), nel terziario invece la riduzione riguarda esclusivamente gli indipendenti. Anche a livello nazionale, la rilevazione ISTAT sulle forze di lavoro di aprile 2001 segnala un rallentamento dell'occupazione, in lieve calo rispetto al dato di gennaio (-0,1%). Sui dodici mesi, però il risultato rimane alquanto positivo (+2,1%). Tuttavia, le regioni del Nord-Est segnalano una crescita molto più contenuta (+1,4%), dovuta all'andamento negativo dell'occupazione industriale. Anche l'andamento dell'occupazione di Modena segue quello del Nord-est mostrando un picco nella seconda metà del 2000 e un rallentamento nei primi mesi 2001, che riporta il mercato del lavoro ai livelli del 1999. Sono in peggioramento di conseguenza a Modena anche i principali indicatori del mercato del lavoro, con un aumento nel tasso di disoccupazione, passato dal 3,9% dell'aprile 2000 (uno dei più bassi registrati negli ultimi anni) al 5,1% di aprile 2001. A livello nazionale, invece, è sceso dal 10,8% al 9,6%, grazie soprattutto alla riduzione fatta segnare dalle regioni del sud. Andamento analogo alla situazione modenese si riscontra nelle regioni del nord-est, nelle quali il tasso di disoccupazione, in leggera crescita, è pari al 4%. Sul peggioramento del tasso di disoccupazione modenese influisce molto l'aumento della disoccupazione giovanile (+6,3%) e femminile (+2,3%), "segmenti deboli" del mercato del lavoro, più esposti a rischi di precarizzazione e quindi i primi ad essere espulsi dal mercato del lavoro. Infatti dalla nostra indagine ad aprile risulta in aumento l'incidenza dei lavoratori a tempo indeterminato sul totale degli occupati e una diminuzione dei rapporti di lavoro a termine. Così pure risulta più colpito il lavoro autonomo (-5,1%) piuttosto che il lavoro dipendente (-1,2%). Il tasso di disoccupazione maggiore è a carico degli uomini nella fascia d'età 15-24. La perdita di occupati è dovuta prevalentemente alla situazione di stallo della produzione industriale, infatti da aprile 2000 ad aprile 2001 è quasi dimezzato il numero di giovani occupati in questo settore. L'elevato tasso di disoccupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni, legato all'andamento negativo delle attività dei servizi e commerciali, si giustifica, in parte, con un incremento del loro tasso di attività: il sensibile aumento dei tassi di occupazione femminili nei periodi precedenti e la maggiore disponibilità di nuove forme di lavoro più compatibili con gli impegni familiari può aver attratto offerta di lavoro femminile che il mercato non è riuscito ad assorbire. "

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